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ESCLUSIVA – Muro: ”Mariano Keller, che esperienza. Al Napoli ho fatto bene ma le ”malelingue”…”

"L'allontanamento mi ha deluso molto. Ogni anno mi era prospettata l'ipotesi Primavera ma poi arrivava sempre qualche altro allenatore"

Siamo quasi a giugno ma l’entusiasmo è quello di sempre. Ciro Muro sta aiutando la Juniores della Mariano Keller, impegnata nei play-off, e al “Nuova Audax” di Casoria si sofferma con la grinta di sempre sulla crescita dei giovani della Mariano Keller. A fine seduta dà ancora spettacolo con punizioni e cross precisi, la classe non è acqua e il talento di un tempo resta una risorsa ancora disponibile. Tra una punizione dal limite e una giocata d’alta scuola, l’abbiamo intervistato in esclusiva per fare un bilancio sull’avventura vissuta in serie D con la Mariano Keller con un occhio sempre al Napoli e al suo settore giovanile tra passato e presente.

Siamo a fine stagione. Per te è stata la prima esperienza in Serie D, qual è il tuo bilancio?

“Abbiamo giocato nel girone più tosto, c’erano squadre blasonate come Matera, Taranto, Monopoli, Brindisi e lo stesso Marcianise che ha disputato la Serie C. Il nostro progetto era valorizzare i giovani costruendo un giusto mix con qualche giocatore d’esperienza. Fino a gennaio abbiamo fatto un ottimo campionato, essendo la prima annata della Mariano Keller in serie D. A gennaio eravamo a quattro punti dalla prima, il presidente mi aveva chiesto anche di vincere il campionato, volevamo acquistare quattro o cinque giocatori per poter coltivare quest’impresa. Poi, per le note vicende extrasportive che hanno colpito il nostro presidente, abbiamo avuto un calo psicologico. Non è facile gestire un gruppo che non prendeva soldi, che sapeva già come sarebbe finita quest’annata. Ci siamo allenati tutto l’anno a San Giorgio, avevo solo un’ora e mezza a disposizione. Dovevo dare tutta l’intensità possibile in questo breve periodo di tempo mentre in Serie D ci sono anche squadre che fanno doppia seduta. Siamo riusciti a salvarci e ciò mi rende orgoglioso e fiducioso per il mio futuro da allenatore. Abbiamo valorizzato molti giovani come Bosco, che a Dicembre aveva una richiesta dal Bari, Marseglia, Della Corte, Gala, Dragone, Roghi, che viene dal Benevento ed è stato anche in Primavera al Siena, ad un passo dal debutto in serie A, ma poi è dovuto tornare per motivi personali. Ho affrontato delle difficoltà gestionali enormi, devo ringraziare tutto lo staff tecnico. Sono orgoglioso di ciò che ho fatto anche per le “malelingue” sulla mia avventura al Napoli che mi hanno dato molto fastidio. Se facciamo i conti, ho portato 60-70 giocatori in Primavera: dai ’92 Colella, Eligibile, Izzo, Gatto, che era stato buttato via, ai i ’94 che ho condotto da Sormani e Mazzella: vedi Celiento, Roberto Insigne e tanti altri. Oggi vedo in Primavera i ’97 Bifulco, Palumbo, i due De Simone, De Iorio. Allora poi mi faccio una domanda: sono bravi questi allenatori del Napoli? Perchè li mandano via allora?”

Parlando proprio del Napoli, a distanza di un anno dal tuo addio, quali sono state le tue sensazioni da osservatore esterno?

“Mi danno fastidio le “malelingue”. Bigon diceva sempre che non ci doveva interessare vincere ma far crescere i ragazzi. L’annata disastrosa degli Allievi Nazionali è sotto gli occhi di tutti, dove sono i vari Granata, Esposito, Setola? E’ evidente che il loro rendimento sia involuto. Il Napoli dovrebbe intervenire su questa situazione, abbiamo lavorato moltissimo per portare materiale non da prima scelta ad alti livelli e non è stato bello sentirsi poi dire semplicemente “Grazie, arrivederci”. Ho avuto modo di vedere alcune partite degli Allievi, da allenatore non giudico un mio collega, a differenza di ciò che è stato fatto con me molto spesso, ma riporto ciò che dicevano le persone che erano con me. Notavano un gruppo senza idee di gioco, Mazzella può essere un buon tecnico per insegnare la coordinazione di base, può allenare i ‘2000, ‘2001 e ‘2002 ma l’allenatore è un’altra cosa, significa mettere gli uomini nei ruoli giusti, trasmettere una certa mentalità. La società aveva proposto anche a me di dirigere i ragazzini ma io ho rifiutato, mi sarebbe piaciuto andare in Primavera. Con Barresi e Bigon ci siamo lasciati da amici, mi ha dato fastidio solo un episodio nel finale che già vi raccontai: a tre partite dalla fine eravamo a due punti dalla zona play-off, andammo a vincere a Catania, poi dovevamo giocare a Palermo una partita fondamentale, io non avevo alcuni giocatori per infortunio e chiesi i ’96 che allenavo io e che nella stagione precedente avevano giocato pochissimo. Non me li hanno voluti dare, anche se la Primavera giocava a Terni ed era già certa della qualificazione ai play-off. Me li volevano dare contro la Reggina all’ultima giornata ma a cosa mi servivano dopo aver perso a Palermo? Poi dissi a Barresi che sarei morto con i miei ragazzi e vincemmo l’ultima partita contro la Reggina 6-1 e mi sono tolto una grande soddisfazione”

E’ un tuo rammarico non aver fatto l’allenatore della Primavera del Napoli?

“Per un napoletano che ha giocato nel Napoli e che ha dato tantissimo in quattro anni da allenatore del vivaio, non è stato bello essere allontanato, sono deluso. Ero l’unico allenatore ad avere il patentino di seconda categoria, l’ipotesi Primavera mi veniva prospettata ogni anno, mi dicevano sempre di sì, poi arrivavano altri tecnici. Mi sarebbe piaciuto ma mi sono tolto comunque grandi soddisfazioni, come vedere oggi Prezioso, i due De Simone e Mangiapia in Primavera. Mazzella mi diceva di mandare via questi ragazzi, io ho voluto crederci. Non ho niente contro di lui ma non mi è piaciuto come si è imposto. Non si può solo criticare gli altri, bisogna mettersi in gioco, lui l’ha fatto e si sono visti i risultati. Ho visto giocatori come De Masi, Granata ed Esposito spenti, in difficoltà. Bisogna saper relazionarsi ai ragazzi, siamo a Napoli, non a Milano o a Torino. In settimana bisogna parlarci, non sgridarli solamente, io lo facevo e con me, infatti, hanno sempre reso al massimo”

Il Napoli riesce a mettersi in mostra con le categorie Esordienti e Giovanissimi, poi dagli Allievi Nazionali in poi non arriva mai il salto di qualità. Perchè secondo te? Come si fa ad uscire da questa situazione?

“Ho fatto le finali con i ’94, con i ’97 abbiamo perso solo contro l’Inter, anche Liguori si giocò lo scudetto Giovanissimi contro la Fiorentina. Sulla base della mia esperienza, ho maturato un pensiero. Basta vedere la Primavera di quest’anno che ha schierato quasi tutti ragazzi del ’96 e ’97, secondo me per esempio l’anno prossimo sarà diverso sotto il profilo dei risultati. Tutino probabilmente andrà via ma anche chi ha giocato poco è cresciuto quest’anno e lo dimostrerà nella prossima stagione. Può ripetersi quanto successo con i ’94 al loro secondo anno in Primavera, con Saurini in panchina, i vari Nicolao, Palma, Allegra, Roberto Insigne. Il problema nella prossima stagione potrebbe ripetersi con gli Allievi che hanno pagato anche il divario d’età con altre squadre, dove giocano al massimo uno o due ragazzi sotto età. Finchè non ci sarà una squadra tra i Giovanissimi e gli Allievi (per esempio gli Allievi Lega Pro), si dovrà convivere sempre con questi problemi, pagando il gap di fisicità anche nei tornei. Ho capito che il Napoli non punta a vincere nelle categorie giovanili ma poi, però, non devono esserci le critiche quando si perdono quattro-cinque partite consecutive”

Può essere un manager come Benitez una speranza affinchè il settore giovanile riesca ad essere al livello della prima squadra?

“Ho un rammarico: essere andato via dal Napoli proprio quando è arrivato un grande allenatore. A me il Napoli piace, mi diverte moltissimo. I punti persi con le piccole ci possono stare, accadeva anche con Mazzarri. Vedendo gli allenamenti di Benitez, avrei potuto inserire altri elementi nel mio bagaglio tecnico. Benitez può essere una guida anche per il settore giovanile, deve esserci più unità tra la prima squadra e tutte le categorie del vivaio”

Può essere Gianluca Grava la figura giusta per fare da collante?

“Me lo auguro per Gianluca e per il Napoli. Sono stati fatti passi da gigante, una volta mancavano anche i palloni, invece, ora si viaggia in aereo, anche sui campi a disposizione ci sono stati dei miglioramenti. Mi auguro che il vivaio possa avere un centro tutto suo in cui far crescere i ragazzi”

Tornando all’esperienza dell’ultima stagione, il calcio campano vive una profonda crisi: problemi di campi, società senza prospettive economiche, burrasche extrasportive. Ci sono ancora le condizioni per fare calcio ad alti livelli in Campania anche nelle categorie dilettantistiche?

“Le società sbagliano ad inizio stagione, quando alle prime sconfitte rovinano tutti i piani. Sembra essere una prassi: alle prime difficoltà si “tagliano” sempre quelli che guadagnano di più. Quando si sceglie un allenatore e un gruppo di giovani, bisogna crederci fino alla fine. C’è da cambiare poi l’atteggiamento sui giovani: un ’93 o un ’94 possono mai essere considerati degli under? Se a ventuno anni si è ancora in Serie D, c’è qualcosa che non va. Per me gli under sono i ’95 e i ’96, io li ho fatti giocare non sugli esterni come fa qualcun altro, ma nei ruoli-chiave”

Qual è il futuro di Ciro Muro?

“Adesso sto aiutando la Juniores della Mariano Keller, guidata da mister Nasti. Sabato giochiamo contro l’Ostiamare e vediamo come va. Aspetto poi qualche chiamata”

A cura di Ciro Troise

© RIPRODUZIONE RISERVATA

 

 

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