Il Napoli si avvicina al terzo posto – meno quattro dalla Lazio – e rosicchia un punto alla distanza che lo separa dalla seconda piazza. Fino a ieri per gli azzurri l’accesso diretto alla Champions, il secondo posto, stava a meno sei (dalla Lazio) e oggi è a meno cinque (dalla Roma). La Champions potrebbe arrivare lo stesso attraverso la conquista dell’Europa League, ma nel dubbio è meglio preparare il paracadute. Il risultato è ridondante e un filo bugiardo, il 3-0 nudo e crudo non dice delle difficoltà che il Napoli ha avuto per battere un Milan ritrovatosi in dieci nel giro di pochi secondi e che per un’ora ha trasformato l’inferiorità numerica in punto di forza, usandola come moltiplicatore di energie e motivazioni. Neppure il tempo di metter giù gli schieramenti e abbattimento di Hamsik da parte di De Sciglio a due metri da Diego Lopez. Interruzione di chiara occasione da rete e rigore con rosso al terzino. Espulsione in 49 secondi, la più veloce del corrente campionato. Proteste, tiritere, lamentele.
Higuain è andato sul dischetto un bel po’ più tardi, al terzo minuto, e si è fatto parare il tiro dal portiere spagnolo. Se il Pipita avesse segnato, il Milan avrebbe preso un’imbarcata storica. Significativa la rete del 2-0, con la finta di Gabbiadini per Higuain, prova provata, se mai ce ne fosse stato bisogno, dell’intesa tra i due. E qui veniamo al punto: chi deve uscire per permettere alla coppia di essere tale dall’inizio? Si calcoli che il duo offre il meglio se Gabbiadini sta perpendicolare al Pipita. Col «Gabbia» al largo, il profumo d’intesa evapora. A Benitez la difficile risposta, ma per un allenatore è bello avere problemi così, significa che c’è ricchezza tecnica. Casomai c’è da chiedersi perché il Napoli, con giocatori di tale livello, non sia mai stato ad altezza Juve.
Fonte: Gazzetta dello Sport
