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Guido Trombetti: «Lo scudetto? Chesta è ‘a zita e se chiamma Sabella»

L’accademico napoletano immagina un’intervista a Mazzarri realizzata a tratti in un sorprendente vernacolo

Questo Napoli lo sappiamo deve gran parte della sua forza al lavoro del tecnico. Alla sua capacità di gestire energicamente un gruppo. Di imporre i suoi schemi di gioco. Questo Napoli ha solo due campioni  autentici. Cavani ed Hamsik. La squadra nel suo complesso non è né giovane né chi sa quanto dotata tecnicamente nei restanti componenti. Quindi non potrebbe aspirare, in teoria, a vincere il campionato. La Juve è nell’organico, qualitativamente e numericamente considerato, in media più forte del Napoli. Sia chiaro, neanche la Juve è stratosferica. Non ha ad esempio una stella come Cavani. Ma fate caso, ogni volta che essa balbetta, il massimo sforzo che gli azzurri riescono a produrre è arrivare a tre punti. Salvo poi in un istante ripiombare più sotto. In estrema sintesi il Napoli, allo stato dell’arte, già raggiungendo il secondo posto compirebbe un mezzo miracolo. A meno che … A meno che la Juve invece di inciampare (come accaduto sia pur raramente) non prenda un ruzzolone. Cosa tutt’altro da escludere con la Champions dietro l’angolo. Oltre che per fiducia nei vecchi motti “la palla è tonda”, “Dio gioca a dadi con il pallone”… e quant’altro. Su questi temi ho immaginato una intervista a Mazzarri. Insolitamente sincero e che si affida ad un sorprendente vernacolo per rispondere.

Mister come mai il Napoli ha un andamento altalenante?
«A Roma contro la Lazio non è stato esattamente un bel vedere. E se il primo tempo finiva due o tre a zero per i romani nulla da osservare». (Il toscanaccio per rispondere non ricorre all’abituale litania «questa è una squadra giovane, che deve crescere», e candidamente afferma «chist è o lignamme e chist song e strummule». Per Cavani e Hamsik ancora si può parlare di gioventù. Ma la matematica  è impietosa per difesa e centrocampo. Gli anni di nascita sono i seguenti. De Sanctis 1977, Campagnaro 1980, Cannavaro 1981, Gamberini 1981, Inler 1984, Behrami 1985, Maggio 1982, Zuniga 1985. E nel 2013, che è alle porte,  ne consegue un’età media di 31.125 anni. Che vuoi crescere più !).
Mazzarri, scusi ma a luglio non poteva chiedere alla società qualche  sforzo in più per tentare il salto di qualità?  Per affrontare la Juve da pari a pari e non da inseguitore che attende l’evento impossibile?
«Il tecnico ha una responsabilità relativa nella composizione della rosa. Egli allena i giocatori che la società gli mette a disposizione. A luglio il Presidente mi ha mandato a dire, tramite Bigon: “chesta è ‘a zita e se chiamma Sabbella”».
E lei che cosa ha ribattuto al direttore generale?
«Ho provato a dirgli che i tifosi quest’anno non si sarebbero accontentati di una bella squadra. Capace di prendersi qualche bella soddisfazione. Magari arrivando seconda o terza…».
E lui?
«“Appenniteve a ‘o tramm”, caro Mazzarri».
E adesso?
«Mah!. In questi anni ho fatto del mio meglio. Conseguendo risultati imprevedibili. Ho fatto crescere  giocatori come Lavezzi, Hamsik e Cavani fino a diventare calciatori di caratura internazionale. Con grandi benefici economici per la società. Eppure sento ripetere: “l’acqua è poca e ‘a papera nun galleggia”».
Mister ma quale è il principale difetto di questa squadra?
«Questa è una bella squadra. Ma che ha evidenti difetti strutturali. Primo tra tutti non ha un leader. Cioè un calciatore con determinate caratteristiche di personalità. Mi riferisco a quel tipo di calciatore che prende per mano la squadra nei momenti di difficoltà. Detta il ritmo. Impone le pause. Che poi fa la differenza tra una bella squadra e una grande squadra. Ma la società ha una sua filosofia. L’importante è restare tra le prime quattro o cinque. Prima o poi l’anno buono viene. E potrebbe essere anche quello in corso. Insomma “A nave cammina e ‘a fava se coce”».
Senta Mazzarri, dica la verità, un  leader è lei che non lo vuole. Nella sua mentalità non c’è spazio per il leader. Cigarini via a passo di carica, Verratti vade retro satana…. Insomma guardi che le cresce il naso…
«Vede mio caro signore i leader non si trovano al mercatino rionale. Puoi comprare un giocatore pensando che lo sia e poi magari resti deluso. Leader a Bergamo o a Torino non significa automaticamente leader a Napoli».
Mazzarri un’ultima domanda. Sembra che lei non creda nelle potenzialità di Insigne. Che quasi lo sopporti. Lo subisca. Tanto è vero che gli preferisce un Pandev straziante. Forse non è il tipo di giocatore  muscolare che piace a lei? Ma allora non era meglio lasciarlo andare a Roma con Zeman dove avrebbe avuto le sue chance? Ho la sensazione che lei ne evidenzi soltanto i difetti. Ha ventun anni. Un’età in cui si è o non si è.  Non può fare la riserva di un vecchio arnese…
(Il tecnico si passa la mano sul volto). «Chiarisco subito un punto. È vero, Insigne non è il tipo di calciatore che prediligo. Nel calcio moderno devi accoppiare la tecnica individuale alla potenza per essere un   campione. Lavezzi, per esempio, giocava di potenza senza avere grandi doti tecniche. Era un calciatore di strada. Capace però di lacerare le difese avversarie. Di diventare martellante  con le sue percussioni. Anche se le carenze tecniche gli impedivano di vedere la porta. Insigne ha colpi deliziosi. Ma non essendo provvisto di potenza muscolare non può dare continuità alla sua azione. E quindi quando entra non risolve mai. Ha però margini di miglioramento. Se lavora sodo può esplodere. Ma non è ancora pronto. Certo ha classe da vendere. È piccerill’ e chine ‘e devozione”».
Quindi farà ancora la riserva di Pandev?
«Per me gioca chi è più in forma. Mettere in competizione i giocatori non deve significare metterli l’uno contro l’altro. Il che porta a conseguenze disastrose. Come dice il vecchio adagio napoletano: “’E ciucce s’appiccecano e ‘e varile se scassano”».
Ed infatti a Roma ha giocato Pandev. Certo tecnicamente dotato ed esperto. Ma che appare lento come un vecchio elefante. Io resto dell’idea che bisogna giocare il tutto per tutto nella seconda parte del  campionato. Insigne potrebbe essere l’arma vincente. Giocando magari insieme a Pandev. O sen za Pandev. Altre scelte per far crescere la qualità della squadra non se ne vedono. D’altro canto chi non risica non  roseca. Quando è entrato in campo contro la Lazio il ragazzino ha fatto il fenomeno. In nazionale Under 21 pure. Qui da noi deve crescere, maturare, fare esperienza…. Bah! In giro per il mondo se un ragazzo ha talento a 21 anni (ma anche prima) diventa titolare e gioca ogni domenica. Almeno sai per certo se è o non è. Ma Mazzarri, a me è chiaro, non ci crede. Lo considera, al piú, un mezzo giocatore. Utile soltanto se entra a partita iniziata. Allora verrebbe da dire ” Loré fujtenne!”.

Fonte: Il Roma

La Redazione

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