Un indizio è anche una prova: e s’era capito che ci sarebbe voluta un’impresa o, meglio ancora, un miracolo; perché una botta alla tibia ed una al perone, a due giornate da una partita, va trattata con cura, senza sufficienza, che ti chiami Higuain o el Pipita… Il secondo indizio è un’altra prova: e s’era afferrato il disagio di Britos, la sua dolenzia, la sofferenza: e a quarantotto ore da Udinese-Napoli, che senso avrebbe avuto mettersi a sfidare la sorte? Ma il terzo indizio, invece, resta tale: e nell’elenco dei convocati c’è la conferma che si può fare, che Behrami c’è, magari sotto ritmo, però è abile.
Vai Camilo – Si gioca e si cambia, ma stavolta la legge del turn-over è suggerita dagli eventi, ispirata dalle esigenze, resa inevitabile dalla squalifica di Mertens, dagli acciacchi di varia natura che hanno sottratto energie e uomini; ma sei mesi e mezzo dopo, alleluja, riecco Zuniga ed è proprio lui: ha l’espressione felice, avverte sensazioni incoraggianti, intravede il mondiale all’orizzonte e pare uscito (definitivamente) da quel tunnel che lo ha inghiottito il primo ottobre del 2013 e l’ha espulso solo ora, a cinque giornate dalla fine. Convocato, finalmente: ma è stata dura, durissima, ed ora vanno riacquisite le emozioni e le abitudini.
Vai Panterone – Il resto lo fa il cuscino, come sacrosanta abitudine: la difesa sembra (sembra?) scontata, con Henrique sulla fascia destra, Ghoulam a sinistra e Fernandez e Albiol in mezzo; pare annunciata pure la coppia di metà campo, con Inler e Jorginho favoritissimi; poi: Callejon a destra, Hamsik a fare Hamsik e Insigne che se ne sta a sinistra, dove ama ondeggiare.
Ultima maglia, pesantissima, è quella della prima punta: la indossa in genere Higuain, ch’è fuori concorso, ma stavolta dovrebbe portarla Zapata più di Pandev (ballottaggio inevitabile); e per andare a reggere l’urto d’una difesa assai fisica, meglio un panterone che un’anguilla. Forse.
Fonte: Corriere dello Sport
