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Il dramma degli stadi in Campania: quale futuro per il “San Mauro” di Casoria?

La prossima sfida è restituire allo stadio la sua storica funzione

I lavori allo stadio S. Mauro sono partiti meno di un mese fa, e in città cresce sempre di più l’attesa. In concomitanza con la proliferazione di voci sulla rinascita del calcio a Casoria, si fa sempre più intrepida l’apprensione per il ripristino della struttura sportiva del centro, chiusa da quindici anni. Ma con ogni certezza, farà prima la squadra calcistica locale a ricrearsi, che non la struttura che un ventennio fa ne celebrò i fasti a risorgere.

Mentre fervono i preparativi per la riorganizzazione del Casoria calcio, allo stadio sono in corso i lavori. L’intervento, che rientra tra le opere del PIU Europa finanziate con fondi europei, ammonta a novecentomila euro e comprende il recupero e l’adeguamento delle tribune, il recupero dei servizi, dell’impiantistica e delle strutture per l’illuminazione. I lavori, come provano sia l’attuale stato di fatiscenza della struttura che l’importo previsto per l’intervento di recupero, sono ingenti e non si conoscono con esattezza i tempi del loro completamento. Voci di corridoio dei palazzi comunali li quantificano in un periodo di almeno un anno. Stavolta, dietro il finanziamento c’è una scure che si abbasserà alla fine del 2015: i fondi europei vanno spesi e certificati entro questa data.

Quella dello stadio cittadino è una vicenda complessa. Dopo la chiusura del 1999, la storia della struttura sportiva si avviluppa una spirale di finanziamenti approvati, atti amministrativi e delibere, fondi persi, lavori cominciati e poi subito interrotti, fino all’inserimento dell’intervento di recupero nel quadro generale del PIU Europa e all’appalto del 2009.

Anche oggi che sono ripresi i lavori, il recupero dello stadio appare come una vittoria a metà. Come già chiarito dagli uffici tecnici del Comune, per il momento non è previsto il recupero del manto erboso, e quindi, se non si troverà una soluzione in corso d’opera, lo stadio non sarà utilizzabile per le partite di calcio. I tecnici spiegano che per la realizzione del manto erboso occorrono svariate centinaia di migliaia di euro, e non sarà facile recuperare questi fondi. Certo, la struttura sarà restituita alla comunità, i suoi spazi saranno fruiti, ma è innegabile che per il momento la sua vera vocazione è messa da parte.

C’è da chiedersi, ora, quale sarà il destino dello stadio. Anche a lavori ultimati, se non ci saranno sviluppi riguardo al manto erboso, lo stadio S. Mauro potrebbe trovarsi nuovamente in una spiacevole situazione di incertezza. Se non potrà ospitare partite, sarà sottoutilizzato, e il sottoutilizzo delle infrastrutture è in genere l’anticamera della scarsa manutenzione e del degrado. Se il manto erboso non sarà realizzato in tempi rapidi, occorrerà allora ipotizzare nuovi utilizzi del campo, per infondere la necessaria iniezione di vita alla megastruttura. Ma il sentire comune in città vede ancora il S. Mauro come un tempio del pallone che si tinge di viola.

La prossima sfida, per gli amministratori che vorranno e sapranno coglierla, è quella di restituire allo stadio la sua storica funzione, implicita nella definizione stessa della parola. Se questo non si vorrà o non si potrà fare, all’orizzonte si profilerà allora un’altra, più complessa, sfida: l’individuazione di risorse e strategie per la sottrazione della struttura rinnovata ad un destino di sottoutilizzo, abbandono e nuovo degrado.

Vivien Buonocore

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