Che cosa succede a quei tre? Non siamo ancora al mistero (quello lasciamolo ai dietrologi), ma la domanda comunque attende una risposta. Cavani, Lavezzi e Hamsik, il Napoli in tre parole, sono fermi al palo e tutta la squadra si ferma. L’andamento lento del campionato riduce il danno, ma il problema resta. Proprio il calendario, al quale platealmente aveva reagito il presidente De Laurentiis, avrebbe potuto dare la spinta giusta.
Le vittorie contro Milan e Inter valgono ancora oro, soprattutto hanno legittimato il valore internazionale del club, così come gli esordi in Champions contro Manchester City, Villarreal e Bayern, ma quanti punti sono stati persi per strada in Italia. Dare la colpa, e insieme la responsabilità, solo ai tre può sembrare irriverente e pure ingiusto, ma fantasia e gol arrivano proprio da quella felicissima congiuntura che li ha posti l’uno accanto agli altri, per la gioia dei napoletani e del calcio. Farne a meno è impossibile, sostituirli pensando che neppure gli avversari se ne accorgano è meno di un’illusione, vederli in campo nervosi come Lavezzi o quasi rassegnati come Cavani, è uno strazio, che diventa doppio immaginando che siano loro i primi a soffrire di questo strano blocco. Eppure i tre gol segnati al Milan da Cavani, lo spettacolo offerto contro inglesi, spagnoli e tedeschi, o il colpo realizzato a San Siro non sono lontani anni luce, ma poche settimane. Mazzarri le sue teorie ce le ha e le aggiorna di continuo: la crisi arriva dopo la quarta partita, come se la curva del rendimento fisico e della concentrazione mentale improvvisamente s’abbassasse, per poi riprendere l’ascesa. E poi, ecco la teoria dei confronti: l’anno scorso, dopo aver affrontato le stesse squadre non nello stesso ordine fissato dal computer, il Napoli aveva un punto in meno, quindi nulla di preoccupante secondo lui e situazione assolutamente sotto controllo. Possibile, anzi probabile che abbia ragione, visti i risultati collezionati in due anni da questo allenatore che ora in Europa tutti conoscono. Resta, per lui e per tutti, la questione aperta della ripresa. L’alternativa Pandev non è ancora pronta, quella tecnica rappresentata da Mascara o da Santana un lusso intellettuale, altre soluzioni non si intravvedono. Quindi avanti con i titolarissimi, neologismo che proprio Mazzarri aveva coniato, e non a caso: dove li trovi tre campioni tanto forti e così bene assortiti? In realtà l’elenco si allunga almeno ad altri due: De Sanctis, ormai adottato dai napoletani, e Inler che proprio sei mesi fa, non esultando a un gol segnato da avversario, anticipò il suo innamoramento per la città che lo avrebbe accolto come Re Leone. Entrambi scoprirono di essere diventati calcisticamente adulti nell’Udinese, realtà agli antipodi rispetto a Napoli, e prossimo scoglio da doppiare al San Paolo. A loro tocca il compito di bloccare gli ex compagni, perché a segnare dovrebbero pensarci gli altri, quelli attualmente fermi ai box. L’unico sistema per dimostrare che a quei tre non è successo davvero nulla.
La Redazione
A.S.
Fonte: Il Mattino
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