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Italo Cucci: “Fate un monumento al Pocho”

Fate un monumento al Pocho. Apritegli una finestrella su Napoli come quella che avete dedicato a Maradona: più piccola, naturalmente, ma più sincera di tante cerimonie che badano all’esteriorità e semplificano, riducono a niente la Classe. Nessuno – da questo punto di vista – è mai stato e sarà grande come Diego, giocoso inventore di calcio; ma lo si può far rivivere nel tempo – nell’eternità – ricordando che non si negò alcun rischio professionale, prima in Spagna eppoi in Italia, campionati difficili, da calci nelle caviglie, non come i nobili Paesi di Bretagna o la nuova inesistente realtà dell’Est che promette calcio fisico e assicura danni economici. Fate un monumento al Pocho perché nell’umiltà spesso criticata (l’ho fatto anch’io, per dirgli di essere più egoista e badare al gol) si nasconde un temperamento generoso e un attaccamento straordinario al Napoli, a Marino che lo ha scoperto e lanciato facendolo diventare idolo di una città difficile. Maradoniana, appunto. Ezechiele Lavezzi è sempre l’ultimo ad arrendersi: come lunedì sera, quando ha nobilitato una ingloriosa resa a un Milan per nulla irresistibile (io l’ho detto, la Juve lo ha confermato) e fortunatamente come a Brescia, dove ha realizzato il divino gol della vittoria…camminando sulle acque mentre altri affondavano nel fango. Per carità: Hamsik ha forse più talento, Cavani forse più classe; ma Lavezzi ha di tutto un po’ e alla fine ha il diritto di essere il leader di un Napoli che, grazie a lui, si è rimesso in corsa per realizzare un progetto ambizioso ma possibile: un posto nell’Europa che conta. Dice: ma allora ha fatto bene Mazzarri a realizzare un turnover ridotto? Ma che turnover e turnover… Ne ho parlato con Hamsik, ieri, dopo la partita, davanti agli occhi del mondo, dicendo che è inutile predicare il turnover quando poi, davanti al rischio di sconfitta o pareggio – come già a Cesena – devi rimandare in campo Cavani. E lui, Marechiaro, sorridente a dire: «Siamo umani, abbiamo bisogno di riposo». «Siete campioni – ho detto io – e il gol li fate voi… Un giorno riposerete sugli allori. Adesso, dentro a tutta forza: in Italia e in Europa. La formula Napoli è la formula Tre Tenori: voi e gli Altri». Più del disegno tattico, credete a me, valgono in certi casi le doti morali e professionali: Mazzarri ha insegnato bene ma a un certo punto non è più questione di moduli ma di resistenza fisica, di voglia di battersi. Dicevo domenica mattina “vorrei rivedere i giocatori del Napoli col coltello fra i denti – come un anno fa di ‘sti tempi – con una voglia di vincere stampata in faccia, con il forte senso di gruppo che nel recente passato gli ha permesso di conquistare – ad esempio – Firenze e Torino…”. Dicevo. Mi cito – poco elegantemente – ma non importa. La tentazione sarebbe quella di…arruolare Cassano e fargli dire – con il suo repertorio – quel che penso dei commentatori superficiali schiavi di Moduli & Schemi. Ma non voglio sprecare tutti gli argomenti. Mi tengo da parte qualche pillola per il futuro. Non doping, intelligenza. N.B. Continuo a suggerire di guardare quello che sta facendo Reja.

Fonte: Il Roma

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