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Juve Stabia, Braglia esige una svolta: “Voglio una squadra più cattiva”

«Basta con la favola delle prime cinque giornate. Qui ci vuole la svolta, voglio una squadra più cattiva, determinata». Ha tuonato così, Piero Braglia, al termine della sfida persa dalla Juve Stabia al “Granillo” di Reggio Calabria, domenica scorsa. Una favola, già, forse la stessa a cui aveva fatto riferimento il patron Franco Manniello in sede di pubblicazione dei calendari, quando il cervellone della Lega assegnò ai gialloblù, subito, le sfide con Pescara, Spezia, Reggina, Siena e Cittadella, nel benedire una partenza tutta in salita, con la convinzione, come negli anni precedenti dell’era Braglia, di dover cominciare il suo vero campionato solo dalla sesta, con al massimo uno o due punti in classifica.
Una favola, che a qualche tifoso fa dormire sonni più o meno tranquilli nonostante l’avvio disastroso di quest’anno (3-0 a Pescara, 1-2 in casa con lo Spezia e 3-1 a Reggio), ma che sa anche tanto di statistica. Nel torneo 2010/11, in Prima Divisione, quello della promozione, ad onor del vero, nei primi cinque turni la Juve Stabia collezionò ben sette punti, perdendo 2-1 a Cosenza, 0-2 in casa col Foligno, andando a vincere a Barletta per 2-0, prima di rifilare la “manita” al Siracura e pareggiare a Pisa). Nella stagione successiva, la prima in B, l’avvio fu sicuramente peggiore (2-1 ad Empoli, 1-2 col Verona al Menti, 2-2 a Crotone e le sconfitte col Brescia in casa, 0-1 ed a Livorno, 3-0). Un anno fa il motivo è stato praticamente lo stesso (1-3 al Menti col Livorno, 2-0 a Brescia, 1-1 a Vicenza, 1-1 a Novara e la sconfitta col Varese in casa per 2- 1). Uno score che, guardando la classifica finale dei vari campionati lascerebbe ben sperare per il prosieguo di stagione. Ma se dal tecnico, fin dalla prima giornata, giungono segnali di nervosismo, frecciatine ormai neppure più velate, evidentemente c’è qualcosa che non va in una squadra che, dopo aver incassato, lo scorso anno, qualcosa come 65 reti, è partita davvero con il piede sbagliato.
Dando sempre voce alla statistica, otto gol in tre turni sembrano davvero troppi: «Dispiace – questo il commento laconico di chi, come Sergiu Suciu, a Reggio ha acceso, con il gol del vantaggio momentaneo, le speranze di un clamoroso exploit – sia per la sconfitta, che per il modo in cui è giunta. Non si possono incassare tre reti in quindici, venti minuti. Colpe? Per carità, di tutta la squadra. Purtroppo ha ragione Braglia, ci mancano cattiveria e determinazione, tutte cose che dobbiamo ritrovare per dare una svolta ad un avvio di campionato difficilissimo».
“Primo, non prenderle”, potrebbe essere una delle massime più note del calcio, il nuovo motivo della Juve Stabia, che da oggi torna in campo per preparare un’altra sfida al fulmicotone, quella con il Siena che, invece, di reti, fin qui ne ha segnate cinque al Crotone, una al Novara, e ben tre al Bari: «Prendere pochi gol è fondamentale – avevano sentenziato la scorsa settimana, nel giorno della presentazione Contini e Lanzaro – in serie B nessuno ti regala niente». Parole che, oggi, sembrano riecheggiare forti, quasi un richiamo alla rivoluzione che, da sabato, quasi certamente Braglia proverà, e dovrà operare. Il tempo degli esperimenti, per chi conosce il tecnico toscano, sembra ormai essere concluso. Al di là della condizione fisica, nei momenti difficili contano l’esperienza e le motivazioni, e la sensazione è che dal Siena in poi la svolta dovrà esserci, a tutti i costi. D’altra parte, Braglia è stato categorico: «Basta con la favola delle cinque partite…». Lui di favola vuole scriverne un’altra. La quarta alla guida della Juve Stabia.

Fonte: Il Mattino

La Redazione

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