Nessuno pensava fosse il più bravo, ma quello con più cuore. Il professore di italiano, progressista, che aspetta i suoi ragazzi, anche i peggiori, e li promuove, si batte per fargli passare l’esame contro la commissione e i colleghi. Appariva così Cesare Prandelli, prima dell’Europeo. Tutto cambia durante la partita contro la Germania, roba che ricorda per la qualità di gioco gli sprazzi del preside Arrigo Sacchi, non pensavamo che tornassero. Sì, Lippi ha vinto,ma la sua vittoria era la difesa, quella di Prandelli è il centrocampo, e non è solo un avanzamento di reparto: da difesa a quello successivo, ma di classe, con un cambio antropologico, guardate Buffon rispetto a Balzaretti e Balotelli, appartengono a due epoche diverse, metterli insieme e farli progredire partita dopo partita è questo il successo di Prandelli e della sua classe. Uno che sa aspettare,gli altri, che non impone il suo tempo ma il metodo, che per ogni partita ha cercato la storia migliore, ignorando il programma, facendo saltare gli schemi in nome della bella giornata. Un prof per nulla appariscente o teatrale, si vede che viene dalla stessa terra di Ermanno Olmi, e si sente quando parla, quando si rapporta agli altri e quando li sistema, le sue sono vittorie gentili, le sconfitte: soffici. È uno che non te la senti di dargli addosso perché ha stile, non ha la presunzione di Lippi, e nemmeno i suoi trofei, non ha le ossessioni di Sacchi e nemmeno le sue rivoluzioni, però ha l’empatia, per i calciatori, per le partite, per gli episodi, e quindi è un uomo che conosce le risposte, per questo fa le scelte giuste. Tutti abbiamo avuto al liceo un professore come lui, per un mese un anno o per cinque non importa, e ci ha segnati,forse perché ascoltava Luca Carboni, e ci chiedeva se fossimo felici, se avessimo una ferita, per poi provare a capire perché. E Balotelli lo sa.
Fonte: Il Mattino
La Redazione
M.V.
