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Lavezzi-Barrientos sfida sì, nemici mai

Il giocatore del Catania è la rivelazione del campionato

Il Pocho e il Pitu è il cartone animato che oggi andrà in scena al San Paolo. Tipo Holly e Benji, solo che si tratta di calcio vero e nessuno dei due è un portiere. E neanche giapponese. Vabbè, dettagli, che c’entra: il fatto è che Ezequiel Lavezzi detto il Pocho e Pablo Barrientos detto il Pitu sono amici per la pelle. Fraterno il rapporto, speciale la sfida in programma al San Paolo tra i due trequartisti classe 1985, nati a quattro mesi di distanza: uno gioca per il Napoli, l’altro per il Catania. E alla fine bisognerà capire chi dovrà pagare da bere a chi.

SCHERZI – Palla al centro, allora. Abbracci e baci prima della partita e poi la solita sequela di telefonate e battute. «Com’è il tuo amico Barrientos?», gridano al Pocho prima di cominciare l’allenamento. «È scarsoooo», la risposta divertente e divertita urlata e inviata tipo sms al Pitu. Un soprannome facilmente individuabile, a differenza di quello del collega: non è altro che il diminutivo di Pituffo, cioè la versione spagnola di Puffo. Non è un gigante, del resto, Barrientos: sì, ma che talento.
LA VENDETTA – Lavezzi lo ha conosciuto ai tempi del San Lorenzo: hanno giocato insieme per due stagioni e 54 partite, dal 2004 al 2006 (14 gol Eze, 4 l’altro), ma poi Pablito scelse di provare l’esperienza russa e andò a giocare nell’FK Mosca. Dasvidania. E fu un problema per le bollette del telefono: «Ci servirebbe una tariffa speciale, parliamo di continuo», dichiararono. Dall’epoca, il nuovo incontro in campo s’è materializzato all’andata, il 29 ottobre 2011: un ricordo non proprio felice per Lavezzi, considerando che ad aggiudicarsi il primo round fu il Catania. Beh, allora oggi è l’occasione buona per consumare un’amichevole vendetta. Sportiva e senza rancori.

LO SPONSOR – La stima e l’affetto, del resto, sono davvero molto profondi: Lavezzi lo ha sponsorizzato e proposto al Napoli qualche tempo fa, mentre Pablo ha proprio dichiarato, in una delle rarissime interviste, il suo sogno di condividere una nuova esperienza calcistica ad alti livelli con il Pocho. Una maglia dello stesso colore, comunque, sarebbe l’ennesima di tante cose in comune: la timidezza, ad esempio, è un tratto caratteriale che li rende molto simili. Allergia ai microfoni e ai taccuini, ma non per snobismo. Molto più estrema quella dell’argentino di Catania, però, capace finanche di scappare via dallo stadio pur di non dover sfilare dinanzi alle telecamere dopo una doppietta (al Novara, raccontano le leggende metropolitane).

IL BOLIDE – L’episodio forse più curioso, e anche più indicativo, risale a un paio di anni fa: Barrientos manifestò una certa ammirazione per l’Audi R8 grigio metalizzato super sportiva di Lavezzi che, di rimando e di getto, gli disse più o meno così: «Prendila. Te la vendo. Te la regalo. Insomma, tienila se vuoi». La riservatezza dei personaggi non ha poi permesso di chiarire come finì, ma tanto basta per immortalare il rapporto.

SI GIOCA – Detto questo, si fa sul serio. Perché Lavezzi oggi non riposerà e anzi guiderà l’assalto al Catania dell’amico e dunque al terzo posto. Alla Champions: il Pocho non ne vuole sapere di riposare ancora dopo Udine; non ha intenzione di fermarsi e rallentare. Tra l’altro, dopo aver carezzato l’ipotesi di mettere Pandev, Mazzarri ha spiegato di aver parlato con lui e di averlo trovato carico e propositivo. Un toccasana, per gli azzurri, considerando quando delicata sia la partita di oggi: quando il leader è in campo, la storia può davvero cambiare in meglio da un momento all’altro. Soprattutto se si tratta del Pocho. E non c’è amico che tenga: qua la mano, Pablito.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
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