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Lavezzi, ecco perchè non può esserci la prova TV

Senza neppure un sottile velo di inquietudine, Aurelio De Laurentiis liquida subito la vicenda che vede coinvolto Ezequiel Lavezzi: “Squalificheranno il Pocho per lo sputo? Ma siete matti? L’arbitro ha visto e ha giudicato. Mica deve andare a lezione di moviola… Il regolamento parla chiaro. Poi sarebbe davvero una follia che il giudice sportivo debba giudicare quello che in campo è stato visto e già giudicato dalla terna arbitrale. I due giocatori sono stati ammoniti, dunque, l’arbitro ha visto la scena e la vicenda finisce lì”. Dunque, Bergonzi ha interpretato e sanzionato con due cartellini gialli la rissa tra Rosi e l’argentino del Napoli a metà del primo tempo. Le riprese tv, peraltro, non sono neanche così chiare. Il difensore giallorosso racconta: “Sono stato provocato con una gomitata nello stomaco, lui era nervoso e non ho capito perché. A quel punto ho cercato di colpirlo con uno sputo. Io l’ho solo sfiorato, Lavezzi mi ha preso in faccia”. D’altronde per la giustizia sportiva del calcio, la prova tv serve solo per punire un comportamento sleale e si applica “limitatamente ai fatti di condotta violenta avvenuti a giuoco fermo o estranei all’azione di giuoco, sfuggiti al controllo degli ufficiali di gara”, come recita testualmente l’articolo 31 del codice federale. Qui viene meno l’ultimo comma. Gli ufficiali di gara, e dal parapiglia che si scatena negli attimi successivi lo s’intende chiaramente, hanno visto lo scambio di sputi dei due giocatori nel cerchio del centrocampo. E hanno preso i provvedimenti che in quel momento hanno giudicato più corretti. La norma della Federcalcio ha – come dicono i giuristi – una «ratio» precisa. In primis applica il principio di diritto del «ne bis in idem» ovvero non si può giudicare due volte la stessa azione. Sanzionare la slealtà sportiva, a patto che questa avvenga fuori dal gioco e lontano dagli occhi dell’arbitro o dei guardalinee. In ogni caso, è senz’altro utile per impedire o almeno per contenere gli atti di violenza gratuita che non hanno nulla a che fare con lo slancio e l’impeto agonistici. Ma a patto che all’arbitro e ai tre suoi assistenti sfugga tutto. Lo sputo rientra nella categoria della condotta violenta e quindi, come già negli anni passati (vedi Zago, Comotto, Vargas e, famosissimo, Totti agli Europei del 2000) sanzionato da tre a quattro giornate. Mihajlovic per uno sputo a Mutu in Lazio-Chelsea prese otto giornate. A parte le squalifiche e le altre sanzioni, la prova tv – che per il caso Lavezzi-Rosi non è dunque applicabile – funziona però come gogna mediatica. Ed è di per sé una condanna virtuale, comminata via etere dal pubblico televisivo. E sotto questo aspetto Lavezzi non ne esce bene. Ma resta la condanna morale, come scrisse a suo tempo il giudice sportivo in una sentenza: “è un gesto esprime una inaccettabile forma di disprezzo nei confronti di un avversario”.

Fonte: Il Mattino

 

La Redazione

 

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