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Lavezzi verso il processo si difende così: “Non ho aggredito nessuno”

Ezequiel Lavezzi rischia il processo per la lite avvenuta per motivi di viabilità il 15 dicembre 2010 in via Nevio a Posillipo. Il pm ha chiuso le indagini nei confronti del calciatore del Napoli, che dovrà difendersi dall’accusa di lesioni, e dell’imprenditore Marco Iorio che si trovava insieme a lui quella sera a bordo della Mercedes dell’atleta. Iorio, attualmente in carcere per altra inchiesta, è indagato anche per violenza privata e calunnia ai danni dei ragazzi che si trovavano a bordo dell’altra auto. Lavezzi intervenne per mettere pace fra l’amico e i ragazzi, ma poi colpì anche lui con calci e pugni una delle vittime.

Il calciatore del Napoli Ezequiel Lavezzi rischia il processo a causa della lite per viabilità avvenuta la notte tra il 14 e 15 dicembre scorso in via Nevio. Il pm Giuseppe Cimmarotta ha chiuso le indagini: il Pocho è indagato per lesioni insieme all’imprenditore Marco Iorio, che si trovava con Lavezzi al momento della discussione, poi degenerata, con un gruppo di giovani. Iorio, che dal 30 giugno scorso è in carcere nell’ambito di una diversa inchiesta, quella sul riciclaggio in alcuni bar e ristoranti del lungomare, dovrà difendersi anche dalle accuse di violenza privata e calunnia. Quella sera Lavezzi e Iorio erano a bordo della Mercedes scura dell’attaccante del Napoli, all’epoca infortunato alla caviglia e indisponibile per la partita di Europa League Napoli- Steaua. Secondo quanto sostenuto nella querela presentata in Procura dall’avvocato Giorgio Balsamo, difensore dei ragazzi che viaggiavano a bordo di una Meriva, il Suv con a bordo Lavezzi e un’altra persona, successivamente identificata in Marco Iorio, aveva tamponato la Meriva e si era allontanato. Dopo un breve inseguimento, le auto si erano fermate in via Nevio e ne era nato un violento alterco. Nella ricostruzione del pm Cimmarotta, Iorio, sceso per primo dall’auto, avrebbe intimato ai ragazzi, anche schiaffeggiandone uno, di limitarsi a prendere il numero di targa della Mercedes senza annotare gli estremi dell’assicurazione e soprattutto senza telefonare al 113. Successivamente sarebbe intervenuto Lavezzi. In un primo momento allo scopo di far da paciere e sedare la lite, così come il calciatore ha sempre affermato, anche nel corso dell’interrogatorio sostenuto in Procura. «Non ho aggredito nessuno», ha infatti più volte ribadito Lavezzi. Secondo la Procura invece anche il Pocho avrebbe colpito uno dei ragazzi con calci, pugni e un «cazzotto» dietro la nuca. Iorio è accusato invece di calunnia per le accuse rivolte al gruppo di ragazzi sia nella querela presentata, inizialmente contro ignoti, dopo aver saputo che i giovani avevano denunziato l’accaduto, sia nell’interrogatorio davanti al pubblico ministero. L’imprenditore ha accusato i giovani, falsamente a giudizio del pm, di minacce e percosse «pur sapendoli innocenti ». Per le vittime si profila dunque l’archiviazione. Nel corso dell’inchiesta il pm Cimmarotta ha ascoltato la versione di tutti i protagonisti della vicenda, compresa la compagna di Lavezzi che era insieme al calciatore e all’imprenditore ma non scese mai dall’auto durante la lite. Il magistrato ha inoltre acquisito alcuni atti, e in particolare un’intercettazione telefonica, dell’inchiesta sul riciclaggio (la stessa nella quale è indagato per favoreggiamento l’ex capo della squadra mobile Vittorio Pisani) sfociata nell’arresto di Iorio. Adesso la parola passa alla difesa, che ha 20 giorni di tempo per replicare, chiedendo memorie oppure sollecitando interrogatori o supplementi d’indagine. Poi la Procura deciderà se proporre richiesta di rinvio a giudizio.

La Redazione

C.T.

Fonte: Repubblica

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