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Lega, è Fassone il mediatore sui diritti televisivi

C’era una volta il Napoli brutto anatroccolo del Palazzo: finiti i tempi degli scudetti e dei trionfi maradoniani il club azzurro aveva perso appeal e spessore nelle stanze che contano. Per Figc e Lega era poco più di una nobile decaduta, e quando arrivò il momento di darle una mano c’è chi la lasciò tranquillamente in tasca, consentendone il fallimento e bloccando ogni tipo di ripescaggio. Da quando è arrivato De Laurentiis, però, la storia è cambiata. Il patròn con gli anni ha acquistato sempre più peso “politico” fino a diventare consigliere di Lega ed oggi il Napoli può far sentire a buon diritto la sua voce nella Confindustria del calcio. L’ultimo esempio arriva dalla “vexata quaestio” dei diritti tv. La trattativa per la spartizione di una fetta fondamentale per la sopravvivenza delle società di serie A (parliamo di un miliardo di euro) è stata congelata dopo vane assemblee e perenni litigi.

LA LEGGE MELANDRI La legge Melandri sulla distribuzione collettiva dei diritti tv prevede che il 40% sia distribuito in parti uguali fra tutte le squadre; il 30% sulla base dei risultati sportivi conseguiti (10% determinato in base dei risultati conseguiti da ogni squadra dalla stagione 1946/47; 15% in base ai risultati delle ultime 5 stagioni; 5% in base all’esito dell’ultimo campionato ed il 30% secondo il bacino di utenza (25% determinato in base al numero di sostenitori di ogni squadra individuato da una o più società di indagine demoscopica incaricata dalla Lega calcio; 5% in base alla popolazione del comune di riferimento).

IL BACINO D’UTENZA Ed è proprio su quel 25% (pari a circa 250 milioni di euro) che si è scatenata la bagarre. Mai trovata un’intesa al punto che si sta cercando un escamotage: stilare una tabella che accontenti economicamente tutti e poi ragionare sul criterio per spiegarla. Un piccolo paradosso, ma la curiosità è che per la relazione da presentare in Lega con le percentuali cui avrebbero diritto i club è stata affidata al dg del Napoli, Marco Fassone. Sarà lui a cercare di mediare tra le varie esigenze e proporre una soluzione che tuteli le grandi e non scontenti troppo le piccole. Lo scenario attualmente vede Juventus, Inter e Milan staccate, poi Napoli e Roma e quindi le medio-piccole da un’altra parte.

LE PICCOLE PROTESTANO E sono proprio queste, con in testa la Lazio delo scatenato Lotito piùUdinese e Palermo a contestare i criteri proposti dalle grandi. Dopo mesi passati a dirimere una questione minima (ovvero se ci fosse differenza tra “tifosi” e “sostenitori”) la trattativa si è arenata su un altro aspetto. Come contare i tifosi di ogni club? Le grandi sostengono che l’indagine demoscopica deve essere fatta su tutti i tele-utenti possessori di un abbonamento alle pay-tv (Sky, Mediaset Premium e Dhalia), le piccole chiedono che venga estesa a chiunque, anche a chi non ha mai acquistato il prodotto (ovvero il calcio in tv, che è l’argomento su cui dividere la torta). C’era anche chi aveva tentato di inserire nei calcoli gli abbonati da stadio, che però rispondono ad una disciplina autonoma che esula dal concetto dei diritti tv, ed alla fine un accordo non è mai stato trovato.

CANTAMESSA SPIEGA Spiega l’avvocato Leandro Cantamessa, legale di fiducia del Milan e vera “anima” della Lega: «Purtroppo c’è chi ha fatto ostruzione facendoci perdere tanto tempo su una vicenda che invece è importantissima. A noi appare evidente che trattandosi di diritti televisivi i tifosi di cui va calcolato il bacino d’utenza debbano essere solo i tele-utenti e non altri. Ancor più difficile poi andare a calcolare i tifosi nel mondo. Mentre sulle altre voci, come la popolazione del comune di riferimento o i titoli sportivi c’erano criteri oggettivi su cui basarsi, sul bacino d’utenza c’è stato lo scontro. Stimare quanti tifosi hai nel mondo avrebbe dei costi enormi, andrebbe divisa la terra per aree e fatta un’indagine difficilissima e onerosa. Speriamo che si arrivi presto ad una linea condivisa». E sarà Fassone, dunque, a cercare di mettere tutti d’accordo.

BALLANO 250 MILIONI Il dg del Napoli, in sostanza, dovrà stilare un prodotto finito, con le percentuali precise del “tesoretto” di 250 milioni di euro che spettano a ciascuna società che possa essere poi codificato dall’assemblea di Lega. In realtà le piccole e le medio-piccole hanno già avuto un grosso bonus dai criteri adottati per stabilire la percentuale legata ai titoli sportivi. Non solo è stata preso in considerazione un periodo lunghissimo (praticamente dal dopoguerra) ma anche la tabella-punti che assegna percentuali importanti è tutta a vantaggio delle piccole. Basti pensare che questa ripartizione assegna 7 punti all’aver partecipato ad ogni campionato di serie A, solo 5 a chi ha vinto una Champions League o Coppa Campioni e un solo punto ai vincitori di Intercontinentale o Mondiale per Club.

La Redazione

C.T.

Fonte: Il Roma

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