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Lega, è iniziata la battaglia sui diritti tv. Venerdì ci sarà l’assemblea

In ballo il contratto 2015-2018 la trattativa appare complessa con i venti club di serie A divisi in due fronti e le televisioni che chiedono più chiarezza

La Lega si prepara alla «battaglia dei diritti». E questa volta si svolgerà su due fronti: interno (con sette società, Juve, Inter, Roma, Fiorentina, Sampdoria, Verona, Sassuolo) che non sono convinte della validità del sistema attuale (quello che per la vendita si affida agli advisor) e le altre tredici per le quali si può continuare a camminare su questa strada; ed esterno perché sul mercato molte cose stanno cambiando. Non sarà,insomma, una partita semplice perché quattrini in circolazione ve ne sono pochi e chi investe pretende di avere dei ritorni. Sono stati chiari, ad esempio, i messaggi lanciati dall’amministratore delegato di Sky, Andrea Zappia, a luglio in occasione dei festeggiamenti dei dieci anni dell’emittente: l’investimento rende ancora ma meno del necessario, bisogna fare qualcosa per rivitalizzarlo. Venerdì prossimo in Lega si comincerà a entrare nel dettaglio (il presidente Maurizio Beretta ha convocato l’assemblea). Ma i presidenti non verranno invitati a tuffarsi in un mare stagnante perché qualcosa già si muove, piccole onde che annunciano quella «perfetta». Contatti discreti, anche con Infront, l’advisor.

RITARDI – Dalle televisioni il calcio italiano in questi anni ha avuto molto, sino ad ora i diritti nostrani sono stati i più «ricchi». Adesso sono stati superati da quelli della Premier (3,7 miliardi in tre anni, 1,23 miliardi a stagione). Ma se a livello di diritti nazionali il divario è poca cosa, sulle vendite all’estero il calcio italiano boccheggia: poco più di cento milioni contro i quasi ottocento degli inglesi. Crescere all’estero in questa situazione diventa essenziale. Contemporaneamente la Lega dovrà cercare di limitare i danni in Italia perché il calcio che alle Tv oltre un decennio fa prometteva grandi guadagni, adesso comincia a regalare qualche delusione. Per Sky i guadagni sono ridotti al lumicino, per Mediaset,invece, non esistono proprio, anzi. In queste condizioni le trattative rischiano di egalare scarne soddisfazioni a meno che la Lega, guardando all’estero, non cominci a importare sistemi che stanno regalando, a chi li ha adottati, grandi soddisfazioni. E la mente corre immediatamente a Premier e Bundesliga.

ESCLUSIVA – Il sistema italiano è, in realtà, ricco di anomalie che oggi, in una situazione di difficoltà possono rivelarsi dei gravi handicap. Le società «contestatrici» ne hanno evidenziato uno: gli advisor. Sono utili? Servono per vendere i diritti in un mercato nazionale in cui ormai c’è solo un acquirente? E per le vendite all’estero è questo il sistema migliore visto che la Lega incassa poco più di un ottavo della Premier ma ha un ascolto pari alla metà? Gli inglesi e i tedeschi hanno deciso di affidarsi a un management proprio e vendendo direttamente hanno ricavato di più. Può essere una soluzione? Poi ci sono i problemi che sollevano i possibili compratori. Tutti gli esperti concordano su una valutazione: i diritti italiani in queste condizioni faticheranno a crescere di valore, un po’ perché costano già tanto in rapporto a un campionato che non riempie gli stadi, ha perso campioni e squadre in Champions, un po’ perché chi li acquista non è messo nelle condizioni di ottenere dei ritorni adeguati da reinvestire nel sistema. Oggi il mercato sembra premiare chi vende il prodotto e non chi vende per piattaforme perché i sistemi di trasmissione sono troppo integrati e in questa maniera le esclusive diventano delle finzioni. E’ evidente che chi si accosterà a Infront (se gli verrà rinnovato il mandato) solleverà il problema, pretenderà una esclusiva che lo metta nelle condizioni di rendere redditizio l’investimento. In caso contrario chiederà di spendere meno, molto meno.

 

La Redazione

G.D.

Fonte: Corriere dello Sport

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