Il Mattino – Insigne, dai fischi a leader del Napoli: la metamorfosi di Lorenzo

Insigne gioca con l’allegria dei ragazzini per strada o in spiaggia la stessa che porta in conferenza stampa con De Laurentiis ma ormai ha una consapevolezza da grande calciatore, e infatti si concede persino un tacco che a momenti diventa gol bravissimo Handanovic che salva l’Inter da una imbarcata ma non può nulla di fronte alla sconfitta. Gli manca solo il gol, che sarebbe un ornamento su una partita che ha diretto, con vivacissima forza, e sapere moderno, riuscendo a non assentarsi mai, a non cadere in quei tempi morti o quelle svogliatezze che lo portavano fuori dal gioco, adesso lo ritroviamo persino in copertura non solo quando serve, ma su ogni azione. La decisione di invecchiare all’ombra del Vesuvio gli ha regalato una sicurezza che ha mangiato le esitazioni, che ha masticato le frizioni con l’ambiente, portandolo a diventare un altro, oltre se stesso, e il suo carattere. Questo girone di ritorno, ma soprattutto il gol al Santiago Bernabéu hanno regalato al Napoli un Insigne che ha liberato la sua vocazione leaderistica, la sua voglia di cercare il gol come avveniva a Pescara, senza più remore, complice la velocità di scambio raggiunta con Mertens e Callejon. Ora che ammutolisce le difese e gli stadi avversari, ora che senza scomporsi dribbla tre avversari e poi smarca lo spagnolo sulla destra con una abitudine matrimoniale, ora che con frequenza si accentra e si infila per presentarsi davanti ai portieri, ora che tenta giocate che non possono non dirsi maradoniane, con tiri a volo che bordeggiano pali e traverse quando non trovano gli angoli avversari, ora che tutto quello che veniva messo in dubbio è usato come carico di liberazione, ora che persino i calciatori della sua generazione facendo il suo nome sorridono e ne indicano la grandezza, ora e solo ora il viaggio formativo è finito, ora comincia il divertimento, la trasgressione. E se c’è stato un tempo, ora lontanissimo, dove il San Paolo fischiava Insigne, e lui a ruota contestava quei fischi, litigava con Mertens e con Sarri, pure quello è servito.