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Mazzarri ieri ha compiuto 51 anni da re del campionato

I tifosi chiedono al mister un regalo a fine campionato molto particolare

La vita (ri)comincia a cinquantuno anni: e in quell’alba del nuovo giorno l’arcobaleno che compare all’orizzonte va al di là dei sogni di quello spicchio di Napoli che ha scelto di esserci, un saluto e via verso la storia, fasciata (appena) d’un tricolore. Tanti auguri a te, sussurrato con discrezione, per non dover poi interpellare la scaramanzia, per rispettare i riti d’un Mazzarri allergico ai proclami e all’enfasi, per buttarla sull’ironia e consegnare una torta e un messaggio che capovolge la manifestazione assai intima che celebra a Castelvolturno un primo ottobre da (meritato) capolista: «Mister, ma il regalo non glielo facciamo. Quello ce l’aspettiamo da lei». Gli scugnizzi son fatti così, prendere e non lasciare, perché il cinquantunesimo compleanno consegna un’altra dimensione – e non solo anagrafica – e induce chiunque a credere che nulla sia impossibile e che la fantasia vada alimentata. Genova per lui è ormai un pericolo scampato a pie’ pari, con la consapevole maturità che i «grandi» ostentano nelle difficoltà più consistenti e stavolta il «nemico» da combattere con la ferocia richiesta al suo Napoli è quell’euforia strisciante che sta contagiando una città che ha smesso d’essere disillusa. Ci sono almeno cinquantuno buoni motivi che un ristretto gruppo di fans ritiene sufficienti per svegliarsi e andare a ringraziare a modo proprio, con cortesia, il padrone delle loro aspirazioni: e però, in quel gesto simbolico che rafforza l’empatia colta sin dall’ottobre del 2009, guai infilarci l’esuberanza o – peggio ancora – una dose indigesta di entusiasmo. Perché se la vita (ri)comincia a cinquantuno anni, per Mazzarri è arrivato il momento di godersela fino in fondo, standosene (apparentemente) distanti da quel clima di collettiva felicità che va domata e sorseggiata a piccolissime dosi. Un brindisi chiaramente sobrio, al netto d’ogni bollicina e di qualsiasi controproducente divagazione, per evitare di perdere la testa dal collo e coccolarsi, il più a lungo possibile, quella della classifica e delle cinquantuno sfumature d’azzurro da trasformare in tricolore. 

Fonte: Corriere dello Sport

La Redazione

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