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Mimmo Carratelli: “Le “cassandre” portano jella anche se dicono la verità”

Ora sorgono molti problemi. Due sconfitte consecutive, due punti nelle ultime quattro partite, troppi  gol al passivo (14 in  sei gare dopo l’ultima chiusa con De Sanctis imbattuto), la prossima Champions compromessa, gli infortuni. Bisogna arrestare la picchiata. Non è in ballo solo questa stagione, ma anche la prossima. Se si chiude male quest’annata, con un finale di campionato  deprimente, sarà ancora più complicato programmare la prossima. C’è il rischio, e i “rumors” si  sprecano, che la delusione di questo periodo negativo intacchi i rapporti di stima e di fiducia al  vertice del Napoli, tra presidente e allenatore, tra allenatore e squadra, tra presidente e squadra. Non  deve accadere. Le critiche si sprecano e si anticipano i “processi” cancellando il ricordo delle “notti magiche”. Nel calcio è sempre così, a Napoli è anche peggio. Ma nel Napoli non è tempo di alcuna  “resa dei conti”. La critica fa il suo mestiere. Il Napoli resti compatto. E’ un’ipotesi solo peregrina  quella secondo cui la Champions mollata a Londra, dopo un’attesa molto fiduciosa, abbia  prosciugato tutte le energie mentali e fisiche del Napoli? Anche nel Milan la “botta” di Barcellona  h a lasciato il segno. L’ipotesi però non deve trasformarsi in alibi. I giocatori del Napoli, alla vigilia  delle trasferte con Juventus e Lazio, avevano fatto proclami di riscossa. Puntavano in alto. Sul  campo, i proclami si sono volatilizzati. Due sconfitte nei secondi tempi sono il segno che il Napoli  non regge più fino in fondo la tensione di un match. Perde grinta e concentrazione. Gli errori individuali si moltiplicano. Quale sia la “cura” può saperla e usarla  solo Mazzarri. La sua difesa  della squadra, contro ogni evidenza, merita una “risposta” da parte dei giocatori. Al tecnico devono  molto. Se hanno sfiorato l’impresa in Europa e in campionato lo devono all’allenatore che ha  “inventato” una squadra “di sogno” superiore alle doti del gruppo. I limiti si conoscevano. Il Napoli  è andato al di là delle aspettative e oltre i suoi meriti effettivi per il lavoro maniacale del tecnico.  Poi le teste e i muscoli non ce l’hanno fatta più. La crisi ha coinvolto i protagonisti maggiori, proprio i giocatori che avevano fatto sognare più di ogni altro. Non c’era forse un Napoli “di sogno”  prima, ma non è “vero” neanche questo Napoli che è regredito (14 punti meno dell’anno scorso!). Il  campionato prosegue con gare per niente facili perché tutti gli avversari, specialmente quelli che  lottano per la salvezza, saranno temibili, la stessa Atalanta, mercoledì sera, non ancora  completamente al sicuro, poi il Lecce sul suo campo. Ci deve essere un “armistizio di serenità” per  non complicare questo momento difficile. Il San Paolo è chiamato ad una ennesima prova di generosità aiutando questo Napoli in difficoltà. Se c’è stanchezza fisica e mentale, nessuna formazione, nessun modulo tattico, nessun avvicendamento nel corso delle gare possono essere  giudicati sommariamente. Ora il Napoli ha bisogno dei suoi tifosi, quelli che bene o male ha fatto sognare. Non è facile, nel calcio, arrestare le “discese”. Ma bisogna aiutare il Napoli a ritrovarsi. Il  terzo posto era l’ultimo traguardo (vogliamo pensare anche alla finale di Coppa Italia contro una  Juve martellante?). Si è allontanato di sei punti, ma resta ancora in ballo. Juventus-Lazio e Roma-Udinese potrebbero portare buone notizie per gli azzurri. Ma le ultime speranze passano  necessariamente per un successo pieno contro l’Atalanta. Coraggio. A chi gioverebbe “rompere il  giocattolo”? Gli errori di quest’anno devono servire per correggerli nella prossima stagione. Inutile  fare i sapientoni oggi che non gira più bene. E quelli che dicono “io l’avevo previsto anche nei  momenti migliori” si facciano da parte. Le Cassandre portano jella, anche se predicono la verità.

Fonte: Il Roma

La Redazione

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