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Napoli, brividi e festa. Lo Swansea spaventa, ma il finale da cardiopalma premia la gli azzurri

NAPOLI – E ora che il pibe è un ricordo (mai svanito), l’eroe d’una città stordita è l’erede designato dagli dei che governano l’universo tra Buenos Aires e Napoli: si scrive Higuain e si rilegge un fenomeno stratosferico, il leader (silenzioso) che obnubila con una giocata, il carisma incarnato in un solo uomo e nella sua straripante personalità che diviene la scia da seguire per raggiungere gli ottavi di finale di Europa League e sognare con gli occhi spalancati e la tremarella da governare. Napoli 3, Swansea 1: ma nulla era annunciato, e semmai se lo fosse stato, ha poi provvceduto a stropicciare l’indirizzo del destino quel diavolo in carne e ossa che s’è inventato (ancora) calcio per una notte, liberando Insigne, poi sbattendo rabbiosamente in porta (e dal nulla) la sfera del 2-1 nella quale leggere il futuro, infine ergendosi a paladino della resistenza e della ripartenza: andiamo, ragazzi. Ed è stato un festival, il tormento e l’estasi, in un concentrato di «dolcissima» follia che s’è presa Napoli e l’ha lanciata sulle montagne russe.
ECCOLI – Là, tutti assieme appassionatamente dinnanzi allo specchio del 4-2-3-1, in quella sfida speculare che passa per incroci nelle zone, tra ombre che si inseguono e non si concedono tregue, in pressing e forcing forsenati di chi ha scelto di non risparmiarsi. Eccoli là, Napoli e Swansea, a darsele e di santa ragione, parti tu no che parto io, a velocità straripante, senz’esclusione d’affondo, perché tanto non è mica una notte per calcolatori. E’ da dentro o fuori e quando sembra che stiano seriamente calando le tenebre, appena al 10′, Raul Albiol va a leggere il taglio di Emnes e a sparacchiare via dalla porta sguarnita la conclusione perfida.
BRRR – E’ paura. E si capisce subito e durerà sino al tramonto d’una gara che non muore mai, che aspetta la zampata di Inler per sedare il batticuore. E c’è da starsene incollati alle seggiole, ove mai sia possibile, e reggere alle emozioni forti d’un match complesso, esaltante e però anche scioccante, in quel vortice creato da chi crea e da chi invece dissipa. Però c’è tanto Napoli, subito, c’è profondità nella manovra, c’è persino il disegno perfetto degli astri che pare raffigurato in quel pallonetto tenerissimo (17′) suggerito da Higuain a Insigne: 1-0 ed è un’altra vita, almeno così sembra, così dovrebbe essere, se lo Swansea avvertisse il bruciore della ferita sulla pelle. Invece, niente: Monk ha allestito un gruppo ignifugo, peraltro con il fuoco dentro, e se Higuain è un lanciafiamme (20′) ma spedisce alto da posizione invitante, la reazione gallese sa essere vibrante, ancorché elegante, massiccia e poderosa. Il campo è un total white, in lungo ed in largo, con la diga napoletana che dà segni di cedimento, che viene sgretolata (30′) da una sferzata di Bony – sul quale esce un po’ esageratamente Henrique – che De Guzman trasforma nell’1-1 che sa di passaggio.
IL TERRORE – Corre sul filo dei centimetri, perché il Napoli ha smesso di essere bello ed è divenuto imperfetto (sfilacciandosi) e lo Swansea s’è lanciato: ci vuole un Reina con i fiocchi (40′) su Bony e servono i santi protettori (18′ st) su un Hernandez da cartolina. Il registro tattico è stato scarabocchiato, il Napoli ha perduto le distanze, a Monk s’è ingrossata la fiducia e mentre Hamsik (fuori Pandev) cerca posizione, la scelta di Benitez d’avvicendare Insigne (e non un Callejon impalpabile) per affrontare il mischione con Mertens sa d’azzardo. Ma chi governa l’esistenza ha indirizzato la sua attenzione sul Napoli, lo tutela da un colpo di testa sciagurato di Bony – sistemato a cinque metri da Reina dallo strabiliante Pablo Hernandez – e su un pallone sporco, di quelli apparentemente inutile (34′) offre a Higuain lo spazio per la girata ch’esalta.
CARDIOTONICI – Ce ne vorrebbero ed in quantità industriale, perché lo Swansea non smette mai d’assaltare, lo fa a testa alta, ragionando, e il Napoli ha incubi da esorcizzare e una statua da erigere per Pepe Reina: è l’ottantasettesimo, dal caos dell’area di rigore svetta Tiendalli, stacco imperioso, almeno quanto il colpo di reni d’un intervento monumentale. C’è dell’altro, signore e signori, c’è Higuain (ma no?) che in classico contropiede fallisce il colpo di grazia e dopo lui anche Hamsik e quei tre minuti di recupero sono sofferenza autentica, sino a quando sul ribaltamento di Hamsik non sbuca Inler, diabolicamente, per il delirio di massa. L’Europa (League) è per il Napoli. il viaggio (verso Oporto) continua…

 

Fonte: Corriere dello Sport

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