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Napoli, la forza della ragione o la ragione per forza?

Tra obiettivi e primi bilanci, uno sguardo al cammino del Napoli

L’equilibrio di giudizio pare non appartenere al mondo del calcio. Un mondo che si alimenta di imprese eroiche, di miti costruiti e distrutti in un batter di ciglia. Sensazionalismo e luoghi comuni riempiono pagine di giornali e impazzano nelle chiacchiere da bar. Chiacchiere, appunto. Da sempre sostengo che l’informazione debba porsi l’obiettivo di raccontare fedelmente la realtà e di saperne cogliere i cambiamenti nel medio/lungo periodo. Di certo l’obiettività – distinguere i fatti dalle opinioni – è un esercizio assai complesso ma trova nei numeri dei validi alleati.
Tra una parte della tifoseria che si fa contagiare dall’entusiasmo, spesso eccessivo, di certa informazione e quella che in aperta sfida alla gestione De Laurentiis continua a muovere aspre critiche alla società, credo sia necessario provare a fare chiarezza sui reali meriti del napoli e su quali sono realisticamente i suoi obiettivi stagionali.
Il Napoli si è reso protagonista di un ottimo avvio di campionato: tre vittorie in altrettante partite. La serie di affermazioni consecutive in campionato si allunga a quattro se si tiene conto dell’ultima partita della scorsa stagione. Un bilancio che da quella data (13 maggio 2012, nda) fa segnare 5 vittorie e 1 sconfitta in gare ufficiali e 9 vittorie e 1 sconfitta se si tiene conto delle 4 amichevoli di rilievo giocate questa estate. Se a questi dati aggiungiamo, a corollario, che la sconfitta nella finale di Supercoppa Italiana è da ritenersi quantomeno discutibile per quanto visto in campo, allora è facile asserire che il Napoli è una squadra che sta acquisendo una mentalità vincente; la qualità fondamentale di ogni grande club.
È proprio questa la dimensione che il Napoli punta a raggiungere, in un processo di crescita che in meno di 8 anni ha portato gli azzurri dalla serie C alla Champions League e alla vittoria della Coppa Italia.
I dati diventano ancor più confortanti se limitiamo l’analisi alla gestione Mazzarri. Con l’allenatore toscano in panchina, il Napoli ha collezionato 66 vittorie in 138 gare ufficiali (quasi una vittoria ogni due gare, nda), perdendone 31.
In campionato Mazzarri ha guidato la squadra per 110 partite realizzando 191 punti (1,73 punti a partita. Nelle ultime 110 partite la Juve ha una media di 1,74 il Milan di 2,03, nda). Tenendo conto del punto in cui si è partiti e dell’evoluzione della rosa, il Napoli può dire di aver gettato delle fondamenta solide sulle quali effettuare l’ultimo salto di qualità.
Più volte ho scritto dei meriti e dei limiti dell’allenatore del Napoli. Pur rimanendo convinto che l’avventura del tecnico toscano sulla panchina azzurra finirà al termine di questo campionato, devo riconoscergli di essere riuscito a superare alcuni dei limiti che hanno negato al Napoli risultati ancora migliori.
Sul piano tattico, pur non rinunciando alla difesa a tre, l’allenatore ha approntato variazioni che tengono conto delle qualità degli uomini a disposizione, recuperando Inler ai suoi livelli, completando la maturazione di Hamsik – ora sempre presente nel cuore della manovra, a cui assicura la sua enorme classe – e portando Pandev a far danni tra le linee di centrocampo e di difesa avversarie. Tutto questo ha assicurato anche un miglioramento della qualità della manovra in fase attiva e una maggiore copertura della difesa in quella passiva.
Si intravedono miglioramenti anche nella lettura della partita da parte del tecnico di San Vincenzo, con le sostituzioni non più relegate agli ultimi 20 minuti della gara.
Sebbene Mazzarri continui a prediligere il lavoro con calciatori già maturi da un punto di vista tattico – in questo senso vanno considerati gli acquisti di Gamberini e Mesto – qualcosa sta cambiando – non so dirvi se per imposizione societaria o per un sincero cambio di filosofia – anche nella gestione dei giovani calciatori. Se è stato semplice superare i propri dubbi sulla prontezza di Insigne, lo è stato meno decidere di trattenere Vargas invece che darlo in prestito, provando ad aiutare la sua esplosione in un ambiente che tenta di proteggerlo, come dimostra il grande affetto dimostrato dai compagni in occasione della tripletta realizzata ieri contro l’Aik Solna. Discorso simile si può fare per El Kaddouri e Uvini e per lo spazio che alcuni giovani come Fornito e Novothny stanno trovando ai margini della prima squadra. Il progetto giovani probabilmente non esploderà sotto la guida di Mazzarri ma sta gettando le basi più importanti proprio sotto la sua gestione. Aspettando i sempre tanto agognati investimenti societari nel settore giovanile.
Ma non è tutto oro quello che luccica. Spesso bisogna saper leggere tra le pieghe dei freddi numeri. Le statistiche dicono che nelle prime 3 giornate di campionato il Napoli ha incassato solo due goal, tre in quattro incontri se consideriamo la finale di supercoppa. Un dato che dovrebbe restituire un’immagine di una difesa solida e affidabile. Eppure, spesso la retroguardia azzurra ha palesato difficoltà evidenti nel neutralizzare gli attacchi avversari, anche al cospetto di squadre di medio valore.
I limiti maggiori si sono evidenziati negli attacchi per via centrale, a causa del calo della pressione dei tre centrali di centrocampo (particolarmente Inler) e nelle marcature su azioni nate da calcio da fermo. Da sempre il grosso limite del sistema difensivo della squadra di Mazzarri. Su questi limiti e su di un maggiore cinismo sotto porta dovrà lavorare il tecnico azzurro, provando anche a perfezionare ancora i meccanismi in fase d’impostazione così da condurre per più tempo i ritmi di gioco.
La prova di maturazione maggiore, però, il Napoli dovrà fornirla nella gestione del doppio/triplo impegno, garantendo maggiore riposo agli elementi inamovibili della squadra titolare senza svilire troppo il valore medio dell’undici utilizzato in Europa League e in Coppa Italia, competizioni nelle quali il Napoli dovrà lottare per la vittoria finale. La serie di sei partite in 18 giorni che aspetta il napoli darà maggiori indicazioni a tal proposito. Vincere, divertire e lanciare i suoi giovani sono gli obiettivi di questa prima fase della competizione europea e della coppa Italia.
Chi vi scrive crede che solo una critica costruttiva possa realmente aiutare la società a crescere e a diventare una realtà stabile dell’élite calcistica nazionale e continentale. Il rapporto tra la società e i tifosi e la stampa deve essere, perciò, basato sulla chiarezza ed il rispetto reciproco. Personalmente sostengo che gli obiettivi stagionali del Napoli, per quelle che sono le condizioni attuali, sono: classificarsi tra il primo ed il terzo posto e raggiungere le fasi finali dell’Europa League e della Coppa Italia. È solo una volta riscontrata l’impossibilità di raggiungere questi obiettivi che le critiche assumeranno la forma del legittimo diritto di censura da parte di tifosi e stampa. Fermo restando il diritto di dissentire dalle scelte fatte durante l’anno dalla società e dall’allenatore. Nella speranza che prevalga sempre la forza della ragione e mai la ragione per forza…Pompilio Salerno

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