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New York, un sindaco “azzurro”. Bill de Blasio, origini campane e grande tifoso del Napoli

A New York raccontano divertiti che per fare il sindaco della Grande Mela ci vuole un fisico adeguato. Insomma, spalle larghe e coraggiose. Ebbene, se è così, Bill de Blasio è l’uomo giusto con i suoi 197 centimetri d’altezza, il profilo da gigante e il coraggio d’una vita vissuta contromano. Democratico, progressista, anticonvenzionale e italiano, mister Bill. Non di nascita, è vero – è nato a Manhattan nel 1961 – ma di sangue sì. E di tradizione. Perché con sudista volontà, a metà della sua storia americana ha cambiato addirittura il nome ed il cognome: da Wilhelm Warren jr. a Bill de Blasio. «Vorrei andare allo stadio San Paolo per vedere il Napoli» ha confidato ai suoi parenti in ItaliaDal cognome del
padre ex veterano, alcolizzato e poi suicida, a quello della madre Dorotea. Soprattutto a quello di nonno Giovanni, che negli anni Venti da Sant’Agata de’ Goti partì per gli States con una valigia piena di speranze e anche di forbici, metro e buon cotone per portare là la sua fantasia di sarto, uno che oggi chiamerebbero stilista. Insomma, italiano, beneventano, napoletano nel sangue e nell’anima, Bill de Blasio, il quale anche nella notte del successo newyorkese ha ribadito e rivendicato l’orgoglio delle sue radici.
E mentre lui parlava, si stappavano bottiglie e si brindava nell’ex cinema di Sant’Agata de’ Goti, trasformato in improbabile e lontano quartier generale del concittadino Bill. Non ancora concittadino, ma quasi. Perché, parola di parenti vicini e lontani, Bill de Blasio ha promesso di tornare in primavera in quella casa di Largo Scuola Pia da dove partì nonno Giovanni. E quella sarà l’occasione per il sindaco e il consiglio comunale di consegnargli la cittadinanza onoraria e le chiavi dell’antico e affascinante borgo ai piedi del Taburno.
DESIDERIO – Ma non sarà Sant’Agata de’ Goti l’unica tappa del suo ritorno a “casa”. Eh no. Perché mister Bill ha espresso un desiderio: «Vorrei andare al San Paolo a vedere il Napoli giocare» , ha detto a un suo cugino.
E che problema c’è. Il Napoli già l’aspetta a braccia aperte. Intanto, Aurelio De Laurentiis gli ha cinguettato i complimenti – «Un uomo della nostra terra diventato sindaco di New York, la città più importante e famosa del mondo» , ha scritto. E visto il desiderio espresso dal nuovo sindaco di New York, nei prossimi giorni da Castelvolturno partirà una mail. Così nell’austero municipio di New York, al centro del City Hall Park, a due passi da Broadway, arriverà l’invito ufficiale del presidente De Laurentiis E’ anticonformista e ha un fisico da cestista: andava a scuola con Ewing un mito della Nbaad assistere ad una partita del Napoli a Fuorigrotta. In primavera? Può darsi.
E magari, chissà, col Napoli in piena bagarre per lo scudetto. Insomma, un bell’incrocio di due desideri.
TRADIZIONI – Già, ma com’è che Bill de Blasio tifa per gli azzurri? Roba vecchia. Tradizione di famiglia, sembra. Ma c’è anche un’altra storia accreditata. Quella che vuole Napoli e tutto ciò che alla città appartiene – quindi anche il Napoli, la squadra, la maglia – specchio di radici antiche. Quelle che Bill De Blasio ha voluto mantenere. Anzi, rinnovare con forza, volontà, senso d’appartenenza. A cominciare da quel suo italiano che fa tanto “Broccolino” imparato a scuola e “affinato” nelle chiacchierate con il suo barbiere, Alberto Amore, con shop proprio da quelle parti. «Dieci minuti per il taglio e venti di chiacchiere felici» , racconta don Alberto. Il quale, però, non ha notizie di Bill de Blasio bravo, oltre che in politica, anche in qualche sport. «Giocavo a basket, ma sono ricordi giovanili. Tutto qui. E pensare – gli ha confidato qualche tempo fa il sindaco che si insedierà il primo di gennaio – che da ragazzo ho studiato con Patrick Ewing» .
Ewing, uno dei migliori “centri” che abbia mai avuto la NBA: due volte oro alle Olimpiadi (LosA ngeles e Barcellona) con gli USA e a lungo anima dei Knicks: i vecchi “pantaloni alla zuava” di New York. Insomma, l’impressione è che il caro Bill, rimasto indietro con il basket, di calcio non ne sappia addirittura niente o quasi. Ma fa nulla. La passione c’è. L’azzurro comunque gli appartiene e quando verrà da queste parti – perché ci verrà, è sicuro – sarà ben preparato. Saprà tutto di Higuain e Callejon, di Albiol e Fabio Pecchia. E di Aurelio De Laurentiis, il quale negli States, seppure sulla costa opposta, ci sta spesso e come a casa sua. Verrà a tifare Napoli, mister Bill. E trovandosi qui potrebbe dare pure qualche buon consiglio. No, non a Benitez sulle geometrie da campo ma su come ridurre la forbice tra la Napoli ricca e quella in povertà. Perché è proprio questo il suo grande sogno newyorkese. E allora, auguri Bill. A presto al San Paolo con una maglia azzurra addosso. XXL, of course.

Fonte: Corriere dello Sport

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