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Ottavio Bianchi: “Napoli non è Liverpool o Valencia. Mi preoccupa una cosa di Benitez…”

Il problema è la fase difensiva? O giocatori non adatti agli schemi di Benitez? Ottavio Bianchi, allenatore del primo scudetto azzurro, mischia tutto nel calderone della prima, grande crisi. «Mi pare ovvio che la fase passiva non sia ottimale. Se dipende dai centrocampisti o dagli attaccanti che non coprono bene, questo lo deve dire l’allenatore. Il Napoli ha commesso errori in campo e fuori». Iniziamo dalle problematiche esterne, si riferisce a fattori ambientali? «Proprio così. Napoli non è Liverpool o Valencia, da noi l’intensità e maggiore, si mastica calcio sette giorni su sette e della partita parlano anche i cani che vivono in famiglia. Bisogna vivere bene la città, sapersi isolare altrimenti la concentrazione si perde e si creano attese eccessive. Mi preoccupo quando sento dire da Benitez: abbiamo fatto fin qui cose straordinarie. Oppure dopo Dormund: mi è piaciuto l’atteggiamento della squadra. Di straordinario il Napoli finora non ha fatto nulla e poi se nelle partite che contano becchi 8-10 reti segnando appena un gol, mi dite cosa c’è da essere contenti?» Veniamo ai fatti del campo: deluso dal Napoli? «Un po’ sì, la squadra si specchia troppo, dovrebbe essere più pragmatica e cinica. Manca di continuità e puntualmente fallisce gli esami di maturità. Non è un bel segnale». Le formazioni allenate da Benitez hanno tutte una spiccata tendenza offensiva: è un’idea di gioco troppo penalizzante per il Napoli? «Potrebbe andar bene se poi la squadra difende corta e compatta. Cosa che gli azzurri non fanno, o comunque stanno facendo male. Forse il problema è nella testa dei giocatori che tendono a strafare». È un modo elegante per suggerire all’allenatore spagnolo maggiore prudenza? «In certe partite bisogna sapersi accontentare, anche a costo di cambiare modulo. Ricordate l’Inter di Mourinho? Ha conquistato il “triplete” giocando tutti indietro e poi affondando gli avversari in contropiede. Nel gioco del Napoli vedo eccessiva frenesia, la voglia di dimostrare a tutti i costi di essere i più bravi: non va bene, ogni tanto bisogna saper porre dei limiti a se stessi». La struttura di gioco azzurra è in grado di supportare quattro attaccanti? «Possono andar bene se sono al top della forma. A Dortmund il Pandev o Higuain di turno, appena finita la giocata, si fermavano e mettevano in difficoltà i centrocampisti che a loro volta lasciavano scoperti i difensori». E adesso? «La disamina degli errori commessi deve essere severa e senza alibi. Prendiamola come un’influenza di passaggio, ci sono gli uomini e i mezzi per risalire in fretta”.

 

Fonte: Il Mattino

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