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Pandev, niente gol ma tanta qualità

Ci sono giocatori normali e giocatori-amuleto. Guerrieri predestinati. Nei momenti difficili, quando ti ritrovi ad un bivio, o protagonista o semplice comparsa, il loro tocco può risultare decisivo. A Goran Pandev, Walter Mazzarri ha assegnato questo compito. È una punta, o una mezzapunta ma non fa gol da una eternità, dal 7 ottobre nella gara del San Paolo contro l’Udinese. L’erede del Pocho, ha timbrato il cartellino solo due volte in questo campionato (l’altra rete al Parma). Eppure non c’è ballottaggio che tenga: Lorenzo Insigne, il suo «antagonista» nel ruolo di spalla di Cavani, l’ha spedito in panchina poche volte in questa stagione. Ma solo per qualche acciacco del macedone di ferro che ha tra i punti deboli quello di essere un po’ troppo gracilino nella gambe. Che, per questo, ha saltato due gare (più altre due per squalifica). Ma a parità di condizione atletica, al massimo c’è spazio per qualche «staffetta». Niente di più. Eppure questa estate aveva illuso tutti: dai dilettanti della Rappresentativa Trentina fino allo Sporting Braga aveva sempre fatto gol. Poi aveva segnato anche in Supercoppa, a Pechino. Sembrava una metamorfosi. Da lì ad andare avanti, però, ha segnato solo col contagocce.
La coppia più amata da Mazzarri, si ritrova a meraviglia: toccherà ancora a Goran e al Matador, andare all’assalto del Catania di Maran. E poco importa che ora ci sia anche Emanuele Calaiò pronto a prendere il posto del macedone: l’arciere è ostaggio di un ruolo da vice-Cavani che gli va molto stretto, perché per caratteristiche sembra più un vice-Pandev.
L’arrivo dell’ex senese ha generato una competitività tra gli attaccanti che Mazzarri continua a gestire senza troppi patemi. Lui non è un allenatore che si lascia condizionare dal momento: il tecnico azzurro ha cucito addosso a Pandev il nuovo modulo del Napoli. Con qualsiasi modulo giochino gli azzurri, il macedone parte alle spalle della prima punta e non c’è nessuno che sappia farlo meglio di lui. E non solo: sponde, lanci lunghi, verticalizzazioni, palloni recuperati.
Mazzarri lo adora per la sua capacità di addattarsi al match come pochi altri: anche se non fa gol il tecnico partenopeo non lo ha mai mollato, anzi ha continuato a dargli fiducia, convinto della bontà dell’acquisto da lui stesso suggerito a De Laurentiis. Lo ritiene il partner ideale per Cavani: con Hamsik, infatti, si alterna alle spalle del Matador confezionando assist su assist. Pandev è a quota 6, lo slovacco ne ha sfornati 7. Anche grazie alle loro giocate il Napoli ha un’impressionante continuità realizzativa: gli azzurri vanno in gol da 12 partite di fila in campionato e hanno segnato almeno una rete in 27 delle 32 partite stagionali.
In Italia è da 12 anni: inizia all’Inter. Una stagione in Primavera, una in prestito allo Spezia, poi all’Ancona: 2003-04. È il momento della sua esplosione: Galeone lo trasforma in una prima punta, Delio Rossi alla Lazio ne resta incantato. Quando torna all’Inter con Mancini e Mourinho fa qualsiasi cosa: gioca al fianco di Balotelli o alle spalle di Eto’o e Milito. Vince una Champions ma quando capisce che a Milano non c’è più spazio per lui, molla l’Inter. A Napoli si porta la sua maglia portafortuna: la numero 19. Ora aspetta il Catania (a cui ha segnato due volte, ma ai tempi della Lazio) per aiutare il Napoli a inseguire il sogno scudetto. Magari tornando pure a fare gol: 4 mesi non devono essere poca cosa per un fenomeno come Pandev.

Fonte: Il Mattino

La Redazione

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