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Parla il sociologo: «La discriminazione territoriale è punto cardine della norma, no all’abolizione»

Il razzismo nello sport. Un tema scottante trattato in diverse pubblicazioni da Mauro Valeri, sociologo e psicoterapeuta, responsabile dal 2005 dell’Osservatorio su razzismo e antirazzismo nel calcio, autore del volume «Che razza di tifo», edito da Donzelli. «Stiamo attenti al monitoraggio di tutte le sentenze del giudice sportivo sui fenomeni di razzismo e discriminazione territoriale associati al calcio. E sono già numerosi gli episodi segnalati nel corso degli ultimi anni, adesso la risonanza è maggiore perché la norma è stata applicata più volte a distanza ravvicinata».

La norma sulla discriminazione territoriale, si è acceso un ampio dibattito: qual è la sua posizione? «La norma è inserita nel codice di giustizia sportiva, la discriminazione territoriale è un punto cardine ed è uno degli elementi da contrastare con maggiore fermezza negli stadi. Giusto, anzi direi doveroso, che il giudice sportivo la applichi quando sia riscontrata la violazione di questi principi».

Galliani ha proposto l’abrograzione della norma… «Sarebbe la cosa peggiore in questo momento perché si farebbe solo una cortesia ai razzisti. E poi la norma s’ispira a quella presente nel codice di disciplina dell’Uefa che definisce quattro punti di discriminazione territoriale collegati alla razza, alla religione, all’origine etnica e alla lingua».

I cori antinapoletani rientrano tra quelli di discriminazione territoriale? «La valutazione di caso a caso a caso spetta al giudice sportivo. Di base i cori contro i napoletani, quelli inneggianti al Vesuvio e che ricordano il colera e il terremoto sono palesemente discriminatori. Ma il fenomeno non riguarda solo i napoletani, oppure la divisione tra il nord e il sud. È molto più esteso ed è giusto contrastarlo».

Ritiene opportuna la chiusura degli stadi? «È prevista dalla norma e quindi va applicata, può essere un deterrente. Sicuramente in Italia va migliorata la cultura sportiva e va fatta una migliore informazione sul tema. Cioè va fatta una netta distinzione tra gli sfottò e i fenomeni di discriminazione territoriale, che sono cosa ben diversa. Alla base sarebbe opportuna una maggiore chiarezza ma soprattutto una maggiore educazione».

Le curve solidarizzano con i tifosi del Milan… «Questo fa parte di un codice comportamentale tra tifosi. La norma va interpretata dal giudice sportivo e comunque varia da nazione a nazione perché in Italia gli elementi discriminatori possono essere diversi rispetto a quelli degli altri paesi. Sicuramente vanno debellati gli episodi di discriminazione territoriale con la stessa fermezza degli episodi di razzismo perché tutti e due fanno male».

Fonte: Il Mattino

La Redazione
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