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Per la sfida contro il Parma, Mazzarri avrà di fronte otto ex “allievi”

Domani al San Paolo una trappola in più per il Napoli

Valiani aveva i capelli, Mirante ma­sticava amaro, Modesto la serie A l’aveva vista solo con il telecomando in mano, Lucarelli aveva finalmente smesso di essere sempre considerato il fratello di. Tutte queste cose sono suc­cesse, a loro, e sono successe quando c’era lui, cioè Walter Mazzarri. Spieghiamo: c’è un Mazzarri-team anche nel Parma che do­mani sera sarà di scena al San Paolo. Ci sono cioè tanti giocatori che Mazzarri ha allenato, talvolta svezzato, ogni tanto lanciato, più rara­mente – ma è capitato – bastonato, si fa per dire, ma almeno rende bene l’idea. Li contiamo? Valiani, Modesto, Lucarel­li, Mirante, Blasi, Santacroce, Pavarini e Zaccardo.

PIU’ SU CHE GIU’ – Anno di grazia 2002-03, la Pistoiese è in serie C1. Mazzarri ha appena lasciato l’Acireale, Valiani ha appena lasciato la pasticceria di casa per provare a fare il calciatore. Quel­l’anno è il dodicesimo uomo e alla fine mette insieme 28 presenze, neanche male. Aveva i capelli tutti al loro posto, ed erano talmente in forze da consentir­gli un ciuffo. Con Mazzarri, Francesco Modesto è diventato un calciatore. Il tecnico del Napoli ha dato un senso al­le sue corse. Siamo nell’estate del 2005.

Mazzarri siede già sulla panchina ama­ranto. Il mercato gli consegna questo terzino disordinato che arriva dalla se­rie B di Ascoli. Mazzarri ne farà uno dei pilastri della Reggina che centrerà due salvezze storiche. In quei tempi, a Reg­gio, c’è pure Nicola Pavarini, che era stato anche il portiere titolare del Li­vorno (di Mazzarri) tornato in A dopo cinquantacinque anni. Lucarelli? Cristiano? No, l’altro. Suo fratello. Ales­sandro Lucarelli incon­tra Mazzarri a ventotto anni. Che non sono po­chi. Però l’età non conta, se a contare è il resto. Nel suo biennio alla Reg­gina Alessandro Luca­relli si propone come un centrale difen­sivo moderno, tempestivo nelle chiusu­re difensive e abile nell’impostare l’azio­ne. Antonello Venditti cantava: « Maturità t’avessi preso primaaaaaaa… ». E’ proprio quello che pensa Lucarelli. Zaccardo conosce Mazzarri a Bologna, tra la Primavera e la prima squadra: sono entrambi all’ini­zio della loro avventura.

PIU’ GIU’ CHE SU – E Mirante? I suoi due anni alla Sampdoria hanno coinciso con il biennio blucerchiato dell’attuale alle­natore del Napoli: 2007-2009. Parte tito­lare, poi qualcosa si inceppa. E Mazzar­ri è costretto ad alternare lui e Castel­lazzi, che alla fine si guadagna il posto da titolare. Anche l’anno dopo, Mirante di fatto gioca quando Castellazzi è in­fortunato. Ma in campo ci va poco: solo 9 presenze in campionato, 2 in Coppa Italia e 2 in Coppa Uefa. Ci sono poi i napoletani, Manuele Blasi e Fabiano Santacroce, i due ragazzi che Mazzarri ha avuto a Napoli senza però che sia scoccata la scintilla. Fabiano Santacro­ce fa crac poche settimane prima del­l’arrivo di Mazzarri. E’ il 23 settembre del 2009 quando il difensore fa crack: menisco, operazione, rieducazione. Quando Mazzarri sostituisce Donadoni (debutta il 18 ottobre contro il Bologna) Santacroce è ancora in infermeria. Tor­nerà a fine febbraio, salvo infortunarsi di nuovo. Anno nero, da dimenticare. Santacroce spera di rifarsi, lavora tutta l’estate, ma quando si presenta ai bloc­chi della stagione 2010-11 non trova più posto: Mazzarri ha altre idee, il Napoli ha trovato un equilibrio, per Santacro­ce c’è solo da dividersi tra panchina e tribuna. Anche Manuele Blasi, che con Reja era un pilastro inamovibile, duran­te la gestione Mazzarri finisce in un co­no d’ombra. E lì rimane. Figli, figliocci, voluti o trovati per ca­so, ragazzi svezzati o incompresi, qual­cuno riconoscente, altri con una lista di rivendicazioni lunga da qui a lì: sono quelli che Mazzarri l’hanno incontrato e l’hanno avuto per maestro, buono o cat­tivo? Parlano le loro carriere, prima e dopo l’incontro. Il segno che un allena­tore lascia sui giocatori che ha allenato si misura anche così.

La Redazione

A.S.

Fonte: Corriere dello Sport

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