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«Prandelli in campo contro la camorra»

Portare in giro per il mondo il nome di Napoli è una delle cose che mi rende più orgoglioso nella mia vita di sportivo e di napoletano. La sciabola della nostra città ha regalato all’Italia tantissime medaglie, tantissime soddisfazioni.
Alle ultime Olimpiadi volevo fare qualcosa di speciale, e così ho nascosto nella tuta la bandiera italiana con la scritta «Benvenuti al Sud», la stessa che orgogliosamente avevamo portato alla sfilata di apertura dei Giochi. A dispetto delle ferree regole del Cio siamo saliti sul podio con quel tricolore «meridionale». Luigi Tarantino, Mauro Sarmiento, Giorgio Avola, io e tanti altri atleti ci siamo fatti fotografare dietro quel drappo orgogliosi di rappresentare l’Italia e la nostra provenienza.
Siamo giovani di questa terra e come tanti lavoriamo duro per far sì il nome della nostra città sia conosciuto in maniera positiva in tutte le parti del mondo. Io poi ho una fortuna. Ho girato tanto grazie alla scherma, ho visto città lontanissime, grandi e piccole, calde e fredde e come Napoli non c’è nessuna. È questa forza che ci deve spingere. Con il mio fraterno amico Luigi Tarantino abbiamo una palestra a Cercola, hinterland di Napoli. So cosa significa accogliere ragazzi di tutte le estrazioni sociali. So cosa significa affrontare problematiche di evasione scolastica e famiglie difficili. Per questo iniziative come quella della squadra di calcio di Quarto in Promozione, baluardo della legalità, non possono far altro che essere accolte con entusiasmo. E chi è dietro l’organizzazione deve trarre da eventuali accadimenti negativi la forza per andare avanti.
Lo sport fa tanto perché riesce ad accendere i riflettori su vicende difficili e spesso dimenticate. Ricordo quando la Nazionale di calcio si allenò in Calabria in un campo sequestrato alla ‘ndrangheta. Sono messaggi forti che mi piacerebbe si potessero verificare anche nella mia terra. Sarebbe bello che proprio a Quarto fosse organizzato un evento come quello. Il calcio è capace di catalizzare un’attenzione incredibile e io stesso me ne sono accorto quando sono stato premiato al centro del San Paolo con l’applauso di uno stadio che una volta mi vedeva spettatore, oggi protagonista. Un’emozione più forte di quella che ho vissuto a Londra.
Un giorno mi piacerebbe poter creare una polisportiva. Ho lanciato l’idea ad Aurelio De Laurentiis. Sarebbe una medaglia importante almeno quanto quelle che ho vinto finora. Perché lo sport è un linguaggio universale e imparare le regole, la disciplina, il fair play è il primo passo per diventare cittadino. E Napoli ne ha tanto bisogno.

Fonte: Il Mattino

La Redazione

P.S.

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