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Rafael si racconta: “Qui per fare bene, non temo la pressione. Damiao mi piace molto”

Rafael ha idee chiare. «Sono qui per fare bene e conquistarmi sul campo una maglia da titolare, il posto sicuro non è scritto sui contratti. Julio Cesar? Non l’ho sentito». Ventitre anni, il primo impatto con un campionato europeo. «Sono maturato velocemente, ho perso mia madre a 13 anni e sono arrivato in prima squadra giovanissimo. Non temo la pressione, ho giocato in stadi da 100mila spettatori, anzi mi fa molto piacere poter giocare al San Paolo».
Dopo la Libertadores ecco il momento decisivo della carriera. «Passo da una squadra forte ad un’altra ancora più forte come il Napoli che lotta per lo scudetto e la Champions». Aspetta Damiao. «Mi piace molto: è l’attaccante della nazionale brasiliana e aiuta la difesa come Cavani». Un destino scritto, nato portiere. «Nella prima partitella da ragazzino serviva un portiere, mi misero in porta e parai tutto», racconta.
In Brasile è diventato un pararigori. «Ne ho parati tanti, la mia tecnica è muovermi in orizzontale sulla linea per ridurre lo specchio di porta al tiratore. In Italia lo specialista è Balotelli, cercherò di parare un rigore anche a lui: lo aspetterò fino all’ultimo, come fa lui, per costringerlo a tirare dal lato che voglio io. In Italia ci sono tanti attaccanti forti, penso a Tevez della Juve: non temo nessuno anche se rispetto tutti». Due idoli per il suo ruolo. «Marcos, il portiere brasiliano campione del mondo nel 2002, e poi Cech del Chelsea. Ora quello più forte è Neuer del Bayern Monaco». Stregato da Benitez. «Parla molto e mi ha detto di avermi seguito molte volte nel Santos. Ritiene importante per un portiere il gioco con i piedi, nel calcio moderno è fondamentale per tenere alta la squadra». Pronto alla sfida alla Juventus. «Partiamo alla pari».
Il Napoli può aprirgli le porte del Brasile. «Sì, il Napoli può essere importante anche per questo. Spero in una chiamata del ct Scolari ai Mondiali». Sul confronto Pelè-Maradona tra il giocatore più forte di tutti i tempi se la cava così. «Maradona è il vostro idolo ma capitemi io sono brasiliano…». Un’altra bella parata.

Fonte: Il Mattino.

La Redazione.

D.G.

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