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Raid contro i napoletani, una sola Beretta a sparare: per la Digos “Gastone” non era solo!

Ci sono due momenti distinti che segnano i fatti di Tor di Quinto e intorno ai quali sono articolate le attività investigative: l’aggressione ai tifosi azzurri che ne ha innescato la reazione e la successiva fase della sparatoria, nella quale sono rimasti feriti tre napoletani e lo stesso De Santis, sospettato di aver fatto fuoco.
Rispetto alla prima fase, le indagini sono orientate alla ricerca, attraverso l’uso dei filmati e non solo, dei presunti complici di “Gastone” che avrebbero partecipato all’aggressione ai danni dei tifosi napoletani: le quattro persone con casco integrale nero che, come riferito da alcuni testimoni, dopo la sassaiola con lancio di petardi si sarebbero dileguate. Lasciando a quel punto da solo De Santis nella seconda fase degli scontri, quella conclusasi con quattro colpi di pistola a segno e tre feriti.

Esami balistici. Sebbene nell’interrogatorio di garanzia De Santis abbia negato di aver sparato, gli inquirenti restano convinti del fatto che a premere il grilletto sia stato lui, perché da solo negli istanti più drammatici. Lo stub eseguito sulla mano destra, all’esame in laboratorio, ha rilevato tracce «compatibili» con l’uso di un’arma da fuoco, ma anche con materiale pirotecnico (petardi e bombe carta, peraltro utlizzate a Tor di Quinto): non è un esame a favore del sospettato ma nemmeno utilizzabile da solo come prova, perché manca il “tre su tre” al microscopio. Del resto, il test può essere alterato dalla semplice acqua: i pm, non a caso, si sono soffermati negli interrogatori anche sull’azionamento di tubi da giardino sulla scena del crimine.
Le altre risposte arriveranno dallo stub sulla mano sinistra e dai campioni rilevati sui vestiti indossati da De Santis, tutti accertamenti ai quali la scientifica sta lavorando da alcuni giorni. Ma soprattutto dalla pistola: la Beretta calibro 7.65 lunedì sarà sottoposta ad esami balistici. Oltre al rilievo dell’impronte, che dovrà chiarire quante e quali persone abbiano effettivamente toccato l’arma, saranno esaminati i proiettili per accertare che siano stati tutti esplosi dalla medesima arma (per la Digos è una certezza), smentendo così definitivamente l’ipotesi dell’uso di più pistole. In più, l’esame dovrà stabilire posizioni e distanze relative tra chi ha sparato e i tre feriti. Si tratta di accertamenti tecnici non ripetibili, che avverranno alla presenza dei periti di parte nominati dalla difesa di De Santis. Che, a proposito dei risultati parziali dello stub sulla mano destra, ieri ha ribadito di non aver avuto ancora accesso ai referti trasmessi alla Procura. «La formale richiesta di prendere visione ed estrarre copia dell’esame stub eseguito su Daniele De Santis – spiegano gli avvocati Tommaso Politi e Michele D’Urso – è stata rigettata dalla Procura. L’atto permane, dunque, allo stato, non disponibile ai difensori in quanto coperto da segreto istruttorio» .

Interrogatori. Aspettando il lavoro della scientifica, ieri in Procura sono stati ascoltati nuovamente Donatella Baglivo e il suo compagno Ivan La Rosa, i gestori del circolo culturale Ciak Village che per primi hanno soccorso De Santis, una volta sopraffatto dalla reazione dei napoletani alla sparatoria, e che hanno raccontato di aver spostato l’arma – nascosta, alla fine, in un cestino dietro un vaso da fiori dalla Baglivo – temendo che qualcuno potesse ancora adoperarla.
Ricostruiti gli spostamenti dell’arma, in funzione degli accertamenti balistici di lunedì, le domande dei pm Eugenio Albamonte e Antonino Di Maio, estese anche alla signora Anna, altra testimone dei quei minuti drammatici, sono state orientate ancora a ricostruire l’accaduto, quante e quali persone (anche tifosi napoletani) fossero presenti.

Fonte: corriere dello Sport

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