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Reja, ciao Napoli per colpa della Lazio

C’era una volta un uomo fiero, bruciato dal sole e dal sale come i marinai, che un giorno di mezza stagione, incappucciato a dovere più per camuffarsi che per proteggersi, s’immerse nei vicoli per amore dell’arte tra lo stupore della gente. E poi, sì, c’erano anche i fischi e gli applausi. La rabbia, le liti e il rispetto. L’amicizia e la lacrime. I trionfi. Le sconfitte. La rinascita, l’Europa e il tributo da brividi. E la carne, il vino, il mare e un lustro di storie e di vita che Edy Reja non dimenticherà mai. E neanche Napoli. La sua Napoli. Che sabato lo accoglierà come uno dei suoi fratelli.

IL MISTERO – E allora, penna e calamaio. Perché la storia va scritta così, romanticamente, come merita il personaggio. Un grande uomo, un grande signore che arrivò a Castelvolturno in tenuta casual nel 2005, a gennaio, alla vigilia di una partita con il Cittadella, e se ne andò in giacca e cravatta nel 2009, a marzo, proprio dopo una sconfitta con la Lazio. Pensa te. Dimissioni o esonero, per la verità, non s’è mai capito granché bene: fatto sta che se c’è un uomo del mondo del calcio che De Laurentiis adora e stima come solo un amico si può, quello è proprio Edy.

LA ZIA – O zio Edy, come lo chiamavano in tanti, per il suo essere burbero e affettuoso al tempo stesso. Come la “zia” , per gli amici, era la signora Livia: moglie e compagna, amica. Che classe. Sorrisi e gentilezza, sigarette slim e lezioni di stile. Dicono che l’anno scorso, alla vigilia del grande ritorno al San Paolo, la signora abbia pianto davanti al televisore quando la curva rese omaggio al suo Edy, e poi spense l’apparecchio. Troppo. Dicono anche che questa volta stia sfogliando la margherita: esserci o non esserci, sabato allo stadio? Bah. Si vedrà. Qualche amico ha invitato lei e lui in Costiera. L’amavano da morire, quella costa.

LA CASA – I ricordi sono indelebili: la suite 505 dell’Holiday Inn, l’albergo che domina il centro sportivo azzurro, dove Edy s’è anche dilettato con l’hobby del golf, è stato lo scrigno di giorni, notti e segreti per 5 anni. Mai una casa vera, perché tanto lì c’era una famiglia: cuochi e personale? Macché. Amici. Il rombo con le patate e le battute di Bruno – lacrime a fiumi nel giorno dei saluti -, e poi vino bianco Jerman o rosso Malbec per la carne. Tartufo per dessert, cioccolato con il grappino friulano. Perché lui, cittadino onorario di Lucinico, goriziano di ferro dal cuore tenero, non ha mai dimenticato le origini.

IL PROF – Per ritrovarne qualche sapore, il giovedì si rintanava a Quarto, non lontano dalla casa di Mazzarri, insieme con i collaboratori: alla Fattoria del Campiglione, carne e cantina da oscar. E per il pesce, invece, c’era la pezzogna al sale della Lanterna del Porto, a due passi dal campo. Con lui, sempre, ovunque e comunque c’era (e c’è) Gigi Febbrari. Il prof. Il preparatore atletico: amico vero, signore d’altri tempi con cui ha costruito prima la rinascita del Napoli, poi quelle dell’Hajduk e della Lazio.

L’ARTE E LA FEDE – Capolavori. Come quelli che Reja, incappucciato e camuffato, andava a visitare insieme con la signora Livia: il Cristo Velato e il museo di Capodimonte; e poi, gli spettacoli al teatro e le chiese. Napoli fertile, se è per questo. A proposito: in chiesa, al sabato, Edy ci andava anche per pregare. Nella pineta vicino l’albergo. Poco più in là del mare, solcato a vela. L’altra passione insieme con la bicicletta: ore a inalare brezza e poi via a far sanguinare i polpacci a furia di pedalate sul Vesuvio.

IL RITORNO – Le scalate, del resto, sono state il pane napoletano: dalla C alla A, e poi in Uefa, con 188 panchine azzurre cadenzate da applausi, contestazioni e due tributi da lacrime del pubblico del San Paolo: uno in contumacia, alla prima di Donadoni, suo successore; uno al primo ritorno, il 3 aprile 2011, giorno del 4-3. Ritorno da avversario, ma anche ipotesi di ritorno da dirigente. Nell’estate 2009, pochi mesi dopo la separazione, aveva quasi accettato: poi arrivarono l’Hajduk e la panchina. “Prima o poi tornerà” . Parola di De Laurentiis.  

La Redazione  

A.S.  

Fonte: Corriere dello Sport

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