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Restyling

San Paolo, dopo l’agibilità una gara per la gestione: allo studio un bando pubblico

Alla società vincitrice tutti gli oneri ma anche tempi lunghi per spalmare l’investimento

Oggi, al massimo domani l’agibilità. Il tormentone San Paolo sta per arrivare finalmente all’ultima puntata. Anche ieri i tecnici del Comune e quelli della «Commissione di vigilanza provinciale per il pubblico spettacolo» della Prefettura hanno lavorato per mettere il sigillo burocratico all’agibilità della struttura di Fuorigrotta. Ottimismo crescente in Comune e in Società. Così spuntano nuove ipotesi di accordo fra il patron Aurelio De Laurentiis e il sindaco Luigi De Magistris sul futuro dell’impianto. Ovvero un restyling del valore minimo di 80-100 milioni. Si sa che sulla materia non mancano le divergenze. Una strada per l’accordo è venuta fuori nelle ultimissime ore: è quella che vedrebbe il Comune impegnato per mettere in campo a brevissimo tempo una gara per la gestione pluriennale dello stadio. Il bando potrebbe prevedere che l’aggiudicatario deve provvedere tanto alla manutenzione ordinaria quanto a quella straordinaria. In questa seconda voce è contenuta la questione restyling. Va da sè che, per quanto già affermato nella convenzione in essere e perché lo garantisce una legge, il titolare della squadra cittadina avrebbe una corsia preferenziale. Sostanzialmente avrebbe comunque la possibilità in ultima istanza di aggiudicarsi la gara.
Perché questo meccanismo dovrebbe garantire Comune e Società? Dal punto di vista di Palazzo San Giacomo la strada amministrativa ipotizzata è quella che garantisce la massima trasparenza ed è ampiamente nei binari della legalità. Il San Paolo è un bene pubblico, particolare che non va mai dimenticato, tutto quello che riguarda lo stadio deve essere quindi di evidenza pubblica. In questo modo l’amministrazione si libererebbe dell’onere della manutenzione ordinaria che vale tra i 5 e i 6 milioni l’anno. E non avrebbe la necessità di restaurare lo stadio. In più, alla scadenza del recupero dell’investimento da parte del privato incasserebbe un canone di locazione. Soddisfacendo anche le esigenze di legge che impongono che il bene pubblico affidato deve dare risultati favorevoli all’amministrazione. Dal punto di vista del patron, questo tipo di gara per la gestione, darebbe la certezza di avere per un cospicuo numero di anni il bene in uso e fare gli investimenti sarebbe più semplice in quanto potrebbe realizzare un piano finanziario di ammortamento congruo e lungo. Scegliere contestualmente di testa sua come fare il restyling. Sullo sfondo resta il progetto della Astaldi. Farne un altro richiederebbe almeno sei mesi di tempo.
Certo è che tutte le parti in campo sono attive. Il sindaco in particolare spinge il piede sull’acceleratore. A margine del Consiglio comunale si esprime prima come tifoso: «Sono rammaricato per l’addio di Cavani: sono sicuro che solo a Napoli avrebbe potuto esprimere in pieno le sue capacità e la sua fantasia, ora bisogna fare una squadra forte». Poi vira sulla questione stadio. «Innanzitutto otteniamo l’agibilità, e ci siamo quasi. È stato fatto un lavoro eccellente da parte di tutti e soprattutto in perfetta sinergia con la Società calcio Napoli. E questa la condizione per passare immediatamente alla transazione dove il Comune è creditore. Quindi la nuova convenzione». De Magistris spiega ancora: «Non c’è dubbio che chiederemo al presidente di mantenere l’impegno preso a Città della Scienza qualche settimana fa. Ovvero mettere i soldi necessari per lo stadio. Napoli ha bisogno del nuovo stadio e c’è bisogno di risorse, dobbiamo farlo subito perché abbiamo la necessità di avere uno stadio all’altezza del futuro». Infine sui rapporti con il patron: «Con De Laurentiis ci siamo lasciati esattamente così: prima l’agibilità, perché senza non si può fare nulla. Poi io non mi accontento di questa né di un colpo di pennello allo stadio».

Fonte: Il Mattino

La Redazione

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