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«Calcio scommesse, non è finita: presto altri sviluppi»

Il capo della Polizia Manganelli annuncia: «Colpiremo duro»

Il calcio sporco «è una brutta storia». E chi trama deve stare in allarme, perché presto la magistratura si rifarà vedere. Il capo della polizia Antonio Manganelli non lo ha mandato a dire. Con un’uscita inusuale, visto che si parla di inchieste, ha spiegato che dopo aver smascherato «partite truccate» e aver scoperto «il coinvolgimento di tesserati», ora dalle indagini stanno emergendo nuovi elementi: il profilo giudiziario darà «altri risultati». Manganelli ha anche avvertito: dal calcioscommesse si può uscire, ma chi ne è rimasto coinvolto non deve essere perdonato né «dagli organismi sportivi» né «dalla giustizia penale». È d’accordo il segretario del Coni, Raffaele Pagnozzi: «Un’amnistia sarebbe un fattore in contrordine rispetto al rigore che dovrebbe essere perseguito».
Sul fenomeno calcioscommesse, blitz e arresti si susseguono dal giugno scorso. Tutti opera della procura di Cremona. Ma inchieste sono in corso pure a Bari – dove ieri sono stati interrogati il difensore del Bologna Daniele Portanova e l’ausiliario ospedaliero Angelo Iacovelli – e Napoli. Gli investigatori lombardi iniziarono con 16 ordinanze di custodia cautelare, fra cui quella per l’ex bomber Beppe Signori. Poi, a dicembre, con altri 17 arresti. In manette finì pure la bandiera dell’Atalanta, Cristiano Doni. L’ultima tranche il 4 febbraio. Fra le persone finite in carcere anche il portiere del Piacenza, Mario Cassano. I cronisti fecero due conti: da giugno la procura di Cremona aveva arrestato 37 persone.
Intanto a Napoli i pm indagano su tre incontri di serie A della formazione partenopea. E un’altra indagine sta andando avanti nel capoluogo pugliese: 17 gli indagati in un’inchiesta su nove partite del Bari nello scorso campionato, sempre di serie A. Quest’ultimo filone si lega a quello di Cremona e ipotizza il coinvolgimento di esponenti della mafia barese. I pm di Cremona hanno iniziato concentrandosi su partire di B. Nelle carte dell’inchiesta, però, anche la A fa capolino.
Nel dicembre scorso, ad esempio, il giocatore del Piacenza Carlo Gervasoni parlò di incontri «truccati» pure nella massima serie. Manganelli non ha dato dettagli sugli sviluppi. Ma ha assicurato: «Colpiremo duro». Le indagini, ha aggiunto, «ci proiettano all’estero, non solo in Europa». D’altronde, anche in quelle in corso, «ci siamo resi conto – ha ricordato – che in alcune realtà c’era la mano della criminalità organizzata, con il coinvolgimento internazionale di mafia e scommettitori: siamo partiti da Cremona e siamo arrivati a Singapore».
Ieri il capo della polizia ha incassato pure gli elogi del presidente e dell’Interpol, Boon Hui Khoo. Durante il «Seminario di alto livello sulla legalità nello sport» organizzato a Roma da ministero dell’Interno, Interpol e Figc, ha detto che «la polizia italiana è stata formidabile nella gestione del fenomeno calcioscommesse». Un riconoscimento è arrivato anche a un esponente del calcio: il segretario generale dell’Interpol, Ronald K. Noble ha consegnato una medaglia al presidente della Figc, Giancarlo Abete, affinché la dia a Simone Farina: «Il difensore del Gubbio – ha spiegato Noble – ha rifiutato 200.000 euro per truccare una partita. Senza eroi come lui, la gente perderà fiducia nel bel calcio».

Fonte: Il Mattino

La Redazione

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