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Sensori sulla linea di porta, la Fifa valuta a marzo

Il mese prossimo l'International Board deciderà se proseguire gli esperimenti in atto

“Dateci la moviola”. L’esortazione si ripete sui giornali, sui social network e sui forum di internet, rilanciata dai tifosi, e non solo quelli milanisti scottati dal gol non convalidato nel big match contro la Juventus. La tesi diffusa è questa: quando praticamente tutti vedono la palla oltre la linea tranne arbitro e guardalinee, allora serve un ausilio tecnologico. Che potrebbe arrivare, perché è una priorità del presidente della Fifa Joseph Blatter, anche se il n.1 della Uefa Michel Platini non vuole trasformare il calcio in “football da playstation” e spinge per gli arbitri di porta, già utilizzati nelle coppe dal 2009.

“Quella di Platini è un’idea brillante ma costosa”, è la versione di Blatter che, sulla scia della rete fantasma di Lampard in Inghilterra-Germania al Mondiale in Sudafrica, vuole introdurre la tecnologia sin dalla prossima edizione iridata del 2014 in Brasile. La svolta può arrivare il 3 marzo, quando l’International Board della Fifa si esprimerà sugli esperimenti condotti negli fra novembre e dicembre e stabilirà se avviare la seconda fase di test, fra marzo e giugno.

L’obiettivo è individuare un dispositivo applicabile sulla linea di porta, accurato e non complicato. E’ accantonata l’idea di realizzare palloni con un microchip all’interno. Si pensa più che altro a un sistema di telecamere, sensori e impulsi che con un suono comunichino quasi immediatamente all’arbitro se la palla ha varcato la linea. L’alternativa, sulla scia di quanto accade in sport come basket e rugby, è la moviola a bordo campo, utilizzabile dall’arbitro o dal quarto uomo in casi definiti.

Nulla di tutto questo piace a Platini, soddisfatto dei risultati che ha portato l’inserimento degli arbitri di porta nelle coppe europee. “Sono contro la tecnologia nello sport – ha spiegato più volte il presidente della Uefa -, il calcio deve restare un mondo umano e gli arbitri devono essere aiutati a prendere buone decisioni ma la giustizia non viene né dalle telecamere né dalle televisioni”. “Se si vuole la telecamera sulla traversa delle porte non è un problema, ma non bisogna influire sul gioco”, e’ il pensiero del presidente dell’Aia, Marcello Nicchi, schierato per “l’umanizzazione del nostro sport”.

Fonte: Sky.it

La Redazione

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