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Tattica e mercato: il 75% di Benitez non è una bugia, mancano ancora due passi per essere al top

Non servono solo gli acquisti: Benitez potrebbe pensare a qualche variazione tattica

La seconda sosta del campionato di Serie A rappresenta un’occasione per qualche riflessione e un primo bilancio. Benitez e De Laurentiis hanno esternato una certa soddisfazione per quanto fatto finora, anche se i numeri sono meno esaltanti rispetto a qualche settimana fa. Se il famoso 75% di Benitez è una stima veritiera, ci si aspetta a breve una reale impennata.

Si parta con i numeri, l’unico dato certo: il Napoli occupa attualmente il terzo posto, a 3 punti dalla Juventus e 4 dalla capolista Roma, e con le stesse distanze verso il basso (3 punti dall’Inter, 4 dalla Fiorentina). La difesa azzurra è la terza migliore in Italia e l’attacco solo il quarto migliore, alla pari con la Fiorentina orfana di Gomez; anche la differenza reti è solo la quarta migliore, peggiorata dallo 0-3 di Torino. Al San Paolo il ruolino è ottimo, con 5 vittorie e un pari in sei gare, 14 reti fatte e 2 subite. Fuori casa sono state invece incassate le due sconfitte in campionato nei big-match con le dirette rivali, Roma e Juve. Pesante il passivo: 5 gol subiti e nessuno realizzato. Nonostante una dichiarata predilezione per le ripartenze veloci, dunque, il Napoli ha mostrato di soffrire le “grandi” e saper fare briciole delle squadre di medio-basso spessore. Sembrerebbe una contraddizione, ma forse non è proprio così.

Roma e Juventus hanno di certo giovato del fattore-campo, ma al contempo hanno saputo neutralizzare del tutto il brillante attacco azzurro. E da qui partono le ragioni di una doppia, netta sconfitta nelle sfide dirette per il vertice: Garcia e Conte sono soprattutto allenatori scaltri e strategici e prima di pensare a come colpire, hanno pensato a come annullare le potenzialità dell’undici di Benitez. Ovvero, hanno entrambi badato bene a difendersi, occupando ogni zona del campo in fase di non possesso e aggredendo sistematicamente i portatori di palla azzurri, costringendoli a manovre lente e prevedibili. Se le squadre “piccole” pagano questo atteggiamento per la ridotta qualità tecnica, Roma e Juve hanno giovato dei loro interpreti per mettere a frutto tale tattica. La Roma ha poi sfruttato i calci piazzati per incassare i tre punti, i bianconeri hanno avuto la bravura e la fortuna di capitalizzare un inizio travolgente ed arrotondare con tiri da fermo. Ecco perché i tifosi azzurri hanno avuto la sensazione di aver perso due gare che potevano anche finire 0-0 e 1-1.

Nella gara a Londra con l’Arsenal, l’altra delle tre “trasferte terribili” perse in malo modo, il Napoli ha patito invece il dinamismo e la circolazione di palla dei padroni di casa: Wenger non è abituato a difendersi e ha adoperato l’altra miglior difesa, l’attacco. Come conciliare questa sconfitta con le due di campionato? Con un altro aspetto: l’approccio e la personalità. A Londra come a Torino il Napoli è sceso in campo molle e insicuro, segnale molto in contrasto con una mentalità che sembrava, quest’anno, assolutamente votata ad un atteggiamento spavaldo e vincente. Benitez deve lavorare soprattutto sui fischi d’inizio: primi e secondi tempi sono cominciati in modo disastroso, di recente, anche contro Catania e Marsiglia, complicando vittorie che dovevano essere più nette. Ma, per quanto importante, la psicologia non può bastare a spiegare le dinamiche di una partita di calcio: le incertezze potrebbero essere colmate anche attraverso soluzioni tattiche.

Il centrocampo del Napoli è certamente un punto debole: proprio Roma, Juventus e Arsenal si avvalgono di una mediana folta e di grande qualità. Nella formazione-tipo di Benitez, invece, di solito sono soltanto due poveri svizzeri a dover battagliare contro armate di quattro-cinque avversari valorosi: la coppia viene fuori sempre dai tre elvetici (Behrami, Dzemaili e Inler) presenti in rosa, e in teoria dovrebbe essere supportata dalla cooperazione del tridente di trequartisti. Hamšík e Callejón sanno sacrificarsi e coprire, Insigne lo sta imparando, Pandev e Mertens sono un po’ meno disponibili. Ma il punto è che in periodi di partite ravvicinate e scarse riserve energetiche i compiti difensivi e offensivi riducono reciprocamente il rendimento, e una cosa fatta bene rende meno efficace l’altra. L’esclusione reciproca delle due fasi è evidente soprattutto per Hamšík, che sa essere devastante solo quando lasciato libero di dedicarsi agli inserimenti, senza pensare troppo alla copertura.

Può bastare allora guardare al mercato? Se è vero che il Napoli ha bisogno di un nuovo centrocampista, dai piedi buoni ma soprattutto capace di fare l’interditore al posto di Behrami (appurato che, per qualche motivo, Radošević  proprio non ha convinto Benitez), il mister azzurro deve anche pensare a qualche modulo alternativo da utilizzare in partite come le tre trasferte sopra citate. Nonostante il suo 4-2-3-1 sia un sistema molto malleabile, resta il problema della minoranza a centrocampo contro rivali di grosso calibro. L’attacco non ha problemi, tanto che pare superflua l’eventualità di un ritorno di Vargas. Potrebbe comunque servire un sostituto di Higuaín, a prescindere dalla fiducia in Zapata. Un innesto decisamente necessario sarebbe da fare in difesa, dove accanto alla coppia attualmente titolare, Albiol-Fernandez, ci sono poche certezze: Cannavaro è palesemente fuori dai piani, Britos ancora convalescente e mai davvero convincente, Uvini ancora troppo acerbo. Il problema dei terzini, già da tempo evidenziato nelle nostre analisi tattiche, è ora sotto gli occhi per gli infortuni di Mesto e Zúñiga: l’acquisto d’urgenza di Réveillère era indispensabile, sperando che il francese torni in condizione, ma servirebbe un altro elemento di qualità sulle corsie laterali di difesa.

Accorgimenti tattici e qualche innesto di mercato, con annessa una cura sull’approccio agonistico nelle gare importanti. Non poco il lavoro che aspetta Benitez e la società, tanto che l’ironia di Conte sul noto 75% dichiarato dal tecnico spagnolo sembra davvero inappropriata, perché ad essere perfezionisti manca ancora una bella fetta per raggiungere il massimo potenziale, forse anche più del 25%. Con la rosa attuale si può fare di meglio, mentre lo staff societario, senza volersi aspettare troppo per gennaio, deve ancora fare un piccolo sforzo per rafforzare una rosa che, con tre acquisti, può crescere ulteriormente e completarsi, per competere su più fronti nel migliore dei modi. Intanto c’è la pausa, che ancora una volta non è sinonimo di riposo: gli uomini di Benitez sono in giro per il mondo con le loro Nazionali.

A cura di Lorenzo Licciardi

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