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“Tuffi proibiti” a Villa Cannavaro: tre denunce

Una piscina attrezzata, con tanto di depuratore acceso, impianto idrico in grado di funzionare, parquet, lettini, sdraio e ombrelloni a bordo vasca. Tutto pronto per un tuffo refrigerante, nel cuore di ciò che resta dell’oasi di Posillipo, nella privacy di un domicilio privato.
Tutto pronto per un tuffo e qualche ora di relax, se non fosse per l’intervento dei carabinieri, che tornano in una residenza privata da tempo al centro di una vicenda giudiziaria. Qualche scatto allo stato dei luoghi e vengono formalizzate tre denunce per violazione di sigilli. Ecco l’ultimo capitolo della saga di Villa Cannavaro, la residenza napoletana dell’ex campione del mondo, da tempo sotto i riflettori del pool di magistrati che indaga sul fronte urbanistico. Che succede in via Petrarca? C’è una nuova informativa di polizia giudiziaria, o meglio, una nuova denuncia per la gestione della villa di Posillipo: a carico di Fabio Cannavaro, della moglie, e del fratello Paolo. Quest’ultimo, attuale capitano del Napoli di Mazzarri, è stato contattato dai carabinieri nel ritiro azzurro di Dimaro, dove è stata espletata una semplice elezione di domicilio. Passaggio tecnico inevitabile, dal momento che Paolo Cannavaro risulta da qualche mese custode della villa che appartiene al fratello. Qual è il punto? Perché procedere per violazione di sigilli?
Indagine condotta dalla sezione ecologia del procuratore aggiunto Nunzio Fragliasso, la storia è in parte nota. Dopo un lungo braccio di ferro con le autorità giudiziarie, i legali di Fabio Cannavaro hanno ottenuto il dissequestro della Villa costruita in collina da Fabio Cannavaro. C’è una parziale restituzione del bene, alcuni interventi edilizi vengono sanati, c’è l’accordo a togliere i sigilli solo per quanto riguarda i locali adibiti ad abitazione, mentre restano sotto sequestro le aree usate come giardino, tra cui anche una zona che – sin dal progetto iniziale – doveva servire da piscina.
Storia controversa, giocata a colpi di sigilli e ricorsi, segnata dal provvedimento del Consiglio di Stato – siamo allo scorso marzo – che assicurava la sanatoria del corpo di fabbrica della villa di Posillipo. Grazie al lavoro difensivo degli avvocati Roberto Guida e Luigi Pezzullo, la villa è stata così dissequestrata, ma solo per i locali da abitare. Più recente invece un nuovo provvedimento che riguarda anche le aree verdi: i due legali hanno infatti ottenuto un permesso di 40 giorni per ripulire dal degrado il giardino, lasso di tempo nel corso del quale, probabilmente, si è andati oltre i limiti imposti dalle autorità giudiziarie. Proprio nel ripulire la zona verde, c’è stata anche la manutenzione della piscina, con un parquet a bordo vasca, la sostituzione dell’acqua stagnante con acqua depurata. È così che intervengono i carabinieri agli ordini del luogotenente Tommaso Fiorentino e del capitano della compagnia Bagnoli Federico Scarabello. I militari si accorgono che qualcosa è cambiato, che si è andato oltre il permesso accordato per ripulire la zona, che i vincoli non sono stati rispettati. Quanto basta a ipotizzare il reato di violazione di sigilli, in uno scenario che ora attende la versione della difesa. Splendida, la villa bianca di via Petrarca. Quasi invisibile da terra, può essere ammirata solo da chi costeggia il golfo. Si trova esattamente al centro di due pini secolari, due esemplari di quella cartolina di Napoli che resiste sulla collina del golfo.
Nel 2006 le indagini condotte dal pm Giuseppe Noviello, ipotesi di abusi edilizi in atti d’ufficio, oltre al calciatore finirono coinvolti anche costruttori e tecnici di Palazzo San Giacomo. Sigilli, lo stop a ogni intervento edilizio, l’inchiesta, poi un caso che dal campo penale diventa materia amministrativa, per poi ritornare – è la cronaca di un giorno fa – ad interessare forze di pg e gli stessi pm del pool ecologia.

Fonte: Il Mattino

La Redazione

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