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Una questione di testa

La sfida più difficile per Mazzarri: dare continuità a questa squadra

La sconfitta di mercoledì sera contro il Chievo ha aperto nuovamente il dibattito sulla campagna acquisti del Napoli, sui limiti d’organico.

I tifosi partenopei hanno vissuto una sensazione di disorientamento durante e dopo Napoli-Chievo; era ancora forte il ricordo dell’impresa di Genova, che strideva fortemente con la debacle del San Paolo. In questi giorni ha ripreso forza l’argomento della rosa troppo corta e poco adeguata, con osservazioni legittime e condivisibili. Al Napoli manca qualcosa in difesa ed in attacco. Riguardo alla retroguardia un forte innesto potrebbe arrivare dalla crescita di Santacroce, mentre in attacco l’infortunio di Lucarelli ha aperto una crepa profonda, che il reintegro di Bucchi certamente non risolve.

Il ritorno in rosa del centravanti, che non si è riuscito a piazzare quest’estate, può essere utile a livello numerico, vista la scelta della società di non tuffarsi sul mercato degli svincolati, ma certamente gli azzurri non dispongono di alternative credibili a Cavani e Lavezzi. L’esperimento Sosa nel ruolo di seconda punta è un’idea ancora da verificare e Dumitru è un giovane di belle speranze, su cui non bisogna mettere troppe responsabilità e pressioni. Inoltre l’attaccante proveniente dalla primavera dell’Empoli è una seconda punta, quindi Mazzarri non ha a disposizione un centravanti di peso fondamentale per scardinare le difese avversarie in alcune gare. Se il Napoli vuole reggere il peso delle tre competizioni, a Gennaio deve investire sul mercato per la difesa e l’attacco.

Riflettendo, però, su Napoli-Chievo ed in vista dei prossimi impegni, i limiti dell’organico vengono in secondo piano, perché nella sfida contro la compagine di Pioli sono emersi dei limiti nell’approccio mentale e nella tenuta della concentrazione, che hanno a che vedere poco con il valore della rosa e con la condizione fisica.

A Genova il Napoli ha disputato una grande prestazione perché gli azzurri hanno messo in campo una grande applicazione ed una concentrazione costante, condizioni che hanno permesso agli azzurri di mettere in pratica le idee tattiche di Mazzarri. Contro la Sampdoria avevamo notato una squadra corta, capace di coprire tutti gli spazi con movimenti coordinati sia in fase di possesso che di non possesso. Contro il Chievo il tecnico toscano ha confermato l’undici titolare dell’impresa di Marassi e nei primi minuti ha avuto ragione. Infatti, il Napoli è andato in vantaggio al 9′, ha rischiato di realizzare il raddoppio sulla spinta psicologica e sulla fiducia ritrovata al Ferraris. Gli azzurri, però, una volta in vantaggio, si sono rilassati, concedendo troppo agli attacchi del Chievo. Il naturale calo fisico è stato micidiale perché è coinciso con la perdita di carica nervosa, dovuta al relax del vantaggio ed alla volontà di gestire la partita. Il Napoli è una squadra, che non ha gli uomini per gestire con calma il match per lunghi periodi di tempo, ma deve tenere lontano l’avversario dalla propria metà campo attaccando e sfruttando la velocità di Lavezzi, Hamsik e Cavani. Perciò ha naturalmente le caratteristiche più adatte a giocare in trasferta che in casa. I limiti psicologici sono evidenti proprio negli errori dei difensori, che non avevano la stessa rabbia e concentrazione, con cui hanno annullato Cassano e Pazzini. Riguardo al gol del pareggio clivense, Campagnaro si è distratto ed ha lasciato tanti metri a Pellissier, che difficilmente perdona gli errori dei difensori. Sul gol dell’1-2, a prescindere dal tocco di mano dell’attaccante del Chievo non ravvisato dall’arbitro Giannoccaro, Maggio ha compiuto il suo ennesimo errore in fase difensiva, non seguendo l’inserimento di Fernandes. Il terzo gol, invece, è frutto di un episodio, che però indica lo stato mentale della squadra. Il retropassaggio sconsiderato di Cannavaro indica un’apprensione esagerata e l’assenza di serenità; purtroppo dobbiamo constatare che il capitano, nei momenti di difficoltà, soprattutto al San Paolo, non è capace di guidare la squadra fuori dai problemi, ma è il primo ad andare in panico.

Gli errori individuali, che hanno determinato i gol del Chievo, sono frutto di un approccio mentale più rilassato rispetto all’applicazione spasmodica messa in campo contro la Sampdoria. I cali atletici non vanno combattuti solo con il turn-over, che vedremo a Cesena (Mazzarri sta valutando l’inserimento di Santacroce, Aronica, Zuniga e Yebda), ma soprattutto facendo crescere questa squadra sotto il profilo della maturità e della costanza. La sfida più difficile per Mazzarri è proprio questa; dare continuità al Napoli. Si può partire dal “Manuzzi” di Cesena, dove gli azzurri possono giocare con l’atteggiamento a loro più congeniale: bloccare gli attacchi della compagine romagnola e ripartire in velocità.

Ciro Troise

 

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