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Verso Genoa-Napoli, i dubbi di Rafa: Insigne in vantaggio su Mertens. Resta da decidere la mediana

Campo numero due: dove non arrivano gli sguardi indiscreti, dove ci si può allenare tranquillamente, senza correre il rischio di essere «denudati». Si riparte da lì e da un programma insolito, che prevede la cena a Castelvolturno e la partenza alle nove della sera, per arrivare con l’aiuto delle tenebre a Genova. E’ la prima e non ha i connotati d’una partita «speciale», eppure lo è: tutta colpa dell’Athletic Bilbao, di quella sconfitta rovinosa che ha mandato in fumo trentacinque milioni di euro e soprattutto sconquassato l’umore di chiunque. Però bisogna ripartire, mischiando un po’ le carte, leggendo nel cervello del Napoli, oltreché nelle gambe.

A SINISTRA. C’è un buco, che ha lasciato aperto l’infortunio a Ghoulam: non c’è emergenza, perché le soluzioni non mancano, però comunque bisogna intervenire. La prima opzione conduce dritto a Britos, che ci ha provato sia all’andata che al ritorno del preliminare; la seconda, meno probabile viste le condizioni ancora approssimative, conduce a Zuniga: magari va a finire che ci scappa la staffetta, per dar modo al colombiano di riprendere confidenza con il campo e con il Napoli.

LE SCELTE. Ventuno convocati, nessuna sorpresa: restano fuori Dzemaili e Pandev, ormai separati in casa ed in attesa che accada qualcosa al mercato; c’è Gargano, che se la va comunque a giocare con uno dei mediani; compare anche De Guzman. Ci sarà spazio per chiunque, a Marassi, perché lo permette la panchina lunga, ma la prima missione è recuperare Inler, rimasto a guardare con l’Athletic ed in odore di prima squadra per la sfida al Genoa. I dubbi s’avvertono e molto dirà l’espressione, la capacità di mostrarsi non solo fresco nelle gambe ma pure psicologicamente: a sinistra, più Insigne di Mertens, perché la verve dello scugnizzo può rappresentare un valore aggiunto ed il belga, a gara in corso, sa far male. Se Mesto sta meglio va a giocarsela con Maggio sulla corsia di destra ma mai come stavolta val la pena di rivolgersi al cuscino, di interrogarlo ripetutamente: perché è vero, è semplicemente una partita, la prima, ma capita subito dopo la disfatta di Bilbao.
Fonte: Corriere dello Sport

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