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A MENTE FREDDA – Il Napoli perde, pur vincendo: il Granada fa la storia al Maradona

Il gol di Zielinski illude gli azzurri, poi raggiunti da Montoro. Finalmente si rivede Mertens

Non riesce la rimonta al Napoli di Gennaro Gattuso, che vince ma non passa il turno contro il Granada. Serata storica per gli spagnoli: alla prima partecipazione all’Europa League arriva la qualificazione agli ottavi di finale, seppur aiutandosi con espedienti non propriamente leali (ma non siamo qui per scadere in polemiche sterili). La realtà dice che la squadra azzurra avrebbe potuto passare il turno a occhi chiusi, se solo avesse giocato come nel secondo tempo di ieri. E in campo c’erano Koulibaly, Ghoulam e Mertens, tutta gente in ritardo di condizione, il che la dice lunga sull’occasione che il Napoli ha sprecato. Già, sprecato, perché poteva essere tranquillamente padrone del suo destino.

Stavolta, pertanto, scuse non ce ne sono, né tantomeno può avere alibi mister Gattuso, che cambia per l’ennesima volta sistema di gioco. Nella partita decisiva decide di abbandonare le (poche) certezze a disposizione per schierare un inedito 3-4-1-2, che non fa altro che acuire uno stato di confusione già bello forte nella mente dei suoi calciatori. Il gol subito è “assurdo”, come dichiarato dal tecnico calabrese, oltre che fatale ed è figlio di un’incertezza dei centrali Rrahmani e Maksimovic i quali, ancora una volta, sbagliano nello scivolamento e lasciano Montoro liberissimo di segnare con un colpo di testa perfetto. Ancor prima, l’errore arriva da parte di Elmas, che permette a Foulquier di crossare con tutta la tranquillità di questo mondo. Anche il giovane macedone, però, è vittima di una posizione per nulla congeniale alle sue caratteristiche: non ha i tempi di chiusura di un terzino e a pagarne è tutto il Napoli, oltre che lo stesso Elmas.

Nel cuore di Napoli-Granada: l’analisi della partita

UN ACCENNO DEL VERO FAOUZI – Tra le note più liete della deludente eliminazione c’è sicuramente la prestazione di Ghoulam, subentrato a Maksimovic a inizio secondo tempo. L’algerino sembra quello di un tempo (seppur non ancora al 100%), s’intende a meraviglia con Insigne in virtù delle vecchie reminescenze di epoca “sarriana” e offre un gran contributo alla causa con l’intensa spinta sulla catena di sinistra. Tecnicamente fa la differenza rispetto a qualche suo collega, ma non lo scopriamo certo oggi. Nel finale va a un passo dal suggellare la sua ottima gara con una grande incornata di testa da calcio d’angolo: sceglie perfettamente il tempo del salto, ma il portiere avversario Rui Silva salva miracolosamente sulla linea. Meriterebbe di giocare di più, Faouzi.

Male, invece, il serbo, in grossissima difficoltà quando viene affrontato dagli attaccanti del Granada. Il centrale azzurro, inoltre, fa la frittata sul gol di Montoro in combutta con Rrahmani. Entrambi compiono l’ennesimo errore in marcatura, con il kosovaro che si ritrova nuovamente a contrastare l’uomo che, in realtà, era di Maksimovic: il capitano avversario, tutto solo in area, ringrazia e infila Meret di testa. L’estremo difensore partenopeo non ha, ovviamente, colpe sulla rete subita, né tantomeno avrebbe potuto intervenire. La sua partita non è fatta di grandi interventi perché il Granada pensa più a difendere il risultato che ad attaccare, ma, in compenso, mostra evidenti miglioramenti nel giocare la palla con i piedi. Il Napoli parte con in campo una difesa a tre, prima dell’ingresso di Ghoulam e il terzo elemento che compone il pacchetto arretrato, oltre a Rrahmani e Maksimovic, è Koulibaly, che torna titolare dopo una lunga assenza. La sua presenza ha sicuramente il suo peso in termini di sicurezza trasmessa ai compagni, ma quest’ultima viene intaccata, a tratti, per via di errori tecnici macroscopici da parte del senegalese, talvolta colpevole di un eccesso di confidenza nei propri mezzi.

UNA NUOVA SPERANZA – È quella che regala Fabián Ruiz quando segna il 2-1. Lo spagnolo sfrutta una delle ripartenze errate del Granada per attaccare la voragine lasciata dietro e, sul filtrante di Insigne, mette in porta il gol del nuovo vantaggio, che riaccende un minimo di speranza tra gli azzurri. Si conferma uno dei pochi a stare in salute e la sua partita ne è la prova. È intraprendente nel proporre gioco e, anche senza palla, fa i movimenti giusti. Non eccelle, di contro, nella fase di riconquista del pallone. Fa quel che può il suo collega di reparto Bakayoko, di cui il sistema di gioco fa emergere tutti i limiti nell’agire da regista. Lavora bene, invece, quando si tratta di svolgere i compiti affini alle sue caratteristiche, ossia quelli relativi all’interdizione. Disastroso, ma non per colpa sua, Elmas, che cambia ruolo per l’ennesima volta. Gattuso piazza il giovane macedone a tutta fascia sulla sinistra, ma è chiaro ancor prima di iniziare che gli si chiede troppo, tant’è vero che il gol del Granada arriva su una sua mancata chiusura su Foulquier, condizionata, però, da una rottura della linea di Koulibaly che lo costringe ad accentrarsi piuttosto che andare ad attaccare l’esterno avversario. Non benissimo, ma neanche malaccio, Di Lorenzo, chiamato a presidiare la fascia destra. Sebbene le giochi tutte e la fatica pesi, l’ex Empoli spinge tanto su quel lato e si sovrappone con regolarità. Nel primo tempo trova anche il gol, ma il lancio di Bakayoko per lui arriva con un attimo di ritardo, mandandolo in fuorigioco.

ILLUSIONE – La partita sembra mettersi subito in discesa per il Napoli, che al 3′ sblocca già il risultato con Zielinski. Un gol fulmineo che rimette in discussione il 2-0 dell’andata e mette paura al Granada ma che, al contempo, illude gli azzurri. Il polacco è in serata e si vede, ogni volta che dispone della palla si accende, dando l’impressione di poter creare pericoli da un momento all’altro. Meno efficace, invece, Politano. Fare la punta non è, ovviamente, ciò che preferisce. Ha giocato in quel ruolo al Sassuolo in passato, al fianco di Babacar, ma, se le cose migliori le compie da esterno, un motivo ci sarà. E, infatti, non incide come dovrebbe, o meglio come vorrebbe Gattuso. Al suo fianco gioca Insigne, anch’egli in difficoltà lì davanti. Pur non disputando una partita brillante, però, il capitano azzurro trova il modo di farsi vedere, dapprima centrando la traversa su punizione nel primo tempo e poi mandando in porta Fabián Ruiz nell’azione del 2-1.

Niente da fare, quindi, per il Napoli, affossato dal gol di Montoro. Il tecnico azzurro, tuttavia, può sorridere perché ha ritrovato Mertens, che ieri ha giocato fin troppo, sotto ammissione dello stesso Gattuso. Il belga è visibilmente affaticato (come potrebbe non esserlo?), ma la sua presenza in campo accresce l’autostima nel resto dei compagni, a testimonianza dell’entità di leadership che sa offrire a questa squadra. L’eliminazione a opera del Granada è ricca di rammarico per quello che poteva essere e non è stato. Il Napoli visto nel secondo tempo, pur avendo in campo tre o quattro elementi in ritardo di condizione, ha messo sotto gli spagnoli, il che fa rimpiangere l’atteggiamento visto nella gara d’andata e nel primo tempo di ieri. Ora resta soltanto il campionato, unica via d’accesso alla Champions League rimasta. Pian piano gli azzurri recupereranno tutti gli indisponibili tornando gradualmente allo stato iniziale (almeno dal punto di vista numerico). Basterà per ricominciare a correre? Per la risposta tocca per forza attendere, ma intanto alla prossima arriva il Benevento al Maradona: è da queste sfide che bisogna partire per rimettersi in carreggiata, altre scusanti non ce ne sono.

A cura di Giuseppe Migliaccio

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