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Caro Davide, il silenzio per ricordarti ha fatto più rumore di uno stadio pieno

Una lettera-ricordo per Davide Astori

Caro Davide,
chi sono io per scrivere qualcosa su di te? Nessuno, ma meriti un pensiero, un ricordo perché per chi come me vive di calcio la tua scomparsa toglie un qualcosa dentro.
Abbiamo la stessa età, ma tu sei un giocatore affermato mentre io non ho fatto ancora niente nella mia vita anzi sono stato fermo ad aspettare, aspettare cosa non lo so, ma sono stato fermo.
Sei stato molte volte vicino al Napoli e tutte le volte sarei stato felice a vederti con la maglia azzurra perché ho sempre pensato che fossi un ottimo difensore ed effettivamente sei stato protagonista di una carriera con dei picchi verso l’alto e con dei picchi verso il basso come la vita ci insegna a tutti noi.
Sei sempre stato il lato buono e bello del calcio: mai una parola fuori posto, mai nessuna polemica insomma sei stato sempre un esempio. 
Nel mondo del calcio c’è sempre cattiveria e odio nei confronti dell’avversario mentre per te c’è stato sempre una sorta di rispetto e tutti i messaggi di cordoglio che oggi  piovono per te  è la conferma di tutto ciò.
Che la tua morte porti ad aumentare la ricerca per controlli più serrati nel verificare le condizioni di salute di un’atleta.
Oggi, il calcio italiano si è fermato perché non si poteva andare avanti, non si poteva esultare per un goal realizzato, non si poteva imprecare per un’occasione mancata, non si poteva inveire contro l’arbitro ma ci doveva essere il silenzio. Il silenzio per ricordarti perché a volte il silenzio fa più rumore di uno stadio pieno.
Il calcio italiano, già in profonda crisi, è ancora più povero di contenuti con la tua scomparsa perché si perde un giocatore con i valori sani dello sport.
Scusami per averti dato del tu, ma siamo coetanei e quindi posso solo dirti grazie per essere stato un piccolo esempio nello sport che amo.
Arrivederci caro Davide. Grazie a te, oggi non ci sono stati colori, bandiere, squadre avversarie, ma solo  un unico pensiero e dolore per ricordarti.

A cura di William Scuotto

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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