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Che sia il mercato di Ancelotti, serve il suo marchio

Il Napoli studia i colpi per l’attacco ma i sogni sono alimentati dalle possibili cessioni

Ancelotti ha accettato il progetto Napoli, calandosi anche nell’annata di transizione, d’”atterraggio” dal sarrismo anche se più volte smentita nelle interviste, per incidere, mettere il suo marchio su quest’avventura. Contano i fatti: la cessione di Hamsik a febbraio e la gestione del caso Allan hanno dimostrato che si trattava di una stagione particolare. Non tutto va sempre come da aspettative ma per il percorso di Ancelotti al Napoli questo mercato è decisivo. C’è bisogno della sua impronta, il suo calcio posizionale, l’idea di portare il Napoli dal gioco codificato alla lettura costante delle situazioni è una rivoluzione che ha come passaggio intermedio la crescita dell’organico, il mercato per essere più competitivi aumentando il livello d’esperienza e personalità. C’è bisogno di un vento nuovo, i cambiamenti delle concorrenti in Italia, il cammino più agevole che sembra profilarsi in Champions League rappresentano delle opportunità da cogliere, la sfida per Ancelotti sarà riuscirci al Napoli che ha dei parametri finanziari rigidi. Le parole di De Laurentiis a Capri rappresentano una dichiarazione d’intenti, l’idea è rinforzare l’attacco.

L’abbiamo sottolineato durante tutta la stagione, la fase offensiva, soprattutto fino a quando la stagione è stata aperta su tutti i fronti, ha lasciato tanti rimpianti. Il Napoli in Champions League non ha compiuto l’impresa perché non è riuscito a far gol a Belgrado e ad Anfield, in Coppa Italia contro il Milan non è mai stato pericoloso, non ha colpito l’Arsenal che in fase difensiva ha evidenziato delle pecche, nelle sei partite-chiave, quelle che potevano cambiare la stagione, è arrivato solo il gol di Callejon contro la Juventus. Rispetto alla stagione precedente, considerando tutte le competizioni, il Napoli ha segnato cinque gol in meno pur giocando due gare in più e soprattutto 23 reti in meno rispetto a due stagioni fa (con quattro partite giocate in più), quando esplose il sarrismo dopo la notte di Madrid.

L’idea di calcio di Ancelotti è liquida, duttile, non sta dentro la rigidità dei sistemi di gioco, la strada è aumentare la qualità della fase offensiva, il compito è individuare il tassello giusto. La ricerca è aperta, si passa da una seconda punta come Lozano, che resta il “primo amore” di Ancelotti, ad un attaccante di movimento come Rodrigo passando per il grande sogno James Rodriguez. Per il colombiano il problema della collocazione tattica non sussiste, al Real Madrid con Ancelotti realizzò 17 gol e 18 assist giocando in tanti ruoli: trequartista, esterno d’attacco e addirittura centrocampista centrale in alcune occasioni. Per Insigne De Laurentiis chiede 90 milioni, non sono arrivate offerte congrue e al momento si va verso la permanenza di Lorenzo, in caso di cessione le porte per James Rodriguez si spalancherebbero ma il sì di Ancelotti e Mendes non è da sottovalutare, potrebbe prefigurarsi un’opportunità storica da cogliere. Rodrigo, James o Lozano, l’operazione è comunque onerosa e le cessioni potrebbero alimentarla: dopo i 20 milioni incassati per Hamsik a gennaio, c’è l’ampio partito degli esuberi, da Inglese, Vinicius Morais a Diawara a Verdi, Ounas, Sepe, Hysaj e Mario Rui. Il Napoli attende la risposta dell’Atalanta per Castagne, si lavora anche per rinforzare la difesa e il centrocampo, mancano due mesi circa, il tempo c’è e l’impatto del mercato del Napoli passa per le cessioni. L’annata di transizione è finita, l’atterraggio è quasi completato, che sia il mercato di Ancelotti.

 

Ciro Troise

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