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Allievi Nazionali, il disastro della maledetta “categoria di mezzo”

Mazzella ha subito uno scippo come avvenne a Liguori e Muro ma doveva fare di più riguardo a risultati sportivi, gioco offerto e crescita dei singoli

Per molti dirigenti dei settori giovanili italiani la categoria Allievi Nazionali è la più importante. E’ la categoria di mezzo, dove si costruisce il passaggio tra la formazione di base compiuta fino ai Giovanissimi Nazionali e l’avvicinamento al professionismo che rappresenta il campionato Primavera. Soprattutto dopo la divisione tra le squadre di A e B e quelle di Lega Pro, negli Allievi Nazionali i ragazzi sono chiamati ad affrontare le prime difficoltà. E’ una categoria complicata, con un grande salto in avanti rispetto ai Giovanissimi sui tempi di gioco e sulla struttura fisica ed atletica necessaria per potenziarsi e non retrocedere rispetto a quanto si è fatto vedere negli anni precedenti.

E’ la categoria che più di tutte ha presentato il fallimento del progetto tecnico del vivaio del Napoli negli ultimi anni. L’ideologia del “sotto età a tutti i costi” ha presentato i suoi effetti collaterali proprio nel campionato Allievi Nazionali, in cui il Napoli non ha mai raggiunto la qualificazione ai play-off da quando c’è stata la divisione tra le formazioni di A e B e quelle di Lega Pro.

Tutto è nato tre stagioni fa, quando Dodo Sormani, allenatore della Primavera, toglieva gradualmente agli Allievi di Liguori i ragazzi del ’96: i vari Tutino, Palmiero, Romano. Quella squadra giunta in finale al torneo di Arco di Trento e capace di regalare, bel gioco e buoni risultati poi crollò nella seconda parte del girone C, i ragazzi cominciavano un percorso molto precoce che non li ha certamente aiutati a coltivare la propria crescita. E’ iniziato per loro un cammino in salita, all’insegno della rincorsa per reggere il divario d’età, soprattutto dal punto di vista fisico.

La storia si è ripetuta la scorsa stagione, quando nella prima parte della stagione i vari Guardiglio, Romano, Contini erano chiamati costantemente in Primavera. L’ha rivelato Ciro Muro in un’intervista esclusiva a fine stagione (clicca qui per leggerla): “Allenavo solo sette-otto ragazzi, dovevo mandare i più pronti fisicamente agli allenamenti con Primavera e prima squadra. Quando ho avuto di nuovo tutto il gruppo a disposizione, abbiamo costruito una grande cavalcata sfiorando i play-off”. Il gruppo di Muro fu in corsa fino all’ultima giornata per i play-off, non fu sufficiente la vittoria contro la Reggina. Si chiuse con 43 punti in 26 gare, raggiungendo anche la semifinale del torneo “Beppe Viola” di Arco di Trento.

L’ideologia del sotto età è il dogma della gestione del vivaio della Ssc Napoli, la filosofia delle ultime stagioni. L’auspicio è che con la direzione di Gianluca Grava ci sia più chiarezza, coerenza ed oculatezza nella pianificazione tecnica. Lo sapeva bene Giovanni Mazzella che nel corso della scorsa stagione ha lavorato per sedersi sulla panchina degli Allievi Nazionali.

Come è avvenuto con i suoi predecessori, gli hanno tolto vari elementi classe ’97: Bifulco (l’unico a giocare con continuità in Primavera conquistando anche l’Under 17), Palumbo, De Iorio, Fabrizio e Gennaro De Simone, Gionta. Fabrizio De Simone può essere definito il caso più idoneo per presentare la confusione che regna in casa Napoli. Cresce come centrocampista, Saurini lo porta in Primavera proprio per svolgere questo ruolo ma Mazzella lo considera un esterno destro. Per qualche mese, prima del chiarimento definitivo, De Simone si trovava a giocare da centrocampista in Primavera e da esterno destro basso negli Allievi Nazionali.

Mazzella ha subito uno scippo, non ha mai avuto un gruppo chiaro da allenare, con cui concentrarsi, proprio come Muro e Liguori ma, nonostante queste difficoltà, poteva fare molto meglio riguardo a risultati sportivi, gioco offerto e crescita dei singoli. Tranne poche gare (a memoria la sfida interna contro il Bari, i primi tempi delle due sfide contro la Roma e la gara di Firenze), gli Allievi Nazionali non hanno mai avuto una manovra fluida, non hanno mai mostrato una padronanza completa dei movimenti di squadra, non hanno mai messo in mostra una grande brillantezza atletica e soprattutto non sono mai apparsi sereni, felici ed entusiasti nel giocare a calcio. Non c’è cosa più triste di vedere dei ragazzini sotto pressione, come se non avvertissero la fiducia nelle proprie qualità. Mazzella non ha avuto a disposizione una squadra di fenomeni ma ci sono tanti ragazzi interessanti che non sono stati valorizzati abbastanza: in primis Otranto ma anche D’Ignazio, De Masi, Negro, Ferrara, Nocerino e Spavone. Nessuno di questi è apparso migliorato durante la stagione, anzi molto hanno dato anche l’impressione di peggiorare il proprio rendimento. Chi si occupa di settore giovanile deve lavorare per costruire e non per distruggere, non può credere che tutto si possa risolvere con il ricorso costante allo “svincolo massivo”. Aspetteremo l’estate per capire se anche stavolta si seguirà questa pratica che ha tolto al Napoli ragazzi interessanti come Daniele Franco, al centro dei progetti futuri dello Spezia, e Vincenzo Guarino, che sta collezionando presenze da titolare in Serie B con la malcapitata Juve Stabia.

I DATI DELLA STAGIONE – I numeri nel calcio non sono tutto, ma rappresentano dei metri di misura, un aspetto fondamentale nell’analisi . Quelli degli Allievi Nazionali del Napoli sono disastrosi: ottavi in campionato, chiuso tre punti dietro la Juve Stabia, che ha un budget nettamente inferiore, con trentacinque punti, il settimo attacco con trentadue gol e la decima difesa in campionato, con 48 gol subiti. Solo le ultime quattro, Avellino, Reggina, Bari e Trapani, hanno fatto peggio dal punto di vista difensivo. Nei tornei è andata ancora peggio: sia ad Arco di Trento che al “Nereo Rocco” il Napoli è uscito dopo il girone eliminatorio. Al “Beppe Viola” sono stati incassati dodici gol nelle sfide contro Chievo e Inter, al “Nereo Rocco” la formazione di Mazzella ha chiuso l’avventura con zero punti e nove gol incassati da Verona, Midtjylland ed Etoile Lusitana. E’ andata un po’ meglio nelle manifestazioni in Campania: gli azzurrini hanno vinto il 6° Trofeo Città di Stabia e hanno raggiunto il quarto posto allo “Shalom”, dopo aver perso 4-0 la finale di consolazione contro l’Inter.

I dati parlano chiaro e impongono alla società di riflettere non solo sull’allenatore ma anche sulle strategie societarie da elaborare. Il disastro della categoria di mezzo impone una svolta generale: revisione della pianificazione tecnica complessiva e investimento corposo sullo scouting locale, potenziando i rapporti con le scuole calcio e lavorando per non farsi scappare i talenti della Campania.

 

Ciro Troise

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