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Settore giovanile, la lezione di Chianciano. Presidente, scenda in campo!

Aumento delle risorse per il vivaio e poi la svolta è sempre il centro per la scugnizzeria.

Assistere dal vivo alla final eight di Chianciano è stata un’esperienza di grande valore formativo non solo per i nostri inviati ma anche per tutta la redazione che ha condiviso il lavoro: dirette testuali, approfondimenti, photogallery, video, interviste ai protagonisti. Vi abbiamo portato con noi in Toscana al fianco degli azzurrini di Ciro Muro che hanno costruito una grande cavalcata fermatasi solo in finale contro la corazzata Inter. Il Napoli è arrivato al secondo posto nella categoria Giovanissimi Nazionali per il secondo anno consecutivo; nella scorsa stagione si capitolò nella finalissima contro la Fiorentina. Era il gruppo di Nicola Liguori, si misero in mostra i vari Palmiero, Tutino e Gaetano che, dopo qualche mese vissuto negli Allievi Nazionali, sono già monitorati ed arruolati in chiave Primavera.

Gli splendidi risultati del vivaio non devono, però, far illudere i tifosi che tutto vada “rose e fiori”, che la scugnizzeria regalerà altri campioncini come Lorenzo Insigne e che il Sudamerica d’Italia finalmente rappresenterà la base del Napoli del futuro.

Noi siamo amanti della verità ed allora cerchiamo di compiere delle riflessioni dopo un anno vissuto più al “Kennedy” che in redazione.

I ’94 Roberto Insigne, Nicolao, Allegra, i ’95 Cretella e Barone, i ’96 Palmiero, Tutino, Gaetano, i ’97 De Iorio, Mennella, Granata, i ’98 Otranto, Ferrara, D’Ignazio, Federico il ‘99 Nocerino rappresentano la fotografia della medaglia di un grande lavoro di scouting guidato da Peppe Santoro e compiuto da tanti allenatori ed addetti ai lavori che hanno vissuto i tanti travagli delle giovanili azzurre dal 2004 ad oggi. Un’opera certosina, compiuta in silenzio, con la pazienza di chi sa aspettare ed ispirata all’”arte da arrangiarsi” partenopea, quella di chi deve inventare combattendo quotidianamente tra i più disparati disservizi organizzativi. Non dimentico l’immagine di dirigenti instancabili che giravano tra Cercola, Palma Campania, Marano, Castelvolturno, Casoria; da quei sacrifici sono nati i fiori che oggi non bisogna sbagliare a coltivare. E’ stato straordinario il percorso di crescita di Lorenzo Insigne grazie all’umiltà di non correre partendo dalla Lega Pro, affidandosi al maestro Zeman con la determinazione nel non arrendersi dopo il “passaggio a vuoto” a Cava de’ Tirreni, ma qualche errore è stato già commesso. E’ indimenticabile la vicenda Trotta, un talento sottovalutato dal Napoli che sta emergendo in Inghilterra, al Fulham dopo un periodo trascorso al Manchester City. E’ ancora poi non totalmente inespresso il talento di Raffaele Maiello; ha pagato nel suo cammino un anno di troppo in Primavera ed il mancato passaggio in Lega Pro, una palestra fondamentale riguardo alla convinzione nei propri mezzi ed alla continuità che si può trovare a livello tecnico. Continuo a credere che abbia le qualità per essere utile in futuro al Napoli. In Italia vige una prassi assurda in merito alla gestione dei settori giovanili; si tende a trattenere i ragazzi, invece i più bravi devono andare al più presto a farsi le ossa altrove. Non bisogna ripetere lo stesso errore compiuto con Maiello per Roberto Insigne; la crescita del ragazzo, che merita un’esperienza in Lega Pro (ad Aversa lo accoglierebbero a braccia aperte, clicca qui per leggere le dichiarazioni del dg Pannone del 16 Maggio) è più importante del valore che lui può aggiungere alla Primavera di Sormani. Per la leva ’96 bisogna invece non compiere l’errore inverso: quello di correre accelerando le tappe del passaggio in Primavera prolungando poi il “salto” nei campionati professionistici. Che senso ha l’ipotesi di due, tre anni in Primavera per Tutino, Palmiero e Gaetano?

Un altro ragazzo su cui bisogna continuare a credere è l’esterno sinistro classe ’92 Donnarumma che in questa stagione non ha trovato molto spazio tra Nocera e Carpi. Si trovi una piazza in grado di farlo crescere ed il Napoli ne raccoglierà i frutti.

Ritornando allo stato del settore giovanile, i buonissimi risultati compiuti (Primavera ai play-off, Berretti in semifinale, Allievi in finale ad Arco di Trento, Giovanissimi secondi nelle finali scudetto) riflettono il lavoro di scouting degli anni passati unito alla lungimirante politica ispirata alla qualità e non alla quantità di Sormani e Barresi che hanno ridotto gli organici svincolando tanti ragazzi che non rientrano nei piani del progetto di crescita delle giovanili. Saranno cancellate probabilmente anche la Berretti e gli Allievi di Prima e Seconda Divisione Lega Pro puntando, invece, di più sui piccoli (‘2000 e ‘2001). Un esempio che proviene anche dai settori giovanili più virtuosi d’Italia e d’Europa; la crescita di un bambino fino al debutto nelle massime categorie nazionali è sicuramente un valore aggiunto per un club che può plasmare dei veri e propri valori condivisi.

Siamo ancora comunque all’arte d’arrangiarsi, alla capacità di tirar fuori “l’oro” dalla precarietà prendendo le risorse dalla passione delle persone piuttosto che dagli investimenti. Fino a quando non ci sarà un centro come per esempio Torre del Grifo a Catania, il vivaio non potrà mai decollare. Basterebbe un investimento iniziale ma il Sudamerica d’Italia regalerebbe un ritorno infinito al club di De Laurentiis. Per crederci, basterebbe un giro in tutti i vivai d’Italia per vedere quante promesse provengono dalla Campania. L’ultimo è finito all’Inter da poco, il trequartista classe ’98 Donnarumma trattato anche dal Napoli, che, però, non ha voluto soddisfare le richieste economiche del Sant’Aniello, scuola calcio che l’ha formato e del Benevento, club in cui ha giocato l’ultima stagione. C’è La Ferrara al Milan, Improta al Genoa (sarà girato in prestito al Gubbio), il gruppo dei ’96 del Catania in cui militano sei campani, tra cui il validissimo centrocampista Sessa, Sgambati trasferitosi alla Roma e tanti altri.

Per mettere fine alle “mani sulla Campania” non c’è storia che tenga, bisogna aumentare sensibilmente le risorse economiche investite per il settore giovanile. Continuando a credere nello scouting internazionale (Novothny è un ottimo acquisto, promette un gran bene il nuovo acquisto Appiah), bisogna setacciare continuamente le scuole calcio locali costruendo dei rapporti seri e significativi, la continuità delle persone impiegate nelle giovanili (basta guardare gli esempi Roma ed Inter con da una parte Bruno Conti e Alberto De Rossi, dall’altra Roberto Samaden) e poi tutto ha un senso se ci sarà finalmente prima o poi il benedetto centro per la scugnizzeria. Per tutto ciò serve De Laurentiis. Presidente, scenda in campo! Il Sudamerica d’Italia è pronto a finire nelle sue mani. Altro che Cina, da un investimento iniziale potrebbe formare una “miniera d’oro” in termini di capitale tecnico ed economico. Lei, che ha fatto della lungimiranza la sua arma principale, non può non seguire questa strada.

Ciro Troise

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