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Al “San Paolo” l’Europa sorride, ma dopo la festa c’è da rimboccarsi le maniche

Come contro il Solna, arriva un poker europeo al “San Paolo” e il pubblico, dopo qualche fischio, ha avuto di che esultare. Classifica ristabilita e possibilità di qualificazione aumentate, ma restano dei problemi da risolvere, in assoluto e su tutti i fronti.

CAVANI EROICO – Nella notte di Cavani è l’ultimo quarto d’ora della partita a lasciare l’impronta decisiva sul risultato finale: la punizione magistrale del “Matador” apre la rimonta al 77′ e la chiude lo stesso Cavani al 92′, con una rete inventata quasi dal nulla, su un altro assist di Hamsik. Che Cavani sia in grado di fare risultato quasi da solo non è una novità, ed è anche la prerogativa di un campione per essere tale: Edinson non ha solo realizzato una prestigiosa quaterna, ma ha anche aiutato la difesa, e stavolta persino la manovra a centrocampo. Segnale forse negativo di una necessità d’aiuto un po’ troppo urgente, di un’emergenza di gioco che ha avuto bisogno dei guizzi dei fuoriclasse del Napoli (anche Insigne e Hamsik sono stati decisivi) per portare a casa il match.

TROPPI BLACK-OUT – Ma il primo aspetto da osservare, è che il Napoli ha dato il meglio solo nel primo e nell’ultimo quarto d’ora dell’incontro, ed è questa intermittenza qualitativa e quantitativa a preoccupare di più, perché sta diventando una costante. Contro il Torino il vantaggio firmato Cavani era arrivato un minuto prima, al 6′, ma il copione è stato lo stesso: 1-0 e squadra che si siede, abbassando il ritmo e concedendo campo. Accontentarsi del minimo vantaggio è sempre un rischio, ed è un errore se lo si fa addirittura dopo i primi minuti di gioco. Contro il Dnipro, per 20′ si è visto un buon approccio, convinto ed energico, ma nei cinquanta minuti successivi, a cavallo fra primo e secondo tempo, il Napoli ha spento il motore come troppo spesso tende a fare ultimamente. Che sia un tentativo di gestire energie atletiche attualmente in riserva, è probabile, ma allora il problema va risolto anche in questo senso, perché non si può regalare così tanto a nessun avversario.

I MIGLIORI E I BOCCIATI – Tanto che Mazzarri si è visto costretto ad impiegare anche quelli che voleva preservare per il campionato, e per una volta i cambi a partita iniziata (grazie anche alla spinta dello stadio) hanno portato i frutti sperati, in extremis: Insigne ha sfiorato il gol due volte prima di chiudere splendidamente di tacco un triangolo con Hamsik, che ha apparecchiato il 3-2 di Cavani. E sempre Marek, di testa, ha lanciato il “Matador” per il definitivo 4-2. Il vantaggio iniziale era stato invece propiziato da un altro quasi-titolare, Dzemaili, con un gran lancio d’esterno: lo svizzero ha giocato bene come trequartista fra le linee, ed è stato utile anche quando è stato arretrato dopo l’ingresso di Hamsik, occupando la zona di un Donadel che continua ad essere inadatto ad affrontare simili impegni, che regge atleticamente e agonisticamente solo per mezzora, prima di sparire dal campo e trottare stanco, lasciando di fatto i suoi quasi con un uomo in meno. Fischi per lui al momento della sostituzione, come per Vargas, il cui errore ha propiziato il contropiede del 2-1 per il Dnipro, favorito anche da un mezzo-errore di Rosati. A completare l’elenco dei bocciati torna anche il nome di Dossena, che non sa scrollarsi di dosso un periodo a dir poco negativo, e quello di Fernandez, ancora impreciso quando impiegato a destra.

MALATTIE CRONICHE – Ciò che lascia un po’ perplessi in questo periodo della stagione azzurra, è il ritorno di lacune che si ripresentano sempre uguali, quasi come fossero diventate malattie croniche: non solo i giocatori sopra menzionati che non riescono a trovare la condizione (nel caso di Fernandez è un problema più tattico che tecnico o atletico), ma la squadra per intero continua ad avere problemi a costruire gioco, ostinandosi troppo spesso a giochicchiare in orizzontale, per poi fallire quanto a precisione appena occorre avanzare e verticalizzare. E se anche la già discussa tendenza a ritrarsi troppo rinunciando a giocare è un difetto che si è riproposto, quantomeno si dovrebbe avere la capacità di gestire un risultato con più sicurezza: la difesa azzurra invece traballa e incespica, con le solite amnesie e paralisi sui calci da fermo, come nel caso del pareggio del Dnipro.

Mai come dopo una vittoria l’occasione è propizia per lavorare sui difetti e correggerli. Per Mazzarri di lavoro ce n’è, e si può accettare questo periodo del Napoli come un momento storto e una fase di passaggio, che però non passerà da sola se non si provvederà a risolvere quello che non va.

A cura di Lorenzo Licciardi

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