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Napoli e Liverpool: la violenza ha due effetti mediatici diversi

Era la notte tra il 20 e 21 Ottobre, quando a Napoli si respirava la vigilia dell’attesissimo match di Europa League tra la compagine partenopea ed il Liverpool. Il nome del prestigioso avversario, che negli ultimi anni ha vinto anche la Champions League, affascina i napoletani, affamati di grande calcio e soprattutto desiderosi di vedere la propria squadra tornare ad affrontare celebri avversari europei. Si respira l’atmosfera del grande evento ed a Napoli, però, la miccia della violenza, che ha le sue radici nell’abbandono delle periferie, nel rancore sociale diffuso, è sempre pronta ad accendersi.

Nella notte al centro storico di Napoli si susseguono alcuni vergognosi atti a danno di persone inermi, che volevano unire il match al San Paolo ad un tour nella nostra fantastica città. Il presidente De Laurentiis nel post-partita afferma che il Napoli non può farsi carico di episodi che succedono lontano dallo stadio e sottolinea giustamente la straordinaria atmosfera che si respira nell’impianto di Fuorigrotta. Invece sui media ed in città il rumore della notizia sconvolge la giornata e, come al solito, quando si tratta di Napoli, tutto assume contorni esagerati. Per ore hanno fatto notizia solo gli scontri e non i tantissimi gesti di “accoglienza perbene” compiuti dai napoletani, i “welcome” urlati sul lungomare, i tifosi inglesi accompagnati fino al settore ospiti da supporters azzurri e gli applausi che il settore ospiti ha dedicato a fine partita alla tifoseria partenopea. Ieri sera a Liverpool il desiderio di vendetta, “revenge” per dirla all’inglese, ha scatenato episodi molto lontani dal serafico stile “british”. Ne hanno fatto le spese alcuni colleghi, come Salvio Passante e Luca Cirillo di Tuttonapoli.net e Calcionapoli24.it, Manuel Parlato di Sky, il commentatore per Mediaset Premium Bruno Giordano, e l’ex presidente del Napoli Calcio a 5 Marcello Gentile, per cui è stato necessario il ricovero in ospedale e si parla addirittura di una frattura scomposta allo zigomo. All’esterno dello stadio, mentre erano alla ricerca di un taxi, questi colleghi sono stati aggrediti alle spalle, ed i protagonisti ci raccontano di tifosi che hanno subito bottiglie in pieno volto e dure aggressioni.

Questi episodi, non trattati con la giusta attenzione soprattutto dai media nazionali, ci fanno riflettere sulle contraddizioni del modello inglese, molto efficiente nella gestione del clima all’interno degli stadi, ma che non ha risolto il problema sociale della violenza diffusa. Infatti, dagli impianti l’aggressività sociale si è spostata nei pressi dei pub e può assumere contorni pericolosi, se viene alimentata dal rito dell’alcool. La severità del modello inglese non ha impedito delle vigliacche aggressioni a tifosi ed operatori dell’informazione. La stampa d’oltremanica, in primis il LiverpoolElcho, non ha fatto autocritica sulla propria tifoseria o sugli errori delle forze dell’ordine, ma ha gettato la colpa sugli ultras napoletani, responsabili di aver alimentato la tensione, girando fin dalla mattina incappucciati ed armati di bastoni e cantando “Fuck Liverpool”, minacciando poi anche un fotografo che voleva documentare queste scene. Non sono bastati neanche gli striscioni offensivi contro Napoli ed i napoletani a smuovere le coscienze dei media d’oltremanica, usando un atteggiamento completamente opposto a quello adottato in Italia sugli episodi di Napoli: la difesa della propria tifoseria e del territorio a prescindere.  Dall’Italia all’Inghilterra, da Napoli a Liverpool, la violenza ha effetti mediatici diversi: il clamore partenopeo e la difesa del proprio orticello in stile “british”.

 

Ciro Troise

 

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