L’1-1 a Torino aveva il sapore del mezzo trionfo, dava l’idea che la vittoria fosse a portata di mano. Al San Paolo, invece, ha prevalso la Juventus, una società che da anni è ai vertici del calcio giovanile; nella scorsa stagione i bianconeri persero la finale dellla Primavera Tim Cup contro la Roma. Non è bastato il grande cuore degli azzurrini, ha trionfato Golia. Si sono affrontate nello splendido palcoscenico dell’impianto di Fuorigrotta due realtà contrapposte: il Napoli, che esprime un progetto nato otto anni fa dal grande lavoro dell’ex responsabile del settore giovanile Giuseppe Santoro e dei suoi collaboratori impreziosito negli ultimi anni dagli investimenti per Lasicki, Radosevic e Novothny. e la Juventus, società con ambizioni di vittoria anche nel vivaio, come dimostrano gli investimenti per scouting e strutture.
La Juventus è apparsa superiore soprattutto sotto il profilo mentale; il Napoli, infatti, ha subito l’iniziativa bianconera nelle fasi iniziali sia dei tempi regolamentari che nei due supplementari. I principali rimpianti azzurri sono concentrati su alcune situazioni di gioco non sfruttate bene sul risultato di 0-0, soprattutto sugli sviluppi di una ripartenza quando Tutino non ha servito Novothny meglio posizionato ed ha preferito l’azione personale. Si è persa l’occasione di colpire la Juventus anche quando Roberto Insigne non ha scaricato su Fornito, completamente libero al limite dell’area di rigore, preferendo un cross al centro respinto dalla difesa della formazione di Baroni.
Saurini ha puntato alla gestione del risultato, pensando innanzitutto a subire quanto meno possibile; sarebbe stato opportuno un pizzico di coraggio in più nella prima frazione di gioco, cercando di attaccare soprattutto con Tutino ed Insigne, dotati delle qualità necessarie per mettere in difficoltà la retroguardia bianconera. Sotto il profilo del controllo psicologico della partita, si è notato il divario d’età ed esperienza. La Juventus in questa stagione si è cimentata anche a livello internazionale nella NextGen Series, arricchendo il proprio background in termini di competitività e abitudine alle grandi manifestazioni.
Il Napoli, come a Torino, ha dovuto subire uno schiaffo per reagire e mettere in difficoltà l’avversario. Con grande cuore ed impeto, gli azzurrini hanno cercato di arrivare al pareggio raggiunto all’86’ con Novothny bravo a deviare in rete un cross di Roberto Insigne, autore di una ubriacante finta di corpo con cui ha superato il suo dirimpettaio Untersee. Nei tempi supplementari l’episodio chiave per la vittoria della Coppa: l’azione personale al 107’ di Mattiello, bravo a superare una difesa troppo statica e poi a battere Crispino con un preciso diagonale.
La finale della Tim Cup Primavera non ha nascosto i gravi problemi ambientali del calcio italiano, che sono riusciti a macchiare anche una competizione giovanile. Non dimentichiamo i cori razzisti dello Juventus Stadium, il lancio di bottiglie su Crispino ma al San Paolo lo spot per il calcio giovanile italiano non è riuscito a presentarsi con completa limpidezza. Da condannare assolutamente i cori discriminatori nei confronti del portiere della Juventus Branescu ma meritano una riflessione ancora più amara le esultanze provocatorie di Padovan e Gerbaudo. “Qui ho vissuto due anni bellissimi, ho vinto uno scudetto, lo sfottò nel calcio ci può stare ma deve finire lì. I ragazzi non sono abituati alle pressioni non solo del pubblico di casa, ma anche quello in trasferta. Io auguro a questi ragazzi di tornare a giocare davanti a 40000-45000 spettatori. Dobbiamo stemperare i toni, vorrei che ci concentrassimo sulla finalità di questa manifestazione: cioè due squadre che si sono affrontate a viso aperto, hanno dato spettacolo. Difendiamo i vivai da queste situazioni, almeno a livello giovanile cerchiamo di concentrarci solo sul calcio. La sostituzione di Padovan? Non volevamo cambiare una punta, ma la sua esultanza ha indispettito l’arbitro oltre me. Stefano era già ammonito, rischiava di essere espulso ed allora per questi aspetti ho deciso di sostituirlo”, così si è espresso l’allenatore della Primavera della Juventus Baroni. Concentrarsi sul calcio non può allo stesso tempo ridimensionare la crisi di cultura sportiva del calcio italiano, ancora più evidente a livello giovanile. Stemperare i toni rappresenta un atteggiamento saggio ma bisogna allo stesso tempo lavorare per cambiare la mentalità a partire proprio dai vivai. Questa finale di Primavera Tim Cup in tal senso non mostra solo esempi negativi ma anche l’entusiasmante spettacolo di uno stadio pieno di bambini, aperto alle scuole calcio soprattutto nel settore Distinti. La stagione della Primavera non finisce qui, sabato l’ultima partita della regular season a Terni, da vincere per giocare in casa i play-off. L’avversario probabilmente sarà il Chievo, sarebbe molto bello se uno spicchio del calore per gli azzurrini ci fosse anche ad Aversa per quest’appuntamento fondamentale per la qualificazione alla final eight di Cesenatico.
Fonte: Ciro Troise per “Il Corriere del Pallone”
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