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[VIDEO] “1 agosto 1926/2011, storia d’una passione senza età”

85 volte auguri Napoli!

Celebrare ottantacinque anni di storia del calcio a Napoli non significa raccontare di un lungo elenco di trionfi e trofei ma scorrere un voluminoso album di ricordi, facce, personaggi e memorabili incontri che disegnano, come in un ideale puzzle, la sterminata passione che lega la città di Napoli e i napoletani alla propria squadra di calcio.

Celebrare ottantacinque anni di storia del calcio a Napoli non significa raccontare di un lungo elenco di trionfi e trofei ma scorrere un voluminoso album di ricordi, facce, personaggi e memorabili incontri che disegnano, come in un ideale puzzle, la sterminata passione che lega la città di Napoli e i napoletani alla propria squadra di calcio.

Una storia ed una passione nata quasi per caso a cavallo del Novecento, quando gli inglesi importarono anche in riva al golfo il gioco del football. Ma è il primo agosto 1926  che nacque, nei locali del ristorante “D’Angelo”, l’Associazione Calcio Napoli, già Naples e successivamente Internaples. Era il Napoli del presidente Ascarelli e del bomber gentiluomo Sallustro. Il campione di origini uruguaiane, infatti, preferiva collezionare amori più che milioni e giocò per i colori azzurri senza percepire alcun compenso, tanto che il patron partenopeo volle ricompensarlo con il regalo di una scintillante Balilla. Cartoline da un altro tempo.

L’immensa classe di Sallustro e gli sforzi di Ascarelli non fruttarono ad i tifosi azzurri alcun successo. L’entusiasmo sempre crescente degli appassionati attorno alle sorti dei giocatori in maglia azzurra, benché il Napoli si posizionò stabilmente ai vertici della classifica, non furono ripagati con i risultati sperati e si dovette attendere gli anni dell’armatore Achille Lauro per tornare a cullare sogni di grandezza. Le grandi possibilità economiche e l’astuzia di Lauro, intento a trasformare i possibili successi del Napoli in consensi elettorali per sè, portarono in riva al golfo campioni del calibro di Amadei, Jeppson e Vinicio. Le vittorie del Napoli – storico il doppio successo contro la Juventus della stagione 57/58 – coincisero, effettivamente, con l’affermazione politica dell’armatore napoletano. Imprenditore dalla sterminata ricchezza, editore di un giornale, presidente di una squadra calcio e uomo politico. Oltre i suoi limiti, un precursore dei tempi ed incarnazione di un certo spirito napoletano, improvvisato ed eclatante. Un po’ venditore di sogni, un po’ imbroglione, Lauro non riuscì a regalare al Napoli il tanto atteso primo trionfo. 

Ci riuscì invece un allenatore argentino, tanto minuto nella statura quanto grande in ingegno, che quella maglia aveva già indossato ed amato da giocatore. Al “petisso” (piccoletto) Pesaola è legata la prima grande pagina dell’album dei ricordi azzurri, quella della conquista della coppa Italia del 1961/62, quando fu chiamato alla guida degli azzurri che rischiavano la retrocessione in serie C e riuscì a portare il Napoli alla promozione in A e alla conquista della coppa nazionale, regalando ai partenopei un pezzo di storia del nostro calcio. Nessuna squadra militante in B aveva mai conquistato la Coppa Italia, né c’è mai più riuscita. Napoli iscriveva per la prima volta il suo nome nell’Albo d’oro del nostro calcio. 

Da quel momento il Napoli iniziò a scrivere le pagine più gloriose della propria storia, campioni affermati e giovani promesse calcarono il campo del nuovo stadio San Paolo. Anni passati rincorrendo quel sogno tricolore sfiorato più volte nei successivi due decenni e afferrato con forza solo quando quel campo fu calpestato dal più forte giocatore della storia del calcio e simbolo indiscusso della città, con i suoi eccessi e le sue contraddizioni, Diego Armando Maradona. Solo la sterminata classe e l’indomita personalità dell’argentino riuscirono a sconfiggere l’incapacità di vincere che da sempre sembrava macchiare la squadra azzurra e la città del Vesuvio.

Chiudendo gli occhi ogni tifoso può ripercorrere il proprio personale album dei ricordi azzurri, privato tributo ad una passione che pare non potersi spegnere, che – pur mortificata dall’onta delle retrocessioni e del fallimento – ha covato sotto le ceneri e brucia oggi del fuoco più fiero e vivo. Si alternano nella mente di ciascuno dei tifosi azzurri le immagini sbiadite della caparbietà di Vinicio, i duetti tra Altafini e Sivori, la fredda genialità di Ruud Krol (il più forte difensore della storia del Napoli), la punizione di Maradona che trafigge Tacconi. E ancora le lacrime di Ferrara a Stoccarda dopo aver sancito virtualmente la conquista della coppa UEFA con un goal da attaccante di razza, la fuga di Diego tra i flash dei fotografi, la folle corsa di Di Canio che semina coriandoli e difensori milanisti provando a cullare un sogno di rinascita, fino a giungere all’urlo del San Paolo al 4 a 3 sulla Lazio che spalanca agli azzurri le porte della Champions.

Mille immagini e ricordi che fanno correre un brivido lungo la schiena. In attesa di aprire gli occhi e continuare a riempire quell’album di emozioni da vivere assieme, tutti legati da quell’unica passione chiamata Napoli. Auguri di cuore da un tifoso che, riscoprendosi bambino, crede ancora che un asino possa volare…

Di seguito vi proponiamo estratti del lavoro che Salvatore Biazzo ha dedicato alla storia del calcio Napoli, “Napoli nella storia”:

 

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