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C’era una volta la Giustizia. Sentenze ad uso e consumo dei media. Napoli paga e l’Italia salva (ancora una volta) la faccia‏

Oh voi che studiate giurisprudenza, che sognate di fare i magistrati o gli avvocati, che osservate la Costituzione come una Bibbia. Si, proprio voi. Posate tutto, bruciate i vostri libri, non pensate ai vostri esami e quei pomeriggi persi nelle vostre biblioteche ad imparare centinaia di leggi e decreti a memoria. Siamo in Italia, la Giurisprudenza non si segue, il Diritto non si applica. La Legge che vige, che punisce e che (in teoria) si fa garante del cittadino, non nasce dall’inchiostro impresso sulle pagine di un libro.

No, siamo in Italia, la giustizia la si fa in televisione, con i microfoni, con i talk show e in sala montaggio. Con il “mostro in prima pagina”, con il nemico pubblico per un giorno, il tempo che passa tra un’edizione e l’altra del Tg nazionale. E se non se ne trova un altro allora il mostro lo manteniamo, facciamo in modo che ci siano nuovi particolari, nuove rivelazioni. Così anche un caso basato sul nulla diventa una sorta di serial, una soap opera infinita, con attori. Il cattivo, la vittima, l’eroe. E quasi sempre l’eroe si erge a moralizzatore. A salvatore della patria, a uomo (o istituzione) che interviene a ristabilire l’ordine cosmico violato dai cattivi. Tutto diventa un film, ed anche le sentenze, che dovrebbero scaturire da prove ed indagini, non servono ad altro che ad apparecchiare il lieto fine per il buon telespettatore.

Sapete tutti ciò che è successo sabato, ciò che è successo in questi giorni. Sapete ormai tutti del povero Ciro Esposito, dello squilibrato Gastone ed anche di Genny ‘a Carogna. Tutto questo ha, secondo loro, una conclusione: il San Paolo chiuso per due giornate. Il tutto dopo che ieri era stato notificato il Daspo di cinque anni alla Carogna (al secolo Gennaro De Tommasi) e ad un altro capo ultrà partenopeo.

Il fermento mediatico ha fatto gridare alla celerità della giustizia. Una scure impassibile che ghigliottina la testa dei poveri napoletani. Ma compito nostro, e di tutti coloro che si definiscono giornalisti, è quello di offrire un’informazione quanto più completa possibile, cercando di eliminare al massimo la spettacolarizzazione e la rapidità che infotainment moderno cerca di imporci.

Ci sentiamo quindi di voler sollevare alcune domande:

1)Esattamente Genny ‘a Carogna per quale reato è stato sottoposto a Daspo? “Scavalcamento abusivo di cancello”? “Maglia oscena in luogo pubblico”? Cosa ha esattamente commesso la Carogna di così grave per meritarsi un Daspo. Schiere di moralisti obietteranno: “La maglia su Speziale? E’ stato condannato per l’omicidio dell’Ispettore Raciti”

Sbagliata, immorale, di cattivo gusto, ma non illegale. Ci sono milioni di cose in questo mondo che offendono la moralità delle persone. Ma sono cose non necessariamente illegali. La maglietta, per quanto sbagliata, rientra pur sempre nella “libertà d’espressione”. E non è forse vero che determinati esponenti politici, più o meno da 20 anni, contestano sentenze della Magistratura. Eppure non mi sembra che ci sia il Daspo per l’ingresso a Montecitorio (cosa che scatenerebbe la gioia di svariati milioni di italiani). E che dire dei poliziotti del Sap che hanno applaudito gli assassini del giovani Federico Aldrovandi. Facciamo anche un Daspo per i Poliziotti?

Senza contare che lo stessa frase è stata esposta su di un’infinità di striscioni da parte delle più disparate curve italiane. E mai, e dico mai, una sanzione simile è stata comminata.

2) Perché da quattro giorni non si parla altro della Carogna? Perché le sue foto sono ovunque? Perché su di lui si fanno trasmissioni e sulle sue tracce si mandano addirittura inviati di programmi nazionali in cerca dello scoop?

E Gastone? Qualcuno lo vuole forse dire che a sparare è stato (molto probabilmente) lui o un suo complice? Che c’è stato un tentato omicidio? Che Ciro Esposito è stato colpito solo ed esclusivamente perché napoletano? Eppure non mi pare che abbiamo criminalizzato l’intera città di Roma, facendola diventare “patria degli assassini”, come invece stanno facendo con la città di Napoli, patria, secondo loro, di “ultras camorristi”.

3) La squalifica del San Paolo. Si perché ci chiediamo: su quali basi al San Paolo sono state date due giornate di squalifica? Anche ammettendo che la punizione doveva essere data, ma perché punire l’intero stadio e non lo specifico settore come invece accade negli altri casi? E perché, qualora ci fosse stata trattativa, il Napoli va punito con ben due giornate a porte chiuse, mentre la Fiorentina riceva la chiusura della Fiesole sospesa con la condizionale? Gli ultrà viola non hanno forse “trattato” anche loro con i rispettivi dirigenti nonostante la “faccia  di bronzo” che si nasconde dietro le parole di Della Valle?

Forse è per l’invasione di campo? Dai, abbiamo visto troppe partite per credere veramente che l’invasione di campo sia punibile. E non attaccatevi neanche alla bandierine prese dai tifosi, che c’è gente che con l’erba presa allo stadio s’è rifatta l’orto. Allora a questo punite preventivamente qualsiasi squadre vince una qualsiasi competizione. Tanto, da che mondo è mondo, l’invasione di campo si fa. Ma anche ammettendo che non si deve fare, perché non avete punito quella di due anni fa, o quelle di tutte la altre squadre, vincitrici in più di cento anni di calcio italiano?

Tante, troppe domande che non trovano risposta. E c’è un ragazzo che lotta tra la vita e la morte in un letto d’ospedale. Questo mentre gli unici problemi dei politici sono i fischi all’inno e quelli dei media lo share che la Carogna garantisce. Ed in secondo piano passano varie cose, tra cui un tentato omicidio.

Ma si sa, l’uomo televisivo italico, il maschio bianco che passa la giornata tra birra e Grande Fratello, vuole la sua storia, il suo pomeriggio riempito, e il suo lieto fine. Lo chiede, lo brama, lo vuole. E nel frattempo il calcio non ha intenzione di rimetterci la faccia. Vuole uscirne pulito, limpido. Come ad ogni scandalo. Serve il capro espiatorio, per concludere questa vicenda. Stangata al Napoli, stangata ai “cattivi”. Così, mentre due gare del Napoli si giocheranno in un atmosfera surreale e mentre un ragazzo continuerà a lottare per la sua partita più importante, tutti avranno avuto ciò che più bramavano. La Lega Calcio salva la faccia, i politici fanno un po’ di campagna elettorale e gli italiani possono consolarsi sapendo che la loro “moralità” è ristabilita e che i “cattivi” vengono puniti. Chiudere il San Paolo, chiuderlo in fretta. In modo che possiate vivere felici e contenti … finchè non cambiate canale.

Servizio a cura di Giancarlo Di Stadio

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