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Mazzarri epicentro di un Napoli tra grinta, confusione e serenità

Mazzarri epicentro di un Napoli che combatte con le difficoltà del doppio impegno

Mazzarri è l’epicentro del Napoli, nel bene e nel male. Durante la gestione De Laurentiis eravamo stati abituati ad un direttore generale come Marino a fare da contrappeso al potere del patron, riuscendo ad essere al centro di tutte le decisioni. E’ noto a tutti che l’ex dg aveva gli occhi su tutto: rapporti con i giornalisti, mercato, filtro tra presidente ed allenatore, settore giovanile. Dopo l’addio a Marino, De Laurentiis è diventato l’uomo-guida, ma la storia del Napoli l’ha portato a condividere il potere con Mazzarri, giunto ad essere l’epicentro di ogni cosa che avviene dalle parti di Castelvolturno. Il suo lavoro finora è stato straordinario, con una cavalcata che dai disastri targati Donadoni ha portato il Napoli a combattere per la qualificazione agli ottavi di Champions League con Bayern Monaco e Manchester City. Una delle keywords della cavalcata partenopea è “crescita”, quante volte l’abbiamo ascoltata nei discorsi del tecnico di San Vincenzo. Questo concetto non riguarda solo il campo, ma anche l’aspetto societario. C’è tanto da lavorare su tutti gli aspetti: dai biglietti al rapporto con la comunicazione. Possono sembrare argomenti slegati, invece c’è un “fil rouge” tra i silenzi inspiegabili di mercoledì sera ed il caos ai botteghini del San Paolo di giovedì mattina. A Napoli c’è un ambiente complesso, basta chiederlo a Reja vicino alle dimissioni più volte nonostante cinque anni di successi. Dalla stampa alla tifoseria è difficile blindare la serenità ed evitare la confusione. Sullo scempio dei tagliandi c’è una sola soluzione: lavorare per passare alla vendita on-line con un sistema di e-commerce ben organizzato, privilegiando i possessori della tessera del tifoso, gli abbonati e lavorando molto con le relazioni con i club per i tifosi che vivono lontano da Napoli. Il requisito essenziale che il Napoli deve ritrovare, dopo una settimana vissuta ad alta tensione tra gli inspiegabili silenzi di mercoledì e la sconfitta di Catania, è la serenità. Nonostante le cadute contro le “piccole”, i risultati ottenuti finora dovrebbero creare un’atmosfera serena, dove un passo falso non rappresenta un dramma.

Il presidente De Laurentiis, invece, non ci sta ed è sempre pronto a ricordare a Mazzarri le sue responsabilità e soprattutto che lui è il protagonista nel bene e nel male.

Ritornando al campo, la compagine di Mazzarri soffre il doppio impegno a partire dallo stress a cui si sottopone proprio il tecnico toscano. Le scelte di Verona o la fallimentare decisione di schierare Santana a centrocampo, con Dzemaili in forma a riposare in vista della trasferta di Monaco di Baviera, sono frutto di una mente che non si ferma mai, alla ricerca di soluzioni sempre più mirate per fare in modo che il Napoli si esprima al meglio. Sono errori legittimi, chi non opera non sbaglia. Ognuno nel suo ruolo e gioca chi è più in forma, a prescindere dalle tabelle dei minutaggi e dal pur reale rischio infortuni, sono leggi fondamentali del calcio; chi le viola rischia di sottoporsi alle ripercussioni figlie degli episodi. Valgono ancora di più per una compagine non abituata a reggere né mentalmente né atleticamente le fatiche di impegni così prestigiosi e ravvicinati.

Mazzarri giustamente, per proteggere i suoi, nel post-partita ha dichiarato: “Santana fino all’espulsione ha giocato molto bene, anche la difesa, finchè eravamo undici contro undici, si è comportata bene”. Il tecnico deve esprimersi in questo modo, è il suo compito. Il nostro è quello di notare ciò che non va e di comunicarlo, con la convinzione che Mazzarri si sia già reso conto di determinate situazioni. A certi livelli sono gli episodi a fare la differenza ed è fondamentale analizzarli per capire le prestazioni della squadra. Santana, in entrambi gli interventi puniti col giallo da Celi nella sfida di Catania, ha dimostrato di non avere né il passo né la struttura atletica per reggere il dinamismo che Mazzarri chiede ai centrocampisti nel suo sistema di gioco.

Il Napoli non ha un organico pronto per essere competitivo senza patemi su più fronti. Hanno già giocato in Champions League solo Santana, De Sanctis, Dossena e Donadel (ai box da mesi). Tra infortuni ed alternative non all’altezza, il Napoli deve “resistere, resistere, resistere” fino al mercato di Gennaio, dove saranno indispensabili i rinforzi. Dall’infermeria arriva qualche buona notizia: è tornato Britos in gruppo. L’uruguagio può essere una valida alternativa utilizzabile in una difesa che comincia a mostrare qualche crepa, come dimostrano gli svarioni contro Parma e Catania. Mazzarri strutturerà un lavoro d’integrazione nella difesa a tre; nelle prime apparizioni durante il precampionato sembrava in difficoltà su quest’aspetto.

 Gli errori difensivi al “Massimino” sono preoccupanti perché riguardano le posizioni e la gestione dei tempi e sono compiuti a difesa schierata, non sullo sviluppo di ripartenze o di azioni particolarmente incisive degli avversari. Mazzarri ha bisogno di tempo per lavorare su Fernandez e Fideleff: il primo mostra buone qualità, come la personalità di uscire palla al piede dalla propria area di rigore e di provare l’entrata rischiosa senza molta paura, il secondo (lo dicevo anche ad Agosto) ha grande caparbietà, grinta, ma sembra più adatto ad una compagine che lotta per la salvezza piuttosto che per stare al vertice. 

Bisogna essere comunque fiduciosi perché, nonostante le difficoltà, anche a Catania, dopo che i rossazzurri avevano sprecato molti contropiedi, gli azzurri hanno avuto la grinta di andare vicino al pareggio con Lavezzi e Dzemaili. La grinta, la determinazione, la compattezza del gruppo sono i requisiti essenziali per mirare a grandi obiettivi e gli azzurri ormai hanno acquisito la corazza “mazzariana” nel blindare queste qualità. Da Monaco di Baviera in poi gli azzurri avranno un “tenore” più libero dal punto di vista psicologico; Cavani, infatti, a Catania con il gol si è sbloccato ed è stato, insieme a Lavezzi, il migliore della compagine partenopea.

Una settimana infuocata con due gare difficili ed importanti contro Bayern Monaco e Juventus. Due squadre che hanno gli stessi punti deboli: la zona centrale della difesa, con Van Buyten e Badstuber da una parte e Bonucci e Barzagli dall’altra, e la fascia sinistra, dove sia Lahm che Pepe o Estigarribia possono essere messi in difficoltà da Maggio. Il tedesco ne sa qualcosa, al San Paolo l’ha rincorso molto spesso.

 

A cura di Ciro Troise

 

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