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Bruno Giordano: “Napoli, sei da scudetto”

L'ex bomber azzurro: "Insigne è davvero un grande giocatore"

Il progetto-Napoli lo intriga parecchio. Non per i trascorsi da protagonista in maglia azzurra ma per i reali contenuti della strategia di Aurelio De Laurentiis. A Bruno Giordano, artefice insieme a Maradona del primo scudetto della storia del club, piace il modo di fare calcio del patron della Filmauro. Lo giudica da allenatore, ovviamente, anche se oggi si diletta a fare da opinionista in tv. Dal suo osservatorio, il Napoli è l’unica squadra che può insidiare la Juventus per lo scudetto, a patto che si concentri sul campionato e non sprechi troppe energie in Europa League. Anche senza Lavezzi e Gargano, la formazione di Mazzarri può dire la sua, secondo il bomber di Trastevere che deliziava la folla del San Paolo con le sue traiettorie deliziose. Ed anche l’ultima campagna acquisti sarebbe da giudicare positivamente se vista con l’occhio del tecnico sotto una determinata angolazione. L’ex componente della Ma.Gi.Ca., il tridente formato prima con Carnevale e poi con Careca, plaude al Napoli targato Mazzarri-De Laurentiis. Ed esprime un solo rammarico:

«Vedere quel manto erboso così mal ridotto mi ha procurato un grande dispiacere. Su quel prato si sono esibiti due tra i più forti calciatori al mondo: Maradona e Careca. Mi auguro che lo mettano a posto presto perché ne va dell’incolumità dei ragazzi oltre che delle loro qualità tecniche. Non è stata una bella immagine per il calcio italiano, tra l’altro coincisa con quella di Cagliari».

Giordano, cosa apprezza del progetto-Napoli?
«La continuità tecnica, il modo di intervenire sull’organico e renderlo sempre più competitivo anno dopo anno. Aver confermato l’allenatore per il quarto campionato consecutivo ed aver mantenuto gran parte dei calciatori vuol dire presentare in campo una squadra che riesce ad interpretare quasi a memoria lo spartito. E questo vuol dire tanto nel calcio. Alla lunga può fare la differenza».

Anche se sono partiti due elementi quali Lavezzi e Gargano?
«Sicuro. C’è una sola incognita. Bisogna vedere nei momenti difficili, che spero siano pochi, quale sarà la reazione del gruppo. Lavezzi e Gargano, oltre ad essere ottimi calciatori, rappresentavano un po’ l’anima del Napoli. Nei periodi critici mi davano l’impressione di essere quelli più disponibili a caricarsi di responsabilità ed a trascinare gli altri alla riscossa. Ma questo è un handicap facilmente superabile».

Sul piano tecnico, invece, cosa perderebbe la squadra?
«Non credo tanto perché se viene a mancare l’esplosività e la forza fisica di Lavezzi nonché il dinamismo di Gargano ci sono altri elementi che possono garantire più inventiva e più geometrie».

A chi allude?
«Mi riferisco alla conferma di Pandev, un giocatore che se responsabilizzato a dovere può dare davvero tanto al collettivo. Goran è un campione che deve sentirsi importante. Ora lo vedo anche fisicamente a posto, come ai tempi della Lazio. E poi, conosco anche Behrami, uno che può ricoprire più ruoli a centrocampo e che può garantire centimetri e muscoli più in mezzo al campo». 

 

Lo sa che in tanti si aspettavano una campagna acquisti più consistente?
«Ed invece si sbagliano perché sono stati presi elementi funzionali al disegno tattico di Mazzarri. Gamberini, ad esempio, fino a poco tempo fa era uno dei difensori italiani più affidabili; di Behrami ho già detto; e poi penso che Mesto si ritaglierà il suo spazio. E’ un calciatore validissimo sugli esterni. Quando ero a Messina lo ebbi come avversario e ci diede filo da torcere».

Neanche un accenno ai giovani, come mai?
«Ci sarei arrivato. A me il progetto piace soprattutto per quello. E’ un bel mix di gente esperta e di giovani. Di El Kaddouri parlano tutti un gran bene ed anche di Uvini. E poi c’è Insigne, destinato a fare una grande carriera. Del resto, l’esempio Barcellona è sotto gli occhi di tutti. Pesca tanto nel proprio vivaio. Ed il Napoli può fare altrettanto perché in Campania la materia prima abbonda. Il futuro del calcio mondiale è lì. Ma i giovani devono essere di qualità e bisogna saperli gestire».

Cosa l’ha colpito di Insigne?
«Sono tre anni che parlo di questo ragazzo. Lo notai già quando giocava in Primavera. E poi quando allenavo la Ternana lo visto da avversario nelle fila del Foggia. Ha personalità, inventiva, dà del tu al pallone. Noi vincemmo il primo scudetto avendo in squadra i Caffarelli, Celestini, Filardi, Muro, Volpecina e qualche altro che dimentico. Insigne avrà il suo spazio anche se vedo difficile un tridente con Pandev e Cavani oltre ad Hamsik. Magari in alcuni frangenti ma non sempre».

Ha saputo dell’allungamento ed adeguamento del contratto di Cavani?
«Sì ed è stata una mossa molto intelligente da parte di De Laurentiis. Anche ai miei tempi Maradona guadagnava più di tutti ma eravamo contenti lo stesso perché ci faceva vincere e guadagnavamo di più anche noi. Nel calcio deve esistere la scala di valori, gelosie non ce ne saranno».

Napoli, in corsa per lo scudetto, qundi?
«Ritengo di sì, Milan ed Inter si sono indebolite e la Roma deve recuperare tante posizioni, poi le outsider di lusso, quali Lazio e Fiorentina ma il Napoli si è rinforzato anche nei ricambi». 

Fonte: Corriere dello Sport

La Redazione

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