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Di Natale, parla il suo primo estimatore: “Montella lo convinse a restare a Empoli, si presentava al campo con una busta di plastica…”

La storia del talento campano che incantò gli osservatori dell'Empoli

Gol, gol e ancora gol. Da una vita. Quella di Totò Di Natale, che a 37 anni di smettere di gonfiare reti, e rincorrere palloni, proprio non ne vuol sapere. Non è ancora finito il girone di andata, ma Totò è già a quota 8, alle spalle solo di Tevez. Superato anche il traguardo dei 200 gol. E Baggio è sempre più vicino. Facile adesso, osannare il numero 10 dell'Udinese. Giocate da fuoriclasse. Colpi di genio. Spettacolo e fantasia. Per GianlucaDiMarzio.com, siamo stati a Castello di Cisterna, il piccolo paesino in provincia di Napoli, dove tra sogni e vita da periferia, Di Natale ha cominciato a dare i primi calci. Presso la scuola calcio San Nicola, sotto l'occhio attento di Lorenzo D'Amato: il primo a credere nelle doti di Di Natale. "Ricordo ancora quando era ragazzino e, nel venire per aprire il campo per gli allenamenti, lui era lì che mi aspettava già da un pò, con una busta della spesa in mano con scarpette e completino per giocare. Era sempre il primo ad arrivare. Aveva una voglia irrefrenabile di scendere in campo e giocare. Qui è cresciuto. Tutto quello che gli vediamo fare oggi in campo alla sua età, lo faceva anche da ragazzino. Era già fortissimo sulle punizioni, ma soprattutto restavamo incantati nel vedergli fare anche più di qualche gol da calcio d'angolo. Alla fine degli allenamenti, restava sempre un pò di tempo in più in campo per esercitarsi. La scuola calcio ha dato tanto a lui e lui ha dato tanto a noi". Da Castello di Cisterna, il trasferimento a Empoli. Dove nonostante qualche difficoltà iniziale, Di Natale si è messo in luce. Ci racconta del suo approdo in Toscana? "L'ho portato all'Empoli che aveva solo 13 anni. L'ambientamento lì è stato difficile. Aveva molta nostalgia, e ha avuto tante difficoltà ad adattarsi a quell'età lontano da casa. E' scappato da Empoli dopo un mese e mezzo dall'arrivo. E' stato qui nove mesi. Non voleva più tornare. Nel frattempo però era maturato, e convinto anche dalle parole di Montella, napoletano come lui e già da qualche anno all'Empoli, è risalito per la seconda volta e da li non è più sceso. E' stata la sua passione, il suo sogno, l'amore per il calcio a salvarlo. Ha avuto tanta pazienza anche l'Empoli con lui. Credevano troppo nelle sue potenzialità per rinunciarci. Era molto testardo però. Ricordo che in una delle prime partite nelle giovanili, il direttore sportivo dell'Empoli mi fece "Ma Di Natale che fa? Gioca dove vuole? Non rispetta le consegne dell'allenatore!". Allora lo fermai e gli chiesi "Totò, che fai? Ma sei scemo?" e lui, con aria spavalda mi rispose: "Mister stai tranquillo. Mi hanno già preso, per cui gioco dove voglio io". Era fatto così. A Empoli è cresciuto. A Udine è esploso. Tante le offerte per lui nel corso degli anni, da parte delle big. Perchè Di Natale ha preferito sempre l'Udinese? "E' una persona passionale. Quando si ambientò definitivamente a Empoli, dopo le prime difficoltà, non voleva andare più via. Si affeziona facilmente. Aveva e ha tutt'ora un grande rapporto con il presidente Corsi. Non gli faceva mancare niente. Così come con Pozzo. A Udine lo hanno fatto sentire importante. Totò è così. Più gli dai e più ti ripaga. Ha bisogno di attenzioni. E' come una macchina. Più benzina metti e più va veloce. A Udine ha trovato un ambiente ideale non solo per giocare ma anche per vivere. Lontano dalle pressioni della grande piazza. Ha avuto richieste da Milan, Juventus e Napoli. Squadre che gli offrivano di più. Non ne ha mai fatto però una questione economica. Se sta bene e non gli manca niente, non ha motivi per andare via". A Udine però, temono comunque per un suo forse sempre più imminente ritiro… "Per quello che dimostra oggi, potrebbe giocare ancora per tanti e tanti anni. Dipende tutto però dalla condizione fisica. Fa bene Stramaccioni a metterlo a riposo ogni tanto, così come è giusto che sia per un giocatore di 37 anni. Lui da persona intelligente lo accetta e non fa problemi. Credo che potrebbe giocare ancora almeno per un altro anno a grandi livelli". Tanti gli allenatori con i quali Totò ha avuto a che fare. Stramaccioni ora, Guidolin ieri. Passando anche per Spalletti.  "Totò deve molto a Silvio Baldini. Sin dai primi tempi a Empoli ha sempre creduto ciecamente nelle sue qualità e nelle sue doti. Lo osannava in qualsiasi occasione. In tutto e per tutto. Una volta ricordo che disse: "Se diventassi allenatore del Real Madrid, Di Natale sarebbe il primo giocatore che porterei al Bernabeu". Il salto di qualità di Totò è avvenuto sotto la sapiente gestione di Silvio. Spalletti? C'è stato un bel rapporto anche con lui, così' come con Guidolin. Ma Di Natale è legato particolarmente a Baldini più di qualsiasi altro allenatore". Un futuro da allenatore per Totò? "Se per Montella ero certo di vederlo un domani passare dal campo alla panchina, non posso dire lo stesso di Totò. Certo, vedendo quel che fa sul campo, sarebbe da ipocriti pensarla diversamente, ma vedo più un Di Natale dirigente, anzichè allenatore. Un futuro dietro la scrivania all'Udinese? Chissà, li è molto ben voluto. Non mi meraviglierei".

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