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Gennaro Iezzo: «Ecco pregi e difetti dei miei ex Reja e Mazzarri»

«Edy è il simbolo di un calcio sentimentale ma è molto concreto»

Due cicli del Napoli a confronto: Reja è il passato e Mazzarri è il presente ma anche il futuro. Il Napoli che lotta per la zona Champions e che proverà a raggiungere e poi spingere la Lazio lontano dal terzo posto, è anche un po’ il suo. Perché Reja a Napoli c’è stato cinque anni, dalla serie C fino all’Europa. «Lui fa il burbero ma alla fine è una specie di caro zio per tutti: per Edy la partita contro il Napoli non sarà affatto una partita come le altre». Gennaro Iezzo, ex azzurro capace di lasciare i campi della serie A pur di indossare la maglia del Napoli li conosce bene entrambi: «Due allenatori bravi e preparati a cui mi lega un rapporto di affetto e anche di amicizia».
Lazio-Napoli: per lei non è proprio un bel ricordo.
«Infatti, la prima fitta alla schiena l’ho avuta proprio in una partita giocata all’Olimpico. Stavamo vincendo, pensavo che fosse una fesseria. Poi a una ventina di minuti dalla fine mi feci sostituire: non pensavo che fosse un problema che poi mi sarei trascinato e che avrebbe condizionato negativamente gli ultimi anni della mia carriera».
La gara di domani sera sarà influenzata dagli infortuni?
«È evidente che tutte e due le squadre sono messe male, anche se quello che sta peggio credo che sia Reja: non è facile abituarsi a fare a meno di Klose. Penso che Mazzarri sarà costretto a cambiare modulo, troppe le assenze: non è proprio la partita ideale per fare degli esperimenti, ma credo che dovrà farlo per forza».
Dove si decide il big-match?
«Beh, detto da un portiere può suonare strano, ma la differenza in campo la fanno la fantasia e la qualità degli attaccanti. E il tridente del Napoli è molto più forte di quello della Lazio».
Il Napoli non le sembra un po’ stanco?
«Devo ammetterlo: per la prima volta da quando c’è Mazzarri, gli azzurri danno l’impressione di avere un calo fisico. In effetti fino ad adesso non era mai successo. Però io ho una mia teoria».
Qual è?
«Qualche giocatore potrebbe non aver ancora completamente metabolizzato la sconfitta di Londra con il Chelsea. E se la testa non è sgombra dai pensieri, può esserci una ripercussione nella prestazione».
Il terzo posto è a rischio?
«Più che la Lazio, in questo momento temo la Roma: è in rimonta, gioca bene e ha i suoi migliori uomini in gran forma. Ecco, non vorrei che Lazio e Napoli alla fine vengano beffati proprio dai giallorossi».
Mazzarri contro Reja.
«Già. Difficile pensare che Reja sia un avversario anche se è andato via dal Napoli da quasi tre anni: lui è un allenatore vecchio stampo, per certi versi persino un sentimentale».
Che differenze tra i due tecnici?
«Reja è uno pratico che bada alla sostanza e alla concretezza. Mazzarri è un innovativo, vuole vincere giocando bene, dominando e dando spettacolo».
Cosa li accomuna?
«Hanno una tenacia e una determinazione che ho riscontrato in pochi altri allenatori».
Nella sua nuova vita da tecnico, cosa ha rubato a Mazzarri?
«Le sue brillanti idee tattiche, la sua incredibile preparazione alle partite. Mazzarri vive solo di calcio, non dorme la notte per preparare le partite e non dorme la notte successiva per pensare a quello che non ha funzionato. Pure se ha vinto per 4-0. Mi piacerebbe essere come lui, con una piccolissima differenza: vorrei dormire qualche notte di più»».
E di Reja cosa le piace di più?
«Nessuno gestisce il gruppo come lui alternando sagacemente bastone e carota. Ma sa distribuirli in maniera fantastica».
Troppi complimenti. Dica una cosa che potrebbe farli arrabbiare.
«Impossibile, Reja e Mazzarri sono due tecnici preparati, due esempi professionali da imitare. Altrimenti non sarei rimasto così tanto tempo nel Napoli».

Fonte: Il Mattino

La Redazione

P.S.

 

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