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Un giorno potremmo dire “Ho visto Kvaratskhelia”

Fisico da peso medio, dribblatore che determina folate emotive: un giorno potremmo dire ho visto Kvaratskhelia

Ci sono i giocatori-epoca, quelli che entrano nella memoria e diventano archetipi di riferimento. Diego è fuori da questa categoria perché è stato così maestoso che sembra quasi sia il pallone a dover inseguire lui e non viceversa. Il gioco dei paragoni ormai per Kvara è aperto, da Kakà a Meroni, da Best a Lentini, calciatori che hanno donato emozioni e giocate così speciali da andare oltre il loro tempo. Kvaratskhelia è destinato ad entrare in questa èlite, l’ha trasmesso dal ritiro di Castel di Sangro, si è confermato di partita in partita. Il gol di sabato è la sentenza in giudicato, quella che non si può proprio toccare: a Napoli c’è un giocatore destinato a rientrare tra i top players di caratura mondiale.

Indossa la maglia azzurra e regala magie ad ogni partita. Ha realizzato doppi tunnel, una giocata che nella memoria collettiva non rientrava da tempo, ha avuto la sfrontatezza d’affrontare Alexander Arnold del Liverpool sia all’andata che al ritorno come se fosse l’ultimo arrivato, è a quota tredici gol, dodici assist e tre rigori procurati. Al Napoli in ventotto presenze è già andato oltre ciò che ha fatto al Rubin Kazan: 9 gol in 73 partite. Erano gli anni in cui il Napoli si era già innamorato, Giuntoli e il reparto scouting azzurro aspettavano solo il momento giusto per sferrare l’assalto. Kvara era un gioiello, il suo nome girava tra gli addetti ai lavori ma nessuno eccetto il Napoli ha creduto potesse avere quest’impatto in uno dei principali campionati europei e in Champions League. Il Napoli ha avuto la forza di credere che quel gioiello potesse affermarsi partendo da alcune tracce come quei 300 dribbling realizzati nel corso di una stagione al Rubin Kazan.

Kvaratskhelia come Salah, ha incontrato Spalletti al momento giusto

Lo sviluppo della sua capacità realizzativa racconta quanto il lavoro di Spalletti abbia fatto venir fuori un talento che ancora non aveva palesato a questi livelli, con la continuità che sta esprimendo. Il talento individuale è impressionante ma è la proposta di gioco collettiva ad azionarlo costantemente, tirarlo in causa, costruire connessioni immaginifiche come quella con Osimhen che aprono la “scatola” del suo genio. La storia di Kvaratskhelia ricorda un po’ quella di Salah che ha sviluppato l’abitudine al gol alla Roma, quando ha incontrato Spalletti.

Un giorno potremmo dire ho visto Kvaratskhelia, l’hanno capito i bambini di Napoli che indossano le sue maglie, a Fuorigrotta sabato ne erano tantissimi. Siamo davanti ad un genio che va fuori ogni categoria di riferimento, mescola forza fisica e qualità tecniche. Ha il fisico di un peso medio della boxe, non è il classico brevilineo che salta gli avversari come i birilli ma ha potenza, quando sterza sembra che sposti il vento, determina delle folate emotive.

A volte è quasi innaturale come sul gol contro l’Atalanta, non s’accontenta quando ha il pallone sul sinistro, si lancia in un altro cambio di direzione e poi sfodera un destro che racconta la sua personalità. Non è un giocatore irriverente, anzi nel suo estro è abbastanza concreto, decide di prendersi pochi sfizi, anche l’acuto di classe è funzionale al gioco, all’attacco alla porta avversaria come racconta il colpo di tacco per Di Lorenzo a Francoforte.

È un figlio del calcio moderno con il fascino vintage

Sta pienamente dentro i meccanismi del calcio contemporaneo, anzi è dentro la rinascita dell’uno contro uno che ha preso corpo a livello internazionale ma ha anche quel fascino un po’ vintage che lo rende speciale. Nel mondo del pallone dove basta poco per sentirsi individui estranei al contesto, lui cresce ancora perché diventa sempre di più appartenente alla squadra. Aumenta il suo contributo alla fase di non possesso, come paradossalmente dimostra l’azione del gol di Vecino, unisce le sue scorribande al palleggio a sinistra che soprattutto quando ci sono Zielinski e Mario Rui riporta alla memoria i triangoli di cui forse ancora parla il terreno di Fuorigrotta.

Il dibattito sulla 10 è stucchevole, quel numero nell’immaginario mondiale sulla maglia azzurra è di Maradona, sarebbe forzato attribuirlo ad altri.

Ciò non toglie che Kvaratskhelia possa diventare un giocatore epoca facendo innamorare bambini, tifosi del Napoli e appassionati in generale. Un giorno potremmo dire ho visto Kvaratskhelia e non è assolutamente poco.

Ciro Troise

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I Am Naples Testata Giornalistica - aut. Tribunale di Napoli n. 33 del 30/03/2011 Editore: Francesco Cortese - Andrea Bozzo Direttore responsabile: Ciro Troise © 2021 IamNaples
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